Come riporta il sito di esctime in un interesantissimo articolo, un argomento interessante da toccare nel caso “RAI Vs ESC” è sicuramente quello dei ripetuti e ormai palesi tentativi della Rai di non vincere l’Eurovision Song Contest: organizzare tale evento significa sborsare, in media, almeno 20 milioni di euro. Una spesa che le casse Rai, in rosso, non sono in grado di sopportare a cuor leggero.
Inoltre, tale cifra non giustifica l’audience che tale evento ha in Italia: l’edizione del 1991, organizzata appunto a Roma dalla Radiotelevisione Italiana, non ha riportato più di 6 milioni e 500 mila spettatori, contrariamente a quanto accade nel resto dell’Europa, dove in ogni paese l’ESC è l’evento che raccoglie più ascoltatori. I due casi principali di boicottaggio sono stati nel 1993 e nel 1997 (forse è proprio questo il caso più esilarante).
Per l’edizione 1993 fu avanzato qualche sospetto nei confronti dell’emittente pubblica, accusata di aver ostacolato Enrico Ruggeri per non vincere la manifestazione, onde evitare di dover ospitare l’edizione 1994; a rivelare tutto fu lo stesso Ruggeri, nel libro Piccoli mostri, nel quale dedica un capitolo alla vicenda; nel 2001, poi, il conduttore di quell’edizione, Ettore Andenna, chiamato a commentare queste dichiarazioni in un’intervista, afferma che: “Non si possono definire con certezza queste voci che diventano delle leggende metropolitantelevisive, di certo c’è sempre stata una sorta di terrore da parte di televisioni di “alto rango” di vincere l’ESC perché questo avrebbe comportato il doverlo organizzare l’anno successivo e non c’era volontà di investire una discreta quantità di quattrini con la paura di un’audience non all’altezza. Sono cose che sanno tutti, ma guai a dirle, non ho mai capito perché. Forse è per questo che mi hanno buttato fuori dai giri di valzer”.
Dopo qualche ricerca in internet e tra le varie testate giornalistiche, vi proponiamo questo articolo de “il Gazzettino”, che dà una panoramica generale sul caso “Jalisse 1997″ e che soprattutto conferma i complotti Rai: una telefonata da Roma e la vittoria non è più nelle mani italiane.
Siamo stati emarginati per 13 anni ma finalmente adesso salta fuori la verità, dicono i Jalisse. Fabio Ricci e Alessandra Drusian, cioè i Jalisse, dalla Oderzo dove vivono da anni con i loro due bambini, hanno tirato un lungo respiro dopo aver letto quello che Gigi Vesigna, direttore storico di “Tv Sorrisi e Canzoni” ha scritto di loro nel suo libro “Vox Populi“, sui retroscena di 60 anni di Festival di Sanremo e sugli “strani giochi” che accompagnarono la loro vittoria nel 1997 e la strana sconfitta all’ESC, seguita da quello che secondo loro fu un vero e proprio ostracismo durato fino a oggi. Fiumi di parole, fiumi di rabbia. “Hanno minato la nostra credibilità artistica e umana – commenta Fabio Ricci – e solo Fiorello ha avuto finora il coraggio di chiederci scusa. Per fortuna sono arrivati Vesigna e Antonio Ricci ora a svelare gli intrighi che giravano attorno al nostro mondo“. Ricci ricorda che il duo romanoveneto fu l’unica produzione indipendente ad arrivare alla vittoria al Festival, una scommessa di Carmen Di Domenico, all’epoca loro produttrice e moglie di Sergio Bardotti. Vinsero ma furono accusati di avere “goduto” della protezione di Bardotti, coinvolto nell’organizzazione della manifestazione. E poi ci fu il caso Eurofestival, dove parteciparono e rischiarono di vincere “ma fummo silurati perchè la Rai non ne voleva sapere di organizzare la manifestazione in Italia, come sarebbe toccato se avessimo vinto“. E racconta di una telefonata in Rai per comunicare che il gruppo stava vincendo e il gelo dall’altra parte. Poi in serata una telefonata da Roma che tranquillizzava sul fatto che la vittoria non ci sarebe stata. “Tornati dall’ESC fummo ‘cancellati’. Dovevamo fare il Festivalbar, tornare a Sanremo con un brano di Morra e Fabrizio. Niente. Ci hanno messo contro tutti, hanno cominciato a dire ad altri cantanti “farete la fine dei Jalisse”, a raccontare che siamo spariti, che non facciamo più niente. Per anni abbiamo presentato pezzi al Festival, musiche di Bacalov, di Rita Levi Montalcini, quest’anno insieme a Santino Spinelli, ambasciatore musicale dei Rom nel mondo. Niente. E allora abbiamo capito che non è il pezzo, è noi che non vogliono. Ma in futuro se ci vogliono a Sanremo ci devono invitare con le scuse, anche se nessuno ci ridà quello che ci è stato tolto“.
Ettore Andenna, commentatore dell’ESC per tale anno, afferma: “Un’ora prima dell’inizio della manifestazione, chiesi di parlare con il capostruttura e gli dissi : “Mario (Maffucci, n.d.a.) qui i bookmakers ci danno vincenti o nella peggiore delle ipotesi secondi”. Ripenso con un sorriso al gelo dall’altra parte ed alla richiesta di conferma se stessi scherzando o meno. E quando confermai che perfino io avevo scommesso, il collegamento venne velocemente interrotto e mai più ripreso fino alla mezzanotte quando mi dissero che la trasmissione stava venendo bene, che avevo buttato venti sterline, che anche i bookmakers possono sbagliare e bla bla bla. Mi è sempre rimasto il dubbio se standomene zitto e non facendomi trascinare dall’italico entusiasmo non avrei fatto un favorone ai Jalisse”.
Insomma, è uno scempio. La Rai si distingue sempre. Basterebbe una adeguata promozione del programma, generando interesse per il pubblico verso tale evento. Basterebbe mandare alcuni promo dell’evento ogni tanto, farne una adeguata pubblicità nei programmi di maggior rilievo e di maggior ascolto e continuare a partecipare di anno in anno: e tutto verrebbe da sè.
(Tratto da: esctime)
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