ESC 2019 – Italia: Mahmood all’Eurovision Song Contest, 2° posto

Duncan Laurence

Archiviata anche l’edizione numero 64 dell’Eurovision Song Constest con la vittoria di Duncan Laurence. Mahmood secondo, l’edizione 2020 sarà nei Paesi Bassi.

Finale dell’Eurovision Song Contest 2019 dall’EXPO Tel Aviv. Edizione numero 64 e a vincere è stato Duncan Laurence dei Paesi Bassi, Mahmood porta a casa il miglior risultato degli ultimi anni con un onorevolissimo secondo posto.

La serata è stata impreziosita dall’ospitata di Madonna che, con una coreografia spettacolare, ha cantato prima “Like a prayer”, quindi “Future” il nuovo singolo in duetto con Quavo.

Ieri sera hanno votato tutti e 41 i paesi, classificati e non, per la Finale. La somma delle classifiche dei 41 Paesi è stata stabilita attraverso il televoto e una giuria composta da cinque esperti per ogni paese.

Qui la scaletta delle esibizioni dei 26 paesi finalisti:

  1. Malta: Michela con ‘Chameleon’, 95 punti – 16° 
  2. Albania: Jonida Maliqi con ‘Ktheju tokës’, 90 punti – 18° 
  3. Repubblica Ceca: Lake Malawi con ‘Friend of a Friend’, 157 punti – 11°  
  4. Germania: S!sters con ‘Sister’, 32 punti – 24° 
  5. Russia: Sergey Lazarev con ‘Scream’, 369 punti – 3°  
  6. Danimarca: Leonora con ‘Love is Forever’, 120 punti – 12°  
  7. San Marino: Serhat con ‘Say Na Na Na’, 81 punti – 20°  
  8. Macedonia Nord: Tamara Todevska con ‘Proud’, 295 punti – 8° 
  9. Svezia: John Lundvik con ‘Too Late for Love’, 332 punti – 6° 
  10. Slovenia: Zala Kralj & Gašper Šantl con ‘Sebi’, 105 punti – 13° 
  11. Cipro: Tamta con ‘Replay’, 101 punti – 15° 
  12. Paesi Bassi: Duncan Laurence con ‘Arcade’, 492 punti – 1° 
  13. Grecia: Katerine Duska con ‘Better Love’, 71 punti – 21° 
  14. Israele: Kobi Marimi con ‘Home’, 47 punti – 23° 
  15. Norvegia: KEiiNO con ‘Spirit in the Sky’, 338 punti – 5° 
  16. Regno Unito: Micheal Rice con ‘Bigger Than Us’, 16 punti – 26° 
  17. Islanda: Hatari con ‘Hatrið mun sigra’, 234 punti – 10° 
  18. Estonia: Victor Crone con ‘Storm’, 86 punti – 19° 
  19. Bielorussia: ZENA con ‘Like It’, 31 punti – 25° 
  20. Azerbaijian: Chingiz con ‘Truth’, 297 punti – 7° 
  21. Francia: Bilal Hassani con ‘Roi’, 105 punti – 14°  
  22. Italia: Mahmood con ‘Soldi’, 465 punti – 2° 
  23. Serbia: Nevena Božović con ‘Kruna’, 92 punti – 17° 
  24. Svizzera: Luca Hänni con ‘She got Me’, 360 punti – 4° 
  25. Australia: Kate Miller-Heidke con ‘Zero Gravity’, 285 punti – 9° 
  26. Spagna: Miki con ‘La Venda’, 60 punti – 22° 

I Voti delle giurie per l’Italia (212): Ecco come le giurie degli altri paesi ci hanno votato ieri sera (ricordiamo che i punti assegnati vanno da 1 a 12. L’Italia li ha dati alla Danimarca). 

12 Belgio, San Marino, Germania, Croazia, Malta, Macedonia del Nord; 10 Serbia, Israele; 8 Francia, Cipro, Svezia, Slovenia, Repubblica Ceca, Armenia7 Austria, Grecia, Ungheria;  Portogallo, Paesi Bassi; 5 Azerbaigian, Albania, Svizzera, Finlandia; 4 Spagna3 Islanda, Lituania, Norvegia; 2 Lettonia, Montenegro; 1 Danimarca, Irlanda

I Voti del Televoto: Ecco come sono andati i punti del televoto:

12 Spagna, Croazia, Svizzera, Malta; 10 Francia, Lituania, Paesi Bassi, Austria, Grecia; 8 Israele, San Marino, Belgio, Cipro, Slovenia, Albania, Romania; 7 Armenia, Polonia, Portogallo, Norvegia, Serbia;  Islanda, Azerbaigian, Germania; 5 Australia, Moldavia, Montenegro; 4 Irlanda, Ungheria, Svezia; 3 Danimarca, Finlandia, Macedonia del Nord, Bielorussia, Lettonia; 2 Repubblica Ceca; 1 Russia, Georgia

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Questi i piazzamenti dell’Italia all’Eurovision Song Contest dal 2011, anno che ha segnato il nostro ritorno in gara come Paese membro dei Big Five (Paesi che accedono di diritto alla finalissima del sabato):

  • 2011 – Raphael Gualazzi – Follia d’amore (Madness of Love) 2º
  • 2012 – Nina Zilli – L’amore è femmina (Out of love) 9°
  • 2013 – Marco Mengoni – L’essenziale 7°
  • 2014 – Emma – La mia città 21°
  • 2015 – Il Volo – Grande Amore 3°
  • 2016 – Francesca Michielin – Nessun grado di separazione 16°
  • 2017 – Francesco Gabbani – Occidentali’s karma 6°
  • 2018 – Ermal Meta e Fabrizio Moro – Non mi avete fatto niente 5°
  • 2019 – Mahmood – Soldi 2°

Le cinque vittorie dei Paesi Bassi: Duncan Laurence e la sua emozionante Arcade hanno riportato nei Paesi Bassi una vittoria che mancava da quarantaquattro anni.

I Paesi Bassi hanno partecipato ben sessanta volte all’Eurovision Song Contest, debuttando proprio nella prima edizione di Lugano nel 1956 e hanno vinto ben quattro volte la kermesse. La vittoria di Duncan Laurence si somma infatti a quella di Corry Brokken del 1957, di Teddy Scholten del 1959, di Lenny Kuhr nel 1969 (una delle quattro vincenti a pari punteggio a Madrid quell’anno) e all’ultima dei Teach-In del 1975.

La Finale dell’Eurovision Song Contest si è svolta nei Paesi Bassi ben quattro volte (1958, 1970, 1976, 1980) ma, purtroppo, la qualificazione per la Grand Final è mancata dal 2005 al 2012. Loro la scelta di mettere in campo artisti di un certo livello e di fama internazionale. I Paesi Bassi tornano in Finale nel 2013 con Anouk e raggiungono il loro migliore risultato, prima della vittoria di Tel Aviv, nel 2014a Copenhagen, grazie a Ilse Delange e al suo “progetto” The Common Linnets e la splendida Calm After the Storm.

Corry Brokken fu la prima vincitrice olandese dell’Eurovision Song Contest nella sua seconda edizione di Francoforte (allora nella Germania dell’Ovest). Fu una delle più famose cantanti del suo paese negli anni cinquanta e sessanta, e partecipò già alla prima edizione dell’ESC. Net als toen (Proprio come prima), la sua canzone vincitrice, è una classica chanson, dove la cantante si rivolge a suo marito e gli chiede se ricorda i loro primi momenti come coppia. Net als toen vince con trentuno punti, distanziando di molto la seconda classificata, la francese Paule Desjardins con La belle amour (per la cronaca, in quella edizione l’Italia fu rappresentata da Nunzio Gallo e Corde della mia chitarra che arrivò sesto su dieci partecipanti). Di Net als toen furono registrate una versione in francese (Tout comme avant) e in tedesco (Damals war alles so schön). Corry Brokken presentò la Finale dell’Eurovision Song Contest nel 1976 al Nederlands Congres Centrum de L’Aja e nel 1997 ha annunciato i risultati olandesi nell’edizione di Dublino. Si era ritirata dalla scena musicale proprio negli anni settanta, per diventare un avvocato e successivamente un giudice nella città olandese di Den Bosch. Aveva comunque partecipato a eventi sull’ESC. È venuta a mancare nel 2016 all’età di 83 anni.

Teddy Scholten fu la seconda vincitrice dei Paesi Bassi, due anni dopo, nel 1959. Fu una delle prime cantanti olandesi ad esibirsi negli Stati Uniti, per invito specifico della Coca-Cola Company. Al Palais des Festivals di Cannes in Francia, Teddy Scholten vinse con Een beetje (Un po’). Si tratta della prima up-tempo entry dell’Eurovision Song Contest, più “leggera” delle precedenti vincitrici, orecchiabile ma un po’ disimpegnata, dove una giovane donna risponde alle richieste di verità e fedeltà del loro amore con “un po’”. Della canzone furono realizzate differenti versioni: in inglese, in francese, in tedesco e anche in Italiano (Un poco appunto). All’edizione di Cannes partecipò per l’Italia Domenico Modugno con Piove (Ciao ciao bambina) che arrivò sesto. La cantante realizzò diversi album nella sua carriera, anche con il marito Henk Scholten, molti di questi contenevano canzoni per bambini. Volto notissimo della TV olandese, presentò il National Song Festival nel 1965 e nel 1966. È venuta a mancare nel 2010 all’età di 83 anni.

Lenny Kuhr iniziò la sua carriera nei Paesi Bassi all’età di 17 anni, seguendo la tradizione della chanson française. Per un periodo della sua carriera fu più famosa in Francia che in terra natia, ma ha vissuto anche in Israele. Il suo più grande successo nei Paesi Bassi è del 1980 (Visite). Al Teatro Real di Madrid in Spagna si classificò prima nel 1969 insieme ai rappresentanti di Francia, Spagna e Regno Unito. Ci furono infatti ben quattro vincitori in quella edizione. De troubadour (Il cantastorie), la sua canzone vincitrice, era una ballad sofisticata, con chiari elementi folk. Una storia ambientata nel Medioevo, sull’impatto della musica di un “trovatore” nelle varie corti in cui egli si esibisce. Anche questa canzone fu registrata in varie lingue: inglesefranceseitalianospagnolo e tedesco. Nel 1982 la Kuhr presentò la finale olandese per l’Eurovision Song Contest.

I Teach-In vinsero per i Paesi Bassi nel 1975 a Stoccolma. Gruppo fondato nel 1969, ebbe diversi successi nella Top 15 olandese nel 1974, prima di approdare alla kermesse. Il loro più grande successo prima della vittoria eurovisiva fu In The Summernight. Guidato da Getty Kaspers, cantante nata in Austria, ha conosciuto differenti formazioni tra musicisti e coristi. I Teach-In vinsero con Ding-a-dong (nella versione originale in olandese il titolo era Ding dinge dong). Un titolo stravagante, privo di senso, come altri titoli di canzoni vincitrici del Contest (pensiamo anche, ad esempio, a La-La-La del 1968 o a Boom-bang-a-bang del 1969). Si esibirono per primi allo Stockholm International Fairs di Stoccolma, e furono i primi a vincere con il sistema di punteggi attribuiti da 1 a 12; i primi, praticamente, a vincere con gli ormai famosissimi “12 points”. Un piacevole up-tempo, un vero e proprio inno alla positività e alla ricerca dello stare bene. Dopo altri successi in patria, il gruppo si è definitivamente sciolto nel 1980.

Il vincitore del Festival di Sanremo è tutto tranne che scaramantico, però la verità è che durante l’esibizione eseguita alle prove del 15 maggio e messa in onda nella seconda semifinale del 16 maggio, il pubblico e gli addetti ai lavori delle varie delegazioni hanno reagito con un entusiasmo che promette bene.

Molti conoscono il brano a memoria pur essendo il brano in italiano.

Non c’è pressione che possa scalfire Alessandro, che in questi giorni sta vivendo la preparazione all’esibizione più importante, quella di sabato 18 maggio, con grande serenità. In un video in onda su Rai4 abbiamo visto un pezzo della sua esibizione. Ecco cosa farà di preciso e con chi.

“Volevo già portare al Festival un’esibizione arricchita” ha detto a Sorrisi “poi però abbiamo pensato all’orchestra che con il battito di mani ha dato grande valore a tutto. Qui ci sono con me tre ballerini”. I loro nomi sono Giacomo Cacciapaglia, Giammarco Capogna e Gianluca Lanzillotta, nomi già piuttosto noti in ambiente televisivo e eurovisivo. La coreografia è realizzata e curata da Thomas Signorelli.

La coreografia non è per nulla convenzionale e oltrepassa i canoni della “tv dance” (se così si può definire) alla quale siamo abituati. In tutto questo ballerà anche Mahmood con alcuni accenni di danza. Sul canto ci sono alcune precisazioni da fare: sembra che Mahmood abbia intenzione di personalizzare la performance rendendola meno rigida nelle parti vocali rispetto a quanto fatto a Sanremo, rendendola più simile a ciò che abbiamo visto nelle sue ospitate in tv dopo la vittoria o live nei concerti.

Indosserà, almeno da quanto ci è parso finora, lo stesso tipo di abbigliamento scelto per il Festival di Sanremo. La sua distintiva camicia a maniche corte, scarpe di grandi dimennsioni oversize e pantalone scuro con catena. Il brano, che viene parzialmente tradotto in grafica sullo schermo posteriore, finisce con “Money can’t buy your love”.

“Ci tenevo davvero che pur cantando in italiano il messaggio fosse chiaro e privo di contraddizioni” spiega sempre a Sorrisi “quella che racconto non è una storia triste o da vedere come drammatica, ma una storia comune a tantissime persone: i soldi non possono comprare il tuo amore”. 

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