Sanremo 2021: Ecco le prime impressioni dei giornalisti alle prove

Oggi pomeriggio dalle 14:30 si sono svolte le prove, dove i giornalisti hanno potuto seguire solo attraverso un mega schermo e non in presenza (decisione presa all’ultimo per valorizzare il prodotto televisivo, secondo quanto spiegato dalla RAI), permettono di capire meglio la costruzione sonora dei brani, grazie all’apporto dell’orchestra, e come gli artisti li porteranno sul palco dal punto di vista interpretativo e coreografico.

Non mancano, come ogni anno, le sorprese: la messa in scena, con gli arrangiamenti orchestrali, può valorizzare brani inaspettati o frenare canzoni che al primo ascolto sono apparse di un’altra pasta.

In questa giornata di prove live dei 13 Campioni di domani sono spiccati Malika Ayane, La Rappresentante Di Lista, Arisa, Madame, Extraliscio, i Måneskin e Gaia. I grandi ritardi nella scaletta non hanno permesso a Willie Peyote e Random di esibirsi, le loro prove sono state spostate a domani, mentre Lo Stato Sociale è stato “oscurato” mentre era sul palco dell’Ariston, hanno in mente qualche cosa? Nel 2018 “Una vita in vacanza” non venne svelata ai giornalisti durante le prove.

Aiello – “Ora” (Antonio Aiello – Antonio Aiello). Aiello porta la sua canzone sul palco con una buona interpretazione: si muove molto, evoca frammenti del pezzo giocando con lo sguardo e con le mani. Fa il piacione. La parte finale, in cui la voce sale, tecnicamente non è semplice ed è uno dei punti più delicati. Qui l’emozione può giocare brutti scherzi.

Annalisa – “Dieci” (Annalisa Scarrone, Davide Simonetta, Paolo Antonacci, Jacopo Matteo, Luca D’Amico – Annalisa Scarrone, Davide Simonetta, Paolo Antonacci, Jacopo Matteo, Luca D’Amico). È un Annalisa concentrata, solare e sicura quella che si presenta per la sessione delle prove. Il brano dal vivo conferma alcune parti quasi rappate con gli archi che, calibrati, inspessiscono tutta la struttura del pezzo. La voce della cantante savonese si muove come un’onda fra alti e bassi.

Arisa – “Potevi Fare di Più” (Luigi D’Alessio (Gigi D’Alessio) – Luigi D’Alessio (Gigi D’Alessio)). Il suono della chitarra fa da apriporta alla canzone, dall’inizio alla fine ben valorizzata dall’orchestra. Il brano è sofferto, intenso, Arisa lo sente sulla pelle: chiude gli occhi e la sua voce fa il resto. Alla fine gli orchestrali applaudono in modo fragoroso.

Orietta Berti – “Quando ti sei innamorato” (Francesco Boccia, Ciro Esposito, Marco Rettani – Francesco Boccia, Ciro Esposito). Uno di quei brani d’altri tempi in cui l’orchestra può esprimersi al massimo. È il pezzo “tradizionale” del Festival. Gli orchestrali, finite le prove, tributano un applauso deciso alla cantante che, a 77 anni, si rimette in gioco. “Per cantare bene si deve parlare poco”: con questa chicca lascia il palco.

Bugo – “E Invece Sì” (Cristian Bugatti, Andrea Bonomo – Cristian Bugatti, Andrea Bonomo, Simone Bertolotti). Già dalla versione studio si intuiva che l’orchestra avrebbe regalato vivacità e ampiezza al pezzo, soprattutto grazie ai fiati, frizzanti. La canzone, ironica e leggera, con la voce di Bugo ben allineata alla musica, si chiude con il suono dolce della chitarra acustica.

Colapesce e Dimartino – “Musica Leggerissima” (Lorenzo Urciullo (Colapesce), Antonino Di Martino (Dimartino) – Lorenzo Urciullo (Colapesce), Antonino Di Martino (Dimartino)). Prima la chitarra acustica e poi quella elettrica, gli sguardi dei due artisti si intrecciano. “Musica leggerissima” è piena di ritmo ed evoca atmosfere vintage, le voci dei due cantautori siciliani sono delicate, ma la canzone, in questa prima messa in scena, non sembra avere la stessa forza ed energia trasmesse durante il primo ascolto. Sul palco, a mettere un po’ di sale, anche una pattinatrice.

Coma_Cose – “Fiamme Negli Occhi” (Fausto Zanardelli, Francesca Mesiano – Fausto Zanardelli, Fabio Dalè, Carlo Frigerio). L’ossatura del brano è rappresentata dalla coppia chitarra-batteria. La sintonia fra Fausto e Francesca è magica: si guardano con intensità, fanno abbracciare le voci. Il brano mantiene un’energia costante, non ha picchi sonori o vocali e questo, su un palco come quello di Sanremo, si nota subito. Mosche bianche.

Extraliscio feat Davide Toffolo – “Bianca Luce Nera” (Pacifico, Mirco Mariani – Mirco Mariani). Distorsioni, clarinetto, sax, theremin, archi e chi più ne ha più ne metta. Immancabile la coppia di ballerini. Un brano ricco e musicalmente interessante, capace di trasformare l’Ariston in una balera. Un pezzo diverso, da festival folk. La voce di Toffolo, ovviamente mascherato, si potrebbe riconoscere fra un milione.

Fasma – “Parlami” (Tiberio Fazioli (Fasma) – Luigi Zammarano). Un brano rap-rock costruito con tastiere, chitarra, batteria e incursioni di violini. La chiave della messa in scena è l’equilibrio fra  suono e cantato.

Fulminacci – “Santa Marinella” (Filippo Uttinacci (Fulminacci) – Filippo Uttinacci (Fulminacci)). Chitarra imbracciata, un ritornello dolce-amaro, Fulminacci che si muove libero nella sua zona di comfort. La canzone non ha picchi emotivi o musicali, ma un’intensità costante e una poetica della semplicità non comune.

Ghemon – “Momento Perfetto” (Giovanni Luca Picariello (Ghemon) – Simone Priviter, Giuseppe Seccia, Daniele Raciti). Fiati, pianoforte, voci gospel, chitarre. Ghemon è avvolto dai suoni, danza con la voce sulla musica diretta da Rodrigo D’Erasmo e restituisce un’interpretazione piena. Il brano ha una costruzione sonora ampia, regala respiro e spazio di manovra ai musicisti coinvolti.

Gaia – “Cuore Amaro” (Gaia Gozzi, Jacopo Ettorre – Giorgio Spedicato, Daniele Dezi). Ritmo caldo e latino che, con l’orchestra, rispetto alla versione studio, non ha un’elettronica scalpitante, ma un ritmo più sincero, sempre capace di contaminarsi anche con un sound orientale. L’orchestra lo recepisce con equilibrio mentre Gaia lo rende vivo anche con coreografie e movimenti che mostrano tutta la sua personalità.

Gio Evan – “Arnica” (Giovanni Giancaspro (Gio Evan) – Giovanni Giancaspro (Gio Evan), France­sco Catitti). Un brano pop lineare, molto teatralizzato dai movimenti del cantante che sul palco si sente a casa. Un insieme di fotografie di vita e di sentimenti. Nessun guizzo particolare.

Irama – “La Genesi Del Tuo Colore” (Filippo Maria Fanti (Irama) – Filippo Maria Fanti, Dardust, Giulio Nenna). L’elettronica che regge la struttura del pezzo si fonde con l’orchestra, soprattutto con i violini. La canzone ha tanti strati sonori, non è semplice al primo ascolto, ma ha buon ritmo. La voce di Irama, che in certi momenti diventa volutamente metallica, si sposa bene con la scenografia che avvolge l’Ariston.

La Rappresentante Di Lista – “Amare” (Veronica Lucchesi, Dario Mangiaracina – Veronica Lucchesi, Dario Mangiaracina, Durdust, Roberto Cammarata). Percussioni elettroniche, tastiere, chitarra acustica, archi, una voce straripante per un brano costruito in modo avvolgente e convincente. Veronica Lucchesi emoziona e si emoziona. Il duo, per chi non lo conosce, sarà una piacevole sorpresa.

Måneskin – “Zitti e Buoni” (Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi, Ethan Torchio – Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi, Ethan Torchio).Il palco dell’Ariston cambia pelle. Batteria, basso e chitarra conquistano lo spazio centrale dello stage. Il pezzo si conferma una scarica rock alla Rage Against The Machine in cui si interseca l’orchestra con il comparto archi. Nella parte finale orchestrali e band si fondono con più fermezza. La messa in scena di Damiano è carnale, sudata.

Max Gazzè e La Trifluoperazina – “Il Farmacista” (Francesco Gazzè, Massimiliano Gazzè – Massimiliano Gazzè, Francesco De Benedittis). Fra un’orchestra vera e una band in cartonato, il folletto Gazzé porta in scena una canzone dai suoni favolistici. Anche in questo caso c’è tanto spazio per l’intervento dei musicisti che creano il giusto tappeto sonoro su cui scorre il riconoscibile timbro vocale dell’artista romano, sospeso fra realtà e fantasia.

Francesca Michielin e Fedez – “Chiamami Per Nome” (Federico Lucia, Francesca Michielin, Jacopo Matteo Luca D’Amico, Davide Simonetta, Alessandro Raina, Alessandro Mahmoud – Davide Simonetta, Alessandro Raina, Alessandro Mahmoud). Una Michielin d’attacco, subito protagonista sin dalle prove, grazie a una voce intensa e ben calibrata per il brano proposto. Fedez si prende la scena con una piccola incursione rap, ma per il resto del tempo rimane vocalmente, con finezza, un passo indietro rispetto alla cantautrice veneta.

Madame – “Voce” (Francesca Calearo (Madame) – Francesca Calearo (Madame) Dardust, Enrico Botta). “Voce” si conferma un pezzo non immediato, ricco di sfumature e cambi di tonalità. È un brano urban che cresce come un geyser: Madame  la interpreta e teatralizza con maturità. Come da copione non è uno di quei brani che cambia volto grazie all’orchestra.

Malika Ayane – “Ti Piaci Così” (Malika Ayane, Pacifico – Malika Ayane, Alessandra Flora, Rocco Rampino). Elegante, ammagliante e sensuale. Una Malika Ayane in grande forma presenta una versione alla Matia Bazar di un brano dal ritmo incalzante e allo stesso tempo elegante. Presenza scenica da vendere e un feeling con l’orchestra senza alcuna sbavatura.

Ermal Meta – “Un Milione di Cose da Dirti” (Ermal Meta – Ermal Meta, Roberto Cardelli). Il pianoforte prende per mano l’orchestra che piano piano si inserisce nel tessuto della canzone. È un pezzo classico, una ballata in cui Meta inserisce il suo timbro vocale con convinzione, ma senza mai esagerare. Lineare e semplice.

Noemi – “Glicine” (Tattroli, Ginevra Lubrano – Dario Faini, Ginevra Lubrano, Francesco Fugazza). “Ricordo ancora quella sera, guardavamo le code delle navi dalla spiaggia sparire, vedi che sono qui che tremo. Parla, parla parla con me”. La voce di Noemi sale e sale ancora, accompagnata da suoni decisi. L’arrangiamento sembra funzionare, valorizzando il timbro grintoso della cantante romana.

Francesco Renga – “Quando Trovo Te” (Francesco Renga, Roberto Casalino, Dario Faini – Francesco Renga, Roberto Casalino, Dario Faini). Le prove non svelano grandi novità. La voce di Renga cambia più volte tonalità cavalcando una produzione un po’ più ardita rispetto ad altre già presentate sul palco dell’Ariston. La ricerca di virtuosismi vocali, in certi frangenti, appare un po’ forzata ed eccessiva.

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