FESTIVAL DI SANREMO

Il Festival della Canzone Italiana di Sanremo, comunemente noto come Festival di Sanremo, è una manifestazione canora che ha luogo ogni anno a Sanremo, in Italia, a partire dal 1951.

“Signore e Signori, benvenuti al Casinò di Sanremo per un’eccezionale serata organizzata dalla Rai, una serata della canzone con l’orchestra di Cinico Angelini”. Con queste parole il 29 gennaio 1951 si apre il primo festival della canzone italiana a Sanremo, condotto da Nunzio Filogamo. Di questa prima edizione non si conserva quasi traccia sui quotidiani dell’epoca, che al massimo liquidano la notizia con un piccolo trafiletto. I cantanti in gara sono solamente tre, che eseguono tutte le venti canzoni selezionate. La televisione ancora non c’è, a trasmettere l’evento è la radio ed è proprio il pubblico radiofonico a decretarne il successo, con una grande partecipazione di ascolti.

Dall’anno successivo, il 1952, autori ed editori fanno a gara per riuscire ad essere ammessi alla manifestazione. Rispetto alla prima edizione, giungono alla commissione esaminatrice 140 canzoni in più, per un totale di 380 brani. Dal 1955 la Rai trasmette in diretta l’evento. Ha inizio il grande successo di una manifestazione che, con alti e bassi, è arrivata fino ai giorni nostri, scrivendo pagine importanti della storia della musica italiana dal dopoguerra. Ripercorriamo le edizioni trascorse, attraverso trenta immagini d’epoca legate ad altrettante trenta curiosità che hanno caratterizzato il festival più importante della canzone italiana.

Le prime edizioni del Festival erano trasmesse per radio e si svolgevano al Casinò di Sanremo. Dal 1977 il concorso si è spostato al Teatro Ariston diventando un evento televisivo, trasmesso in Eurovisione da Raiuno, il primo canale della tv pubblica italiana.

Il Festival nacque quando l’Amministrazione del Comune di Sanremo, città da sempre meta turistica (nel 1874 vi soggiornarono l’Imperatrice di Russia e la famiglia del Duca d’Aosta), decide subito dopo la conclusione della seconda guerra mondiale un rilancio della città, e in particolare del Casinò Municipale che era stato inaugurato il 29 gennaio 1905, affidando ad Amilcare Rambaldi (esportatore di fiori per professione, ma con una grande passione per la musica) la definizione di un progetto per la realizzazione di nuove iniziative culturali. Rambaldi propone tra le altre cose anche un Festival di Canzoni, ma l’idea viene subito accantonata (Anno 1945). 

Sei anni più tardi, grazie anche all’interessamento dall’industriale Pier Busseti, gestore del Casinò di Sanremo, e del nuovo addetto stampa, l’autore radiofonico Angelo Nizza, l’idea finì sulla scrivania del direttore dei programmi radiofonici, il maestro Giulio Razzi.

A Razzi l’idea piacque molto, ed insieme a Busseti, iniziò a svilupparla, definendo il regolamento e prendendo contatto con le Case discografiche dell’epoca. Fino a quando, in quella storica serata del 29 gennaio 1951, Angelini e Filogamo diedero il via al Festival di Sanremo. 

La manifestazione canora italiana più longeva e famosa del panorama musicale italiano nasce nel 1951. 20 canzoni in gara affidate a tre soli interpreti.

Dopo sole quattro edizioni, la manifestazione approda definitivamente in televisione, e ottiene uno straordinario successo fra il pubblico. 

Il Festival di Sanremo, Festival della Canzone Italiana, è una gara canora alla quale partecipano interpreti della musica leggera che propongono canzoni inedite di autori italiani, pena l’esclusione dalla gara. Giurie di esperti e voto popolare decretano il vincitore di ogni edizione.

Oltre a premiare il vincitore della gara canora, il Festival premia, dal 1984, la canzone vincitrice tra le “Nuove Proposte” (o Giovani). Altri premi vengono conferiti ai cantanti in gara di entrambe le categorie, come ad esempio il Premio Mia Martini (il Premio della critica intitolato alla cantante che per prima se lo aggiudicò nel 1982), il Premio Volare (che prende il nome dalla canzone di Domenico Modugno scritta da Franco Migliacci che vinse nel 1958 e che premia il miglior testo) e premi di concorsi collaterali. Durante il Festival di Sanremo vengono assegnati anche alcuni premi “alla carriera” a personaggi del mondo dello spettacolo, in gara o invitati per l’occasione.

La formula del concorso è stata modificata negli anni, ma il Festival solleva puntualmente dibattiti e polemiche che conferiscono alla manifestazione canora risonanza mediatica nazionale e internazionale.

In questi primi anni del Festival si affacciano alla ribalta della gara con le proprie canzoni, voci indimenticabili quali: Claudio Villa, Domenico Modugno, Johnny Dorelli, Renato Rascel e Tony Dallara.

Il decennio successivo è certamente il periodo più florido nella storia del Festival; in un periodo di forte crescita economica, anche il mercato discografico decolla, e la manifestazione sanremese non può che beneficiarne. Calcano in questi anni il palcoscenico del Festival: Adriano Celentano, Little Tony, Milva, Pino Donaggio, Gigliola Cinquetti, Bobby Solo, Iva Zanicchi, Nicola di Bari, Ornella Vanoni, Bruno Lauzi.

Negli anni si sono succeduti presentatori, accompagnati da vallette o spalle. Il record di conduzioni spetta a Pippo Baudo con 13 conduzioni, seguito da Mike Bongiorno, 11, e Nunzio Filogamo che ha presentato la manifestazione per 5 volte. Gabriella Farinon è la conduttrice che detiene il record di conduzioni al femminile (3 edizioni).

Festival della Canzone Italiana di Sanremo
Anni di produzione 1951-1954 (radio)1955-oggi (TV)
Durata 180 – 240 min.
Genere Musicale (Pop, Musica leggera, Rock, Pop Rock,Pop rap)
Presentato da Vari
Rete Rai 1, Rai HD, Rai Radio 1, Rai Radio 2, Eurovisione
Regista Vari

Il 1967 è ricordato per un fatto tragico che turba la rosea atmosfera del Festival: il cantautore Luigi Tenco, a poche ore dall’eliminazione della sua canzone Ciao amore ciao, si suicida nella propria camera d’albergo lasciando un vuoto nel Festival e in tutto il mondo della canzone. Pur attraversando una breve crisi, la manifestazione riesce ad attraversare indenne gli anni ’70.

Il Festival di Sanremo si sposta, proprio in quegli anni dallo storico Salone delle feste del Casinò, al Teatro Ariston, attuale sede della manifestazione.

Dagli anni ’80 fino ai giorni nostri, il Festival ha sempre confermato la propria incontrastata supremazia sulla ribalta del piccolo schermo. Le scenografie, che talvolta hanno trasformato il teatro in una vera e propria discoteca, le diverse conduzioni, le vallette, gli ospiti italiani e stranieri sono stati gli artefici di un Festival che ha saputo negli anni adeguarsi alle mutate esigenze del pubblico.

Sempre campione d’ascolto, la manifestazione canora si afferma definitivamente come lo spettacolo televisivo più premiato e amato dal pubblico. L’evento canoro più famoso d’Italia, possiede una buona fama anche all’estero, viene regolarmente trasmesso da Raiuno in Eurovisione.

Forse nessuno dei suoi ideatori avrebbe creduto che 61 anni dopo, la manifestazione era ancora viva e vegeta. Nonostante le profonde mutazioni della nostra società, il Festival di Sanremo resta lì, inossidabile alle critiche più feroci ed impermeabile a quelle “profezie” che lo danno morto e sepolto. Qui ripercorreremo la sua storia attraverso le finora 61 edizioni, riscopriremo canzoni cancellate dalla nostra memoria e ne ritroveremo altre che hanno fatto da colonna sonora alla nostra vita, nella consapevolezza che nonostante tutto “Sanremo è Sanremo!”. 

Iniziato in sordina nel 1951 in quasi settant’anni si è trasformato in una macchina commerciale perfetta. Tra scandali, polemiche e tanta musica.

Qualcuno nel dopo guerra definì il Festival di Sanremo “la grande evasione”: la colonna sonora di un’Italia canterina che si affacciava alla modernità, con il sole in fronte e la voglia di fischiettare. Dalla prima edizione (1951) ha fatto molta strada, cambiato location, pubblico e soprattutto format. Fino a diventare un prodotto commerciale da migliaia di euro amato, odiato e sempre discusso. Eppure in origine nessuno lo prese davvero sul serio.

Il Festival della Canzone Italiana di Sanremo nasce nel 1951 su iniziativa della RAI e da subito incontra un notevole successo di pubblico, che ascolta alla radio i propri beniamini gareggiare fra loro nel proporre nuove canzoni. Nel 1954 la manifestazione trasloca in televisione, il nuovo mezzo inaugurato poche settimane prima. E la TV lancerà il programma nell’orbita dei più popolari di sempre: inossidabile appuntamento a cui sono affezionate generazioni di italiani e non solo, dal momento che il Festival è seguito da anni in tutto il mondo e per molti rappresenta un’occasione unica per tastare il polso alla canzone e al gusto nazionali. Il meccanismo è quello della gara, che negli anni cambierà più volte, restando tuttavia fedele all’idea di premiare motivi nuovi di zecca scritti appositamente. Il format ispira altri importanti festival, dall’Eurovision Song Contest, che nasce nel 1956 – un anno dopo la diffusione di Sanremo in eurovisione – allo Zecchino d’Oro (oggi Festival Internazionale della Canzone del Bambino) – lanciato nel 1959. La canzone di Sanremo forma un corpo a sé stante nel calderone della canzone italiana non tanto perché presenti caratteristiche poetiche o musicali diverse, quanto per il peso di cui è stata caricata dall’opinione pubblica, specie nelle prime edizioni e ogniqualvolta la competizione ha incrociato motivi d’interesse in grado di travalicare i confini della musica. In oltre sessant’anni Sanremo ha fatto da passerella alle varie anime del mondo canoro italiano, in equilibrio fra tradizione melodica, nuovi generi e sonorità. Ha dato voce anche agli stranieri, che in alcune edizioni – fra il 1964 e il 1969, ad esempio – parteciparono alla gara in coppia con interpreti italiani. Se il Festival è stato il trampolino di lancio per molti artisti (da Modugno a Ramazzotti, dalla Pausini a Bocelli), per altri invece ha rappresentato un’istituzione da cui prendere le distanze, in quanto giudicata un palcoscenico per la canzone mainstream.

La prima edizione si tenne nel Salone delle feste del Casinò Municipale di Sanremo: il pubblico era seduto intorno a tavolini da vecchio café chantant e mentre i cantanti si esibivano, loro cenavano, tra l’andirivieni dei camerieri.

«Il pubblico era scarso, tanto che fu necessario trovare delle persone da sistemare ai tavolini rimasti vuoti nella grande sala», racconta Leonardo Campus nel suo libro Non solo canzonette (Le Monnier): «non tanto per il prezzo – 500 lire non era una cifra impossibile – ma per il fatto che fino a quel momento il pubblico del casinò era abituato a manifestazioni di maggiore livello culturale».

A vincere la gara di allora fu Nilla Pizzi, che stracciò tutti con la canzone Grazie dei fiori. Sarà sempre lei, negli anni successivi, a far cantare gli italiani con Vola colomba, a fare una criptica critica sociale con Papaveri e papere – in cui alcuni videro una satira contro i potenti democristiani – e a inneggiare alla speranza con Una donna prega.

Nel 1953 poi, a due anni dal debutto, qualcosa cambiò: sparirono i tavolini della sala e si decise di far accedere gli ospiti solo se muniti di invito. I bagarini pare ne vendessero sottobanco alcuni all’esorbitante cifra di 10.000 lire (circa 130 euro di oggi). La stampa si interessò seriamente al fenomeno, a cui partecipavano sempre più concorrenti. Il dado era tratto.

Due anni dopo fu la volta infatti della prima diretta televisiva: non andò in onda tutta la trasmissione, ma la Rai si collegò con il Casinò Municipale di Sanremo alle 22:45, in “seconda serata”, al termine del varietà Un due tre di Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello. Il circuito mediatico era attivato. L’opinione pubblica parlava del Festival, si interessava dei suoi cantanti e soprattutto fischiettava le loro canzoni.

Fino a quando Mr Volare (come Oltreoceano ribattezzarono Domenico Modugno) fece LA canzone: dal palco del Festival nel 1958 intonò una delle melodie più celebri della storia della musica italiana Nel blu dipinto di blu (poi nota come “Volare” per via del celebre ritornello). Sembrava un redentore: cantava a braccia aperte e la sua melodia era liberatoria, ottimista, energizzante.

Anni dopo, sembrerà un anticipo del boom economico. La canzone accompagnò infatti la svolta degli Anni ’50, quando il nostro Paese girò pagina, perdendosi “nel blu dipinto di blu” del nuovo benessere. Il Paese cominciò a crescere del 5,8% all’anno, il reddito degli italiani era raddoppiato, i costumi rivoluzionati.

Nel blu dipinto di blu fu un punto di rottura anche musicale: segnò l’inizio di una nuova era per la canzone italiana, influenzata dal rock e dallo swing.

A confermarlo, due anni dopo, fu l’arrivo sul palco di un giovane che si dimenava al grido di 24000 baci e che anagraficamente poteva essere il figlio di Nilla Pizzi. Era Adriano Celentano e portava in scena la modernità: con lui arrivava il rock’n’roll e una nuova categoria sociale, fino a quel momento poco considerata, i giovani.

 Gli Anni ’60 furono infatti dominati da una generazione che rivendicava nuove regole (anche a Sanremo), e tutti entreranno nel mito. C’era una ragazza di Busto Arsizio con i capelli cotonati, nel 1961: era Mina, con le sue Mille bolle blu. Un altro era un “diavolo”, classe 1941. Aveva un ciuffo alla Elvis e un nome americano che mascherava le sue origini umbre: Little Tony, alias Antonio Ciacci.

Con lui c’era Lucio Dalla, che aveva appena fondato un gruppo in salsa bolognese: gli Idoli. E Luigi Tenco, che nel 1967 andò a Sanremo con la sua Ciao amore, ciao. L’esperienza fu tragica: dopo l’eliminazione si suicidò in una camera d’albergo di Sanremo.

La sua morte sembrò un triste presagio. L’energia e la vitalità degli Anni ’60 infatti non durarono a lungo. Dopo la strage di piazza Fontana, a Milano, l’Italia si svegliò dal sogno e si trovò catapultata negli “anni di piombo”. Il Festival della canzone non ne fu immune: il clima pesante che avvolgeva il Paese relegò la kermesse musicale in un cono d’ombra in cui rimase per gran parte degli Anni ’70.

Intanto si mise mano alla formula del Festival, alla location e ai cantanti. Nel 1977 la sede cambiò e si scelse il Teatro Ariston. Poi si sperimentarono nuove formule capaci di interpretare un mondo in trasformazione: si aprì la kermesse alla musica internazionale e sul suo palco si fecero salire ospiti stranieri come Grace Jones. Quando lei arrivò era il 1978. L’anno di Gianna di Rino Gaetano e di Un’emozione da poco di Anna Oxa.

Pochi anni dopo sullo stesso palco salirono i Kiss (1981), i Duran Duran (1985), i R.E.M (1999) e molti altri. E soprattutto Pippo Baudo l’anima del Festival dagli Anni’80 in poi (con le sue 13 conduzioni). L’Italia intanto si era abituata ai varietà, a Fantastico, a Heather Parisi che ballava Cicale, a Romina Power che cantava Il ballo del qua qua e alle televisioni commerciali. Ora era pronta per un festival nuovo.

Nell’edizione del 1980 il conduttore Claudio Cecchetto volle al suo fianco il comico Roberto Benigni. L’edizione passò alla storia per lo “scandaloso” bacio di 45 secondi tra lui e la valletta Olimpia Carlisi e per l’epiteto Wojtilaccio con cui apostrofò il nuovo Papa, Giovanni Paolo II.

Le edizioni successive non furono meno chiacchierate. Tra i comici chiamati oltre al Trio Solenghi ci sarà infatti anche Beppe Grillo, allora una star satirica dei palinsesti. Nell’edizione del 1989 si portò a casa anche una querela. Un vaffa in diretta? No, ma comunicò il suo compenso in diretta e lesse immaginarie penali previste dal contratto nel caso in cui avesse detto che “i socialisti rubano”.

L’edizione alla fine fu vinta da Fausto Leali e Anna Oxa che cantavano Ti lascerò ma la conduzione zoppicante dei cosiddetti “figli d’arte” (figli di personaggi famosi del mondo dello spettacolo) fece discutere, almeno quanto Beppe Grillo.

Ma gli scandali a Sanremo sono mai mancati. E quando non erano per eccesso di satira, erano per eccesso di esibizionismo. Nel 1987 (edizione vinta da Gianni Morandi, Enrico Ruggeri e Umberto Tozzi con Si può dare di più) la cantante Patsy Kensit indossò un vestito minimal e durante la performance una spallina “traditrice” le scoprì il seno. La notizia occupò le riviste di gossip per giorni.

Otto anni dopo ci fu in diretta la protesta un uomo che minacciò di buttarsi dalla galleria dell’Ariston gridando che il festival sarebbe stato vinto da Fausto Leali. Pippo Baudo lo trattenne. E l’Italia intera (o quasi) tirò un sospiro di solievo. Ma gli scandali non erano ancora finiti. Non ultimo quello del 2011: nessuno ricorda che quell’edizione fu vinta da Roberto Vecchioni con la sua canzone Chiamami ancora amore ma tutti ricordano lo spacco rivelatore di Belen Rodriguez.

E anche se è convinzione diffusa che a seguire il Festival sia un pubblico “tradizionale”, magari anche un po’ avanti con gli anni, quest’anno Sanremo fa registrare grandi numeri anche sul digitale e sui social network, con 2 milioni e mezzo di interazioni in ogni serata su Facebook, Instagram & C. e quasi mezzo milione di spettatori che seguono la diretta della kermesse attraverso internet su RaiPlay. “Perché Sanremo è Sanremo” anche in streaming!

Il Festival della Canzone Italiana di Sanremo, nato nel 1950, negli anni si è imposto come il più importante evento di costume del nostro Paese.

Le origini del Festival di Sanremo risalgono al primo Dopoguerra, quando le esigenze della ricostruzione dalle distruzioni causate dal conflitto mondiale spinsero gli amministratori di Sanremo a pensare al rilancio turistico della località. In particolare l’esigenza primaria era quella della riapertura del casinò e del rilancio della stagione invernale, che aveva fatto la fortuna della stazione climatica per eccellenza della Riviera.

Così nel 1950 il primo Festival della Canzone Italiana venne trasmesso in diretta radiofonica dal rinnovato Salone delle Feste del Casinò di Sanremo, dove per la verità nei primi anni la clientela abituale della casa da gioco non ne colse proprio la portata epocale. Fu la televisione nel 1954 a cambiare radicalmente l’impatto della manifestazione, facendone negli anni oltre che un fenomeno musicale, soprattutto un fenomeno di costume.

La storia del Festival è intimamente intrecciata con la storia della televisione: dalle riprese in bianco e nero dei padri della canzone italiana, all’avvento del colore negli anni ’70 sino al tripudio tecnologico delle scenografie elettroniche e della tivù in alta definizione. Ma più che la tecnologia il Festival è stato nei decenni uno specchio della realtà italiana, dai generi musicali ai testi delle canzoni, alla moda e allo stile.

Non stupisce perciò che in un’epoca di frammentazione del pubblico televisivo, il Festival di Sanremo – paragonabile solo alle partite Nazionale di calcio – sia un evento capace di catalizzare l’attenzione mediatica del Paese, tenendo incollati milioni di spettatori alla tivù, riempiendo fiumi d’inchiostro sulla carta stampata e da qualche anno anche montagne di caratteri su Internet e sui social media.

La fama del Festival di Sanremo travalica i confini nazionali ed è particolarmente popolare in tutti quei paesi dove la canzone italiana ha fatto proseliti: dai paesi dell’emigrazione italiana, alle nazioni di cultura latina, sino ai paesi dell’ex blocco sovietico, la cui passione per Sanremo supera anche quella dei nostri concittadini.

Come spesso capita, tuttavia, il Festival della Canzone Italiana è sicuramente un evento che merita di essere seguito in televisione e su Internet, ma se ne avete l’occasione la possibilità di assistere alle serate dal vivo e di respirare l’atmosfera della città in quella settimana è un’opportunità che un vero appassionato di musica italiana non può non provare almeno una volta nella vita. Noi siamo qui per questo: aiutarvi a realizzare il vostro sogno sanremese.

 

Alcune curiosità sul Festival della canzone italiana

  • Il Casinò municipale – Inaugurato a gennaio del 1905, ospiterà la prima edizione del Festival della canzone, nel 1951. La manifestazione si terrà qui per venticinque anni, fino al 1976, dall’anno successivo, a causa di lavori di ristrutturazione del Casinò, si organizzerà al Teatro Ariston.
  • Nunzio Filogamo – Noto conduttore radiofonico, presenta la prima edizione del Festival. Sua anche la conduzione delle tre successive, fino all’avvento della televisione, quando viene scartato perché poco fotogenico. Nel corso della seconda serata della prima edizione si rende necessario addirittura trovare delle persone per riempire alcuni dei troppi tavoli lasciati vuoti in sala. Al Casinò infatti sono abituati ad assistere ad eventi culturali di un certo livello e questa manifestazione non viene considerata tale.
  • Nilla Pizzi – La cantante vince la prima edizione, interpretando la canzone Grazie dei fiori. Nel 1951 i cantanti in gara sono solamente tre, che eseguono tutte le venti canzoni selezionate. Si tratta di Nilla Pizzi, il Duo Fasano, formato dalle gemelle Dina e Delfina Fasano e Achille Togliani. I critici chiamati a valutare le canzoni solo soltanto sei.
  • 1953 – In questa edizione il festival cambia definitivamente fisionomia, con l’introduzione della doppia orchestra e della doppia esecuzione. Contribuiscono alle nuove orchestrazioni personaggi quali Armando Trovajoli. Fra i cantanti fa il suo esordio un giovane triestino, Ferruccio Ricordi, in arte Teddy Reno.
  • La prima accusa di plagio – Nell’edizione del 1953, quella che segna una svolta, si verifica il primo scandalo. Una lite furibonda tra Gino Latilla e un giornalista, che lo accusa di plagio con la sua canzone Tamburino del reggimento.
  • Totò a Sanremo – Nel 1954 anche il noto attore Totò fa il suo esordio al Festival, scrivendo il testo di una delle canzoni finaliste, Con te.
  • Sanremo in differita – L’edizione del 1954 viene trasmessa dalla Rai (che ha inaugurato le sue trasmissioni nel gennaio dello stesso anno) però in differita, ottenendo comunque un grande successo. Negli anni successivi la media dei telespettatori che guardano la kermesse canora è di 30-40 milioni. Numeri, per quegli anni, eguagliati solo da programmi come Lascia o Raddoppia e Il Musichiere.
  • Maria Teresa Ruta – La prima protagonista femminile scelta per presentare Sanremo insieme ad Armando Pizzo, nel 1955. Inizialmente i vertici Rai pensano di affidare la conduzione a Mike Bongiorno, la scelta ricade poi su questi altri due personaggi. La Ruta, zia dell’attuale personaggio televisivo, è una delle prime annunciatrici televisive degli studi di Torino.
  • Claudio Villa e il playback al Festival – Trionfatore del Festival per la prima volta nel 1955, con la canzone Buongiorno tristezza. Si aggiudica nello stesso tempo anche il secondo posto con Il Torrente. Cosa però ancora più rilevante è che in questa occasione anticipa l’epoca del playback. La sera della finalissima, viene colpito da una faringite. La sua presenza è in forse fino all’ultimo, quando, causa anche la diretta eurovisiva, partecipa cantando il disco.
  • Nel blu, dipinto di blu – Nell’edizione del 1958 Domenico Modugno, in coppia con un giovane Johnny Dorelli, presenta la storica canzone. Durante la sua esibizione al Festival sbaglia le parole, salta un’intera strofa e cantando spalanca le braccia, un gesto inusuale per l’epoca. I cantanti sono infatti ancora abituati ad esibirsi con la mano sul cuore. Il disco Volare venderà nel mondo 22 milioni di copie.
  • Un omaggio inaspettato – Al Festival del 1960 partecipa per la prima volta Mina, con la canzone E’ vero!…scritta da Umberto Bindi. Durante le prove la cantante, sopraffatta dall’emozione, scoppia a piangere. Poi però sarà un trionfo: applausi a scena aperta durante l’esibizione e tanti fiori lanciati sul palcoscenico. Si tratta quest’ultimo di un omaggio che non viene reso a nessun’altro cantante in gara.
  • Il Votofestival – Nel 1961 la Siae protesta ufficialmente con gli organizzatori del Festival, per le procedure con cui è stata stilata la classifica negli anni precedenti. Di tutta risposta nasce il “Votofestival”. Per due edizioni, 1961 e 1962, il Festival viene abbinato alle estrazioni dell’Enalotto, attraverso un referendum popolare. La proclamazione dei vincitori non avviene alla fine della serata del sabato, ma il lunedì, dopo una vera e propria campagna elettorale, con i giornali che scrivono “Vota Celentano”, “Vota Mina”.
  • A sedici anni al Festival – L’edizione del 1964 viene vinta da una giovanissima cantante: Gigliola Cinquetti, con la canzone Non ho l’età. Ha appena compiuto 16 anni, frequenta il liceo artistico a Verona. Trionferà anche al nono Eurofestival, che si tiene un mese dopo a Copenaghen.
  • Un’esclusione eccellente – Sempre al Festival del 1964, un giovane cantante, Roberto Satti, in arte Bobby Solo, con il brano Una lacrima sul viso, viene escluso dalla finalissima per un fatto singolare. Una faringite lo costringe a cantare in playback, come si dice proprio da questa occasione. Gli viene concessa questa possibilità, in cambio però non può concorrere alla vittoria finale.
  • Record di presenze – Pippo Baudo e Mike Bongiorno detengono il record del maggior numero di edizioni del Festival presentate, dodici a testa.
  • Satchmo a Sanremo – L’edizione del 1968 rimane nella storia per la presenza di due grandi del jazz: Lionel Hampton e Louis Armstrong, soprannominato “Satchmo”. Quest’ultimo, presente come concorrente insieme a Lara St Paul con la canzone Mi va di cantare, è convinto di doversi esibire per quarantacinque minuti. Terminata la sua esibizione si lancia dunque in un’altra performance e un imbarazzato Pippo Baudo è costretto a fermarlo, con grande disappunto del jazzista americano.
  • Il controfestival – In polemica contro le canzonette del Festival, nell’edizione del 1969 La Federazione Giovanile Comunista italiana organizza un controfestival, con una manifestazione teatrale a ingresso gratuito, con la partecipazione di Dario Fo e Franca Rame. L’evento si rivela poi un flop.
  • Commissione di rinnovamento – Questo il nome di una commissione del Festival, che nel 1971 ripesca dalle eliminazioni iniziali, la canzone di Lucio Dalla, Gesù Bambino, ribattezzata per motivi di censura 4 marzo 1943, con la quale il cantautore bolognese si classifica terzo.
  • La migliore presentatrice – Nel 1973 a condurre il Festival è Mike Bongiorno, affiancato da Gabriella Farinon, che riscuote un immenso successo popolare. Solo lei riesce a presentare la kermesse canora per ben tre volte.
  • Univac – Nel 1972 Mike Bongiorno posa insieme a Paolo Villaggio, alla sede dell’Univac a Milano, il computer commerciale che viene utilizzato per il conteggio dei voti della gara. Si riscontrano ugualmente dei problemi.
  • Un annuncio in diretta – Il 7 febbraio 1987 si tiene la serata finale del Festival di Sanremo. Il conduttore Pippo Baudo interrompe la gara, per annunciare in diretta la scomparsa di Claudio Villa, ricoverato in ospedale dal 31 dicembre 1986, per infarto. La notizia viene accolta da un lungo applauso del pubblico in studio.
  • Ultimo, ma con successo – Vasco Rossi si esibisce al Festival di Sanremo come concorrente due volte: nell’edizione del 1982 e del 1983. Nella prima occasione canta Vado al massimo, l’anno successivo Vita spericolata. Si classifica rispettivamente ultimo e penultimo. Entrambi i brani ottengono poi un grande successo discografico.
  • Un esordio tardivo – Gianni Morandi partecipa a Sanremo solo sei volte. La prima piuttosto tardi per un cantante di fama come lui, a 28 anni, nel 1972, con la canzone Vado a lavorare.
  • L’eterno secondo – Il cantante Toto Cotugno vince l’edizione del Festival del 1980, con il brano Solo noi. Viene ricordato dal grande pubblico però soprattutto con il soprannome di “Eterno secondo”. Infatti si piazza per ben sei volte secondo in classifica, stabilendo un vero record.
  • Il caso Sanremo – Alla fine di gennaio del 1990 va in onda sulla Rai la trasmissione Il caso Sanremo. Condotta da Renzo Arbore e Lino Banfi, la trasmissione si svolge in una finta aula di tribunale, allestita al Teatro delle Vittorie. Il finto giudice Renzo Arbore, l’avvocato difensore Lino Banfi, la pubblica accusa rappresentata da Michele Mirabella, ogni settimana mettono sotto processo alcune canzoni di Sanremo.
  • I Queen – Il 4 febbraio 1984, sul palco dell’Ariston si esibiscono come ospiti internazionali i Queen che sono costretti a seguire le regole del Festival e ad esibirsi in playback, come tutti gli altri cantanti compresi quelli in gara.
  • Battisti e il Festival – Per il noto cantante una sola partecipazione al Festival, nel 1969, con la canzone Un’avventura. Si classifica solamente al nono posto e, come per altri suoi colleghi, il brano si rivelerà poi un grande successo.
  • Sanremo ed Elton John – Il cantante inglese ha un rapporto particolare con il Festival di Sanremo. Partecipa come ospite per ben 3 volte. La prima nel 1989, poi nel 1994 e una terza volta nel 2016.
  • Un ritorno dopo quarant’anni – Nell’edizione del 2020 del Festival, i Ricchi e Poveri si esibiranno di nuovo al completo, a quarant’anni dallo scioglimento del noto quartetto. La loro prima esibizione a Sanremo risale al 1970, con il brano La prima cosa bella.

Festival di Sanremo: la storia, le edizioni, i vincitori, i successi, i premi della critica. Il Festival della Canzone Italiana di Sanremo è una manifestazione musicale, una gara di canzoni, che nel tempo è diventata anche un fenomeno sociale, di costume e mediatico.

Come e perché è diventato un appuntamento così importante per l’industria musicale e per il pubblico?

Nei suoi più di settant’anni di vita, il Festival di Sanremo, che era iniziato in sordina come una semplice gara di canzoni, è diventato un evento che sembra irrinunciabile nel calendario dello spettacolo, della musica e della televisione italiani. Quali sono le ragioni per cui una cittadina di provincia della Liguria è diventata la capitale della canzone italiana? 

Del Festival si comincia a parlare già poche settimane dopo che è terminata un’edizione e non si è ancora iniziato a preparare la successiva: chi sarà il direttore artistico, chi sarà il presentatore, in che periodo dell’anno si svolgerà, quali saranno le innovazioni del regolamento, e naturalmente quali saranno i cantanti e le canzoni in gara. Un tempo il Festival di Sanremo era importante non solo per la popolarità che regalava ai partecipanti, ma anche perché era il principale volano delle vendite discografiche dell’anno. Da tempo non lo è più, ma ogni edizione suscita sempre e comunque una quantità di attenzione mediatica enorme.

Breve storia del Festival, dalle origini a oggi. Chi sia stato l’ideatore del Festival di Sanremo è ancora oggi fonte di discussioni. Quel che è certo è che l’intenzione fin da subito era quella di favorire le presenze turisctiche in una stagione (la fine dell’inverno) in cui la cittadina ligure era poco frequentata.

La prima edizione si tenne in un solo giorno, il 29 gennaio 1951, nel Salone delle Feste del Casinò di Sanremo, e fu condotta da Nunzio Filogamo; le venti canzoni furono affidate a tre soli interpreti (Nilla Pizzi, Achille Togliani e il Duo Fasano) e la prima canzone vincitrice fu “Grazie dei fior”, cantata da Nilla Pizzi. Con formula analoga si svolsero la seconda edizione, la terza (in cui fu introdotta la doppia interpretazione di ogni brano con l’accompagnamento di due orchestre diverse) e la quarta.

La quinta edizione, 1955, fu la prima trasmessa in diretta radiotelevisiva.

Nel 1958 il Festival di Sanremo fu vinto da Domenico Modugno, che in doppia esecuzione con Johnny Dorelli interpretò “Nel blu dipinto di blu”, scritta dallo steso Modugno con Franco Migliacci, che è considerata il primo esempio di “nuova canzone italiana”.

Dal 1963 al 1967 il Festival di Sanremo fu presentato da Mike Bongiorno; nel 1964 (e poi fino al 1971 compreso) alla partecipazione furono invitati anche interpreti non italiani, in doppia esecuzione con un cantante italiano.

Dal 1972 ogni canzone venne affidata a un solo interprete.

Nel 1974 fu inaugurata la categoria “aspiranti”, poi diventata “giovani” o “nuove proposte”, distinta da quella dei “Big” o “Campioni”.

Quella del 1976 fu l’ultima edizione ospitata dal Salone delle Feste del Casinò di Sanremo; dall’anno successivo la manifestazione si tiene al Teatro Ariston (con la sola eccezione del 1990, anno in cui, causa ristrutturazione dell’Ariston, il Festival si tenne in una struttura appositamente allestita alla periferia della città).

Nel corso del tempo, l’esecuzione delle canzoni, inizialmente prevista dal vivo con accompagnamento di orchestra, venne poi più volte ripensata (voce su base strumentale preregistrata, addirittura playback completo), mentre dal 1990 si è tornati alla formula originaria, voce dal vivo con orchestra dal vivo.

Anche le modalità di scelta della canzone vincitrice sono cambiate più volte; dalla votazione del solo pubblico in sala si è passati all’istituzione di diverse giurie (demoscopica, di esperti, della critica affiancata alla consultazione popolare (mediante schedine voto o televoto).

Il successo di pubblico e commerciale del Festival, molto significativo negli anni Sessanta, cominciò a declinare dai primi anni Settanta – dal 1978 al 1981 la RAI trasmise in diretta solo la serata finale delle tre in cui si articolava il Festival.

La “rinascita” del Festival di Sanemo iniziò nel 1982; nel 1987 la durata della manifestazione passò da tre a quattro serate, per aumentare a cinque serate nel 1989. Il Festival divenne così una manifestazione più televisiva che musicale, prevedendo la partecipazione di ospiti (cantanti e non). Non a caso nel 1994 l’organizzazione del Festival di Sanremo tornò a far capo alla RAI, attraverso una convenzione con il Comune di Sanremo.

Negli ultimi anni, l’influenza del Festival di Sanremo sulle vendite discografiche è divenuta sempre meno significativa, e il Festival è diventato sostanzialmente una passerella di canzoni (in alcune edizioni è stata anche abolita l’esclusione dalla serata finale delle canzoni meno votate nelle serate precedenti) e più ancora di cantanti. Va ricordato che originariamente si procedeva prima alla scelta delle canzoni partecipanti, proposte dagli editori musicali, e poi al loro abinamento con gli esecutori vocali; da parecchi anni sono i cantanti a presentarsi in gara con una canzone proposta da loro stessi in accordo con la loro casa discografica.

La durata della manifestazione, e il fatto che essa occupa sostanzialmente tutte le prime serate della programmazione di un’intera settimana di RAI Uno, l’hanno resa un avvenimento molto seguito dai media (giornali, siti web, radio e televisioni). Un fenomeno, appunto, anche di costume e sociale, oltre che musicale.

Dall’Accademia della Canzone a SanremoLab a Area Sanremo. I concorrenti alla sezione “giovani” o “nuove proposte” vengono selezionati da un’apposita Commissione Artistica della RAI, che ascolta le proposte pervenute all’organizzazione e individua un numero di concorrenti previsto dal regolamento del Festival di Sanremo dell’anno di riferimento.

Attraverso un accordo fra RAI e Comune di Sanremo, dal 1997 una percentuale del numero totale dei “giovani” partecipanti al Festival (indicativamente il 25%) viene selezionata, sempre da una Commissione della RAI, fra i partecipanti a un concorso organizzato dal Comune di Sanremo. Inizialmente il concorso era denominato “Accademia della Canzone di Sanremo”; dopo un anno di sospendione (2003) il concorso ha asunto la denominazione di Sanremo Lab, poi mutata in Area Sanremo nel 2011.

L’iscrizione da Area Sanremo è libera anche per chi non sia rappresentato da un’etichetta discografica. Le selezioni si svolgono a Sanremo, dove una Commissione appositamente costituita sceglie, attraverso diverse sessioni di ascolto dal vivo, un numero ridotto di concorrenti (detti Finalisti) fra i quali la Commissione della RAI sceglie quelli che parteciperanno in gara al Festival di Sanremo dell’anno di riferimento.

Fastival di Sanremo, tutti i vincitori e tutti i successi, il Premio della Critica. Non necessariamente la canzone vincitrice di un’edizione del Festival di Sanremo, vuoi nella categoria Big o Campioni vuoi nella categoria Giovani o Nuove Proposte, è quella che poi ottiene il maggiore successo di vendite o comunque di popolarità. Esempio emblematico è “Una lacrima sul viso” di Bobby Solo, che pur non vincendo il Festival fu il 45 giri più venduto del 1964 (ma i casi analoghi sono numerosissimi).

A partire dal 1982, la stampa presente al Festival di Sanremo assegna un riconoscimento (che dal 1996 è intitolato a Mia Martini) alla canzone più apprezzata dai giornalisti della Sala Stampa, che votano mediante un’apposita scheda, fra quelle presentate dai Big o “campioni”. Dal 1984 un analogo Premio è assegnato alla canzone più apprezzata fra quelle presentate dai “giovani”.

Il Festival di Sanremo in libreria. Com’è ovvio, tutti i principali libri sulla storia della canzone italiana pubblicati negli anni scorsi hanno trattato ampiamente l’argomento del Festival di Sanremo. Citiamo i principali: “Storia della canzone italiana” di Felice Liperi, “Storia della canzone italiana” di Gianni Borgna, “La canzone italiana del Novecento” di Gianfranco Baldazzi, “Storia culturale della canzone italiana” di Jacopo Tomatis, “Il romanzo della canzone italiana” di Gino Castaldo, “Storia della canzone italiana” di Roberto Caselli, “Superonda. Storia segreta della canzone italiana” di Valerio Mattioli, “L’Italia suonata – Dagli anni del boom al nuovo millennio” di Stefano mannucci, “La musica italiana – una storia sociale dall’unità ad oggi” di Paolo Prato, “Questa sera canto io” di Adriano Aragozzini, “Dizionario completo della canzone italiana” di Enrico Deregibus, “La musica è leggera” di Luigi Manconi; raccomandiamo anche “Musica solida – Storia dell’industria del vinile in Italia” di Vito Vita.

Ma anche specificamente al Festival di Sanremo sono stati dedicati numerosi libri.

Il libro nero del Festival di Sanremo di Romano Lupi e Riccardo Mandelli; “Il Festival di Sanremo – Parole e suoni raccontano la nazione” di Serena Facci, Paolo Soddu e Matteo Piloni; “Nonostante Sanremo 1958-2018 – Arte e canzone al Festival” e “Evviva Sanremo” di Paolo Jachia e Francesco Paracchini,”Sanremo Story” di Claudio Porchia.
I due più completi (e recenti) sono “Il festival di Sanremo” di Eddy Anselmi e “L’almanacco del Festival di Sanremo” curato da Lucio Mazzi; di taglio fotografico è “70 Sanremo” curato da John Vignola; ma ricordiamo anche “Sanremo 50” di Dario Salvatori e “Sanremo: fermate quel Festival!” di Marcello Giannotti.

Infine, Alessandro Zaccuri ha scritto un romanzo ambientato nel corso di un’edizione del Festival di Sanremo, “Infinita notte”.

Sanremo 2022, il passato e il presente: tutta la storia del festival. Oltre sette decenni di musica, polemiche e fiori, dal debutto alla radio nel 1951 all’edizione del 2021, la prima senza pubblico.

Gli anni Cinquanta: le grandi voci. È il 29 gennaio 1951 quando dal salone delle feste del Casino di Sanremo Nunzio Filogamo dà il via alla prima edizione del Festival della canzone italiana (ma solo nel ’52 aprirà con il suo consueto saluto “Miei cari amici vicini e lontani, buonasera ovunque voi siate”). Per tutti gli anni 50 sono venti i brani in gara interpretati da tre, poi cinque, poi sempre più cantanti. Ecco quindi perché nelle prime edizioni Nilla Pizzi conquista primo e secondo posto (nel ’52 anche il terzo), ma a vincere sono le canzoni. Tra i protagonisti del decennio ci sono Achille Togliani, Gino Latilla, Natalino Otto e Teddy Reno. Nel ’55 il festival arriva in tv e il debuttante Claudio Villa vince con Buongiorno tristezza. L’anno successivo tra gli autori appare il nome di Domenico Modugno (la sua Musetto cantata da Gianni Marzocchi arriva ottava) ma nel ’58 nessuno vuole la sua canzone. Modugno diventa così il primo cantautore del festival e le sue braccia spalancate infiammano il palco: Nel blu dipinto di blu entra nella storia della musica italiana, anche se da subito per tutti diventa Volare. Per lui il bis nel ’59 con Piove, sempre in coppia con Johnny Dorelli.

Gli anni Sessanta: arrivano gli urlatori. Il 1960 si apre con Romantica di Renato Rascel affiancato da Tony Dallara ma in gara c’è anche Mina in coppia con Teddy Reno con Le mille bolle blu. Il 1961 è segnato da una flotta di debuttanti che cambia i connotati del festival: in una sola edizione salgono sul palco Adriano Celentano e Little Tony che arrivano secondi con 24mila baci, e poi tra gli altri Milva, Edoardo Vianello, Gino Paoli, Jimmy Fontana, e un giovane autore, Mogol, che arriva dritto in cima con Al di là cantata da Betty Curtis e Luciano Tajoli. Il 1964 è l’anno in cui i cantanti in gara vengono accoppiati con artisti stranieri, la sedicenne Gigliola Cinquetti vince con Non ho l’età, due anni dopo di nuovo al primo posto insieme a Modugno con Dio, come ti amo, seguita al secondo posto da un’altra giovane esordiente, Caterina Caselli che canta Nessuno mi può giudicare. Il 1967 è stravolto dal suicidio di Luigi Tenco, il ’68 vede sul podio Sergio Endrigo con Roberto Carlos, Ornella Vanoni e Marisa Sannia, Celentano con Milva. Il decennio si chiude con Zingara cantata da Bobby Solo e Iva Zanicchi, Una giovanissima Nada si piazza al quinto posto e al nono arriva Lucio Battisti, in coppia con Wilson Pickett, ma per lui il festival rimane solo Un’avventura.  

Gli anni Settanta: i cantautori. La prima edizione del nuovo decennio vede nelle prime tre posizioni Adriano Celentano con Claudia Mori, Nicola di Bari con i Ricchi e Poveri, Sergio Endrigo con Iva Zanicchi. Nel ’71 i vincitori sono Nada e Nicola Di Bari con Il cuore è uno zingaro e, al terzo posto, Lucio Dalla con 4/3/’43. Nel corso del decennio Mike Bongiorno è quasi il conduttore fisso e nel ’77 è lui a celebrare la nuova sede al teatro Ariston insieme al debutto della tv a colori. Sono gli anni dei cantautori (Lucio Dalla torna nel ’72 e arriva ottavo con Piazza Grande) . Quella del ’78 è l’edizione condotta da Beppe Grillo, vincono i Matia Bazar con E dirsi ciao seguiti da due debuttanti: al secondo posto una giovanissima Anna Oxa e al terzo Rino Gaetano con Gianna. Ma i 70 sono gli anni dei gruppi, dai Camaleonti ai Pandemonium, Schola Cantorum, Giardino dei semplici e molti altri: nel ’77 ai primi tre posti ci sono gli Homo Sapiens, i Collage e i Santo California.

Gli anni Ottanta: musica e paillettes. Il decennio si apre con Roberto Benigni alla conduzione (insieme a Claudio Cecchetto e Olimpia Carlisi) e il famoso monologo in cui parla di ‘Wojtylaccio’. Vince Toto Cutugno con Solo noi, al terzo posto arriva Pupo con Su di noi, seguito da Gianni Morandi con Mariù, brano scritto da Ron e De Gregori e arrangiato da Lucio Dalla. Il 1981 è l’anno di Maledetta primavera di Loretta Goggi, Sarà perché ti amo dei Ricchi e Poveri, Ancora di Edoardo De Crescenzo, ma a vincere è Alice con Per Elisa firmata Franco Battiato. L’anno successivo vince Felicità di Al Bano e Romina e in gara tra gli esordienti al festival ci sono anche Vasco Rossi (Vado al massimo), Zucchero (Una notte che vola via) e Mia Martini che vince il premio della critica con E non finisce mica il cielo scritta per lei da Ivano Fossati. Nell’84 torna Pippo Baudo, viene introdotta la sezione Nuove proposte dove vince Eros Ramazzotti con Terra promessa (e due anni dopo trionfa anche tra i Campioni con Adesso tu). L’edizione 1989 è quella condotta dai ‘figli d’arte’ (Danny Quinn, Paola Dominguin, Gianmarco Tognazzi e Rosita Celentano) ed è segnata dalle polemiche per gli interventi comici di Beppe Grillo e del trio Marchesini-Lopez-Solenghi. Debutta Jovanotti che arriva quinto con Vasco e il decennio si chiude con Raf, quindicesimo, con Cosa resterà degli anni Ottanta.

Gli anni Novanta: debuttanti di successo. Nel 1990 si torna a cantare dal vivo con l’orchestra, vincono i Pooh con Uomini soli, Marco Masini debutta e vince tra le Novità con Disperato. L’anno seguente il duello è tra Riccardo Cocciante, che arriva primo, e Renato Zero al secondo posto tra le proteste del pubblico dell’Ariston, Masini al terzo accontenta tutti. Dal ’92 torna Pippo Baudo, nel ’93 Laura Pausini debutta e vince tra le Novità con La solitudine e nell’edizione successiva arriva terza tra i Campioni dopo Aleandro Baldi e Signor tenente di Giorgio Faletti. Tra i giovani debuttano Giorgia, che l’anno seguente trionfa tra i Big con Come saprei, e Andrea Bocelli che vince le Nuove proposte con Il mare calmo della sera e nel ’95 arriva quarto con Con te partirò. Nel ’96 Elio e le Storie Tese danno spettacolo con La terra dei cachi che arriva seconda tra Ron e Tosca che vincono con Vorrei incontrarti tra cent’anni e Giorgia. L’edizione del ’97 è condotta da Mike Bongiorno con Piero Chiambretti e Valeria Marini ed è l’anno dei Jalisse che vincono con Fiumi di parole. Tra le Nuove proposte vincono Paola e Chiara con Amici come prima, seguite da Alex Baroni, Niccolò Fabi e, al quarto posto, uno sconosciuto Mikimix che si farà notare in seguito col nome di Caparezza. Il decennio si chiude con l’arrivo di Fabio Fazio e tre donne sul podio: Anna Oxa, Antonella Ruggiero e Mariella Nava. Daniele Silvestri vince il premio della critica con Aria. Tra i Giovani debutta Max Gazzè e vince Alex Britti con Oggi sono io.

Gli anni Duemila: si cambiano le regole. La prima edizione del nuovo millennio è segnata dalla vittoria degli Avion Travel e vede tra i campioni Irene Grandi che arriva seconda con La tua ragazza sempre di Vasco Rossi e Gaetano Curreri, Max Gazzè, Samuele Bersani con Replay, una canzone firmata da Lucio Dalla, Carmen Consoli e Subsonica. Nel 2001 Raffaella Carrà vede il trionfo dell’esordiente Elisa tra i campioni e i Gazosa tra i Giovani. Poi torna Pippo Baudo che viene strapazzato da Benigni che torna all’Ariston da superospite. Silvestri vince il premio della critica con Salirò mentre tra i giovani debutta e vince la quindicenne Anna Tatangelo. Nel 2005 il debuttante è Paolo Bonolis che cambia le regole, introduce nuove categorie dividendo la gara tra uomini, donne, gruppi, classic e giovani, e vince Francesco Renga con Angelo. Stesse categorie anche nell’edizione successiva presentata da Giorgio Panariello che vede anche la serata dei duetti (con Tiziano Ferro che accompagna Michele Zarrillo) e viene vinta da Povia con Vorrei avere il becco. Nel 2007 torna Pippo Baudo (insieme a Michelle Hunziker) che ripristina lo schema classico. Tra i Campioni vince Simone Cristicchi e tra i Giovani Fabrizio Moro. Il decennio si chiude con il ritorno di Paolo Bonolis, con la polemica per la canzone di PoviaLuca era gay che arriva seconda e per l’arrivo sul palco dell’Ariston dei protagonisti dei talent: da Amici arriva Marco Carta, e vince. Nel 2009 sono i giovani a duettare con i big: tra gli autori che accompagnano i pupilli ci sono Lucio Dalla in coppia con Iskra, Pino Daniele suona la chitarra per Silvia Aprile, e Zucchero si esibisce con la figlia Irene. Tra le Proposte vince Arisa con Sincerità seguita da Malika Ayane con un brano scritto da Giuliano Sangiorgi, Come foglie.

Gli anni Dieci: avanzano i Giovani. Il 2010 si apre con Antonella Clerici in un’edizione segnata dall’invasione di ex talent e le proteste per la classifica finale, quando anche gli orchestrali esprimono il proprio dissenso lanciando in aria gli spartiti. Vince Valerio Scanu, Marco Mengoni arriva terzo e al secondo posto si piazza l’insolito trio formato da Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici. Roberto Vecchioni vince l’edizione 2011 condotta da Gianni Morandi che torna anche l’anno successivo quando sul podio salgono Emma, Arisa e Noemi. Il 2012 segna anche l’ultima apparizione in tv di Lucio Dalla che dirige l’orchestra per Pierdavide Carone in gara tra i big con Ninì. Nel 2013 torna Fabio Fazio con Luciana Littizzetto e di nuovo anche Elio e le Storie Tese che arrivano secondi con La canzone mononota dopo Marco Mengoni che trionfa con L’essenziale. Dopo un’altra edizione targata Fazio, nel triennio successivo arriva Carlo Conti: nel 2015 vince Il Volo, l’anno seguente tocca agli Stadio e tra le Nuove proposte spuntano Francesco Gabbani al primo posto con Amen (e l’edizione successiva vince tra i big con Occidentali’s Karma), Ermal Meta (che vincerà nel 2018 insieme a Fabrizio Moro) e Mahmood che nel 2019 trionfa a Sanremo Giovani e poi tra i big con Soldi. Il biennio 2018-2019 è segnato dalla rivoluzione di Claudio Baglioni che riporta le canzoni (anche le sue) e gli artisti in primo piano.

Gli anni Venti: l’Ariston senza pubblico. Il 2020 si cambia formula con la coppia Amadeus-Fiorello: l’edizione che festeggia i 70 anni del Festival è un successo e un trionfo di ascolti (11 milioni 476 mila spettatori con il 60.06% di share per la serata finale), anche grazie alla clamorosa eliminazione di Bugo e Morgan dalla gara. La vittoria di Diodato chiude una lunga festa di musica, gag e assembramenti: dopo pochi giorni l’Italia è stravolta dall’arrivo del coronavirus, una pandemia che costringerà gli italiani in casa e colpirà duramente il settore dello spettacolo. Il 2021 si apre in piena emergenza Covid ma il Festival si farà, anche se con la platea vuota: così decide Amadeus che torna al timone affiancato da Fiorello. I due affrontano un’edizione anomala, senza pubblico e con gli applausi finti, ed è un successo (anche se gli ascolti della finale sono in calo rispetto all’edizione precedente: 10 milioni 715 mila spettatori con il 53.5% di share). La vittoria dei Måneskin sancisce lo strappo con il passato, è la vera rivoluzione sul palco dell’Ariston insieme alle esibizioni di Achille Lauro e anche l’inizio di una carriera sfolgorante per la band romana. Nella notte del 6 marzo cala il sipario del festival, pochi giorni dopo si entra in lockdown, gli italiani sono costretti in casa in attesa dei vaccini. Nell’aria rimane solo un po’ di musica, lontana e “leggerissima” come quella cantata da Colapesce e Dimartino. 

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