Ecco le dichiarazioni al settimanale Panorama del conduttore che torna in tv con Che tempo che fa e con il Festival di Sanremo 2013. Critiche ai reality show.
“La vita traeva ispirazione dalla televisione finchè non è arrivato il Grande Fratello nel 2000, seguito dagli altri reality show: da allora coincide con la tv”: Fabio Fazio (voto: 7), in un’intervista a Panorama, torna a criticare le derive del piccolo schermo.
“Le persone, poste davanti alle telecamere, non si comportano diversamente da come fanno nella loro vita di tutti i giorni”, aggiunge.
“Fino alla nostra generazione la tv era un luogo protetto: per andarci ci si vestiva bene e si usava un linguaggio non dico forbito ma almeno appropriato. L’ha scritto benissimoWalter Siti in Troppi paradisi, dove spiega la coincidenza del piccolo schermo non solo con la vita ma soprattutto con la periferia”.
Brutta gente che bazzica gli studi tv: “Non scherziamo. La spiegazione è banale: il mercato ha creato una sola classe sociale, l’unica rimasta, quella dei consumatori. Che consuma ovunque e quindi anche in tv. Oggi la parola pubblico coincide con la parola consumatori”.
Sull’avvento del digitale terrestre: “La distinzione va fatta tra canali tematici e generalisti. Le reti tematiche consentono di scegliere e quindi hanno un pubblico d’élite mentre per il digitale in chiaro il tema non è la tecnologia ma il contenuto. Se parliamo di contenuti nuovi ciò che conta è il denaro. Il problema è che, non riuscendo a investire neppure nei tre canali generalisti, mi pare improbabile che la Rai possa pensare a spendere in altro. Però c’è un paradosso… il digitale diventa di qualità per mancanza di denaro: non avendo soldi si sceglie il meglio dal repertorio mandando in onda vecchi telefilm e documentari. Bellissimi. Il passato era meglio? Bisogna vivere nel presente e nel futuro. La tv non è peggio del resto delle cose”.
E oggi chi c’è? “Oggi non ci sono più quelli che vivevano su Marte e facevano la tv per gli altri: adesso gli altri hanno conquistato i palinsesti. Si costruisce un’estetica di scarsa qualità, una volta la tv era eccellenza nella sua estetica. Come i centri della città diventati periferie”.
Sul Festival di Sanremo 2013: “Non ci saranno politici e neppure statisti come quando invitammo Mikhail Gorbaciov. L’ho già fatto e non mi interessa”.
Previsioni sugli ascolti? “Non voglio battere il mio record. Se poi accadrà pazienza”.
Roberto Saviano ci sarà? “Assieme capiremo se ha senso la sua partecipazione: ovviamente io ne sarei molto felice”.
Cosa cambierà? “Sto lavorando a un Sanremo molto popolare nel senso che dico io, divertente con Luciana Littizzetto e con musica di qualità. Popolare è l’insieme della storia e delle tradizioni. Un’idea che non può non essere guardata con affetto. Ogni Big presenterà due brani inediti, mi piace quest’idea un po’ nostalgica. Sarà il pubblico a scegliere, fino dalla prima serata, il brano che preferisce di ogni singolo artista. La prima volta che ho condotto il Festival avevo 35 anni e fu quasi un azzardo. Sanremo impone che il presentatore sia conosciuto e la popolarità di solito non si raggiunge a 20 anni. Poi la macchina è davvero complessa da gestire. Stiamo parlando della colonna sonora di una nazione: quasi una festa comandata. Bisogna avere l’umiltà di rispettare l’anima popolare di Sanremo. Distruggere non serve a nulla, si deve volergli bene. Da giovane ho fatto il Festival per incoscienza, oggi per affetto, però domani basta”.
Sulle sue interviste buoniste: “Ci sono persone che costruiscono carriere sulla cattiveria. Io tengo sempre presente una cosa: chi è seduto davanti a me non lo conosco e mi domando quindi se in quei 20 minuti ho il diritto di fargli male. Tolta la salute tutti gli argomenti si possono affrontare. Ma farlo con l’aggressività e l’insulto è un valore per chi sta guardando o lo è solo per l’intervistatore che ne trae un vantaggio di notorietà? Secondo me quei 20 minuti vanno usati per capire cosa sta dicendo chi hai davanti, non per demolirlo”.
Devi accedere per postare un commento.