Romania: ROXEN parla della sua identità non binary

ROXEN, la rappresentante della Romania all’Eurovision Song Contest 2021, ha confessato che sebbene sia nata femmina, ha sempre sentito di essere un maschio. La conferma è arrivata con un video sulla piattaforma Tik Tok.

“Da piccola ero come un ragazzo, facevo solo giochi da ragazzi, uscivo solo con i ragazzi, mi arrampicavo sugli alberi. Non mi piacevano le bambole. Ero totalmente l’opposto di una ragazza”, ha detto ROXEN.

“Fin da quando ero molto piccolo mi sono sentito un ragazzo nel corpo di una ragazza. Immaginate che dovevo andare ai concorsi ed erano tutti vestitini, dovevo travestirmi e mi faceva orrore. O le ore sprecate nel centro commerciale. Onestamente ho sempre pensato e sentito di essere un ragazzo nel corpo di una ragazza”.

Ha anche confessato ai suoi fan che dopo aver consultato un astrologo ha scoperto che nella sua vita precedente era davvero un ragazzo. Inoltre, ha raccontato che sua madre, quando ha scoperto di essere incinta, voleva fortemente un maschio, ha pregato molto per diventare madre di una bambina. ROXEN crede che le preghiere di sua madre abbiano lasciato il segno e che lei sia rimasta un ragazzo, ma nel corpo di una ragazza. Tuttavia, quando un fan ha suggerito che lei è in realtà una persona non binaria, cioè non esclusivamente femminile o maschile, la cantante ha detto: “Esattamente, questa è la parola”.

Dopo il grande clamore suscitato, l’ultima rappresentante della Romania ha tenuto a precisare di non essere una persona trasgender e di sentirsi a proprio aggio con il suo corpo, ma di avere semplicemente dei modi di fare ‘più maschili’. Quindi, forse non una scelta perfetta dei termini utilizzati per indicare la sua situazione. Deve, però, essere sottolineata la giovane età della ragazza ed il contesto culturale romento, ancora troppo indietro nel dibattito sull’identità di genere. Quindi, questa occasione rappresenta un’ottima opportunità per insegnare a lei e gli altri come trovare la propria espressione dell’identità di genere.

La sociolinguista Vera Gheno e l’uso dei pronomi per le persone non binary: “Nei paesi anglofoni – spiega la Gheno a La Repubblica – si sta diffondendo l’uso di specificare, tra parentesi, i pronomi personali con i quali si vuole essere appellati: ad esempio Vera Gheno (she/her). Questo accade per gli account social come pure nelle firme delle email, perfino nei poster di panel e convegni. Se questa fosse la soluzione adottata dalla maggioranza delle persone che non si riconoscono nel maschile e nel femminile, anche ‘loro’, con tutti i suoi limiti, potrebbe entrare nell’uso: le scelte dei parlanti non sono sempre ‘logiche’. Ci sono tante sperimentazioni venute dal movimento lgbtq+ e femminista, come l’asterisco, la x, la u, la y, la barra, l’apostrofo, lo schwa, eccetera. – si legge su Repubblica – Ognuna di queste soluzioni ha i suoi vantaggi e svantaggi. Bisogna prendere atto dell’esistenza di un limite espressivo sentito da alcuni membri della nostra comunità linguistica, come le persone non binarie, e lavorare alla ricerca di una soluzione accettabile per tutti, tutte e tutt3”.