Italia: Nina Zilli all’ESC 2012

“Oggi scrivo quello che canto. E mi chiamo Nina Zilli”.

Nina Zilli è un tornado, un vulcano, un’innamorata cotta di musica che ti inchioda con le sue passioni & fantasie prima ancora che tu abbia il tempo di ascoltare una sola delle sue canzoni. Nina che viene da un paesino della Val Trebbia che ha lasciato presto per l’Irlanda, gli Stati Uniti, dovunque la spingevano i sogni e le fantasie. Nina che è partita dalla musica anni 70 “per arrivare piano piano alla mia musica perfetta: la Motown, l’R&B della Stax, il soul, il pop rock dei primi 60”, incrociato con amori italiani di Mina e Celentano giovani e con la Giamaica che le fa battere forte il cuore. Reggae, rocksteady, ska: quando parla di Alton Ellis, di Phyllis Dillon, degli Ska-talites la sua voce cambia intonazione, è tenera e smaniosa nello stesso tempo. 

Come mettere tutto questo in musica? È un pò che ci prova, da quando ha deciso di accantonare i sogni dei 15 anni e di impegnarsi sul serio. Ha studiato da soprano (“ma preferivo di gran lunga il rock”), ha diviso il tempo fra l’università e piccoli gruppi live, ha fatto la vee jay, è entrata e uscita da una porticina laterale della discografia con un 45 giri che ha rimosso (“non ne ho neanche una copia d’archivio, giuro che l’ho rotto”). Nel 2001 ha fondato un complesso, Chiara & Gliscuri, con cui è riuscita a mettere a fuoco qualcosa della sua personalità: un inno alla musica rocksteady, una lettura del mondo con quegli occhiali prendendo dai repertorio più diversi, da Madonna ai Metallica, dalla Giamaica vera a una di fantasia, partendo magari dall’Australia degli AC/DC. Da quell’esperienza è nata la collaborazione con i Franziska, con cui gira l’Europa cantando reggae in inglese e patois. Ma è solo una parte del suo mondo. Nina ha tempo e voglie anche per scrivere canzoni, tanto, di tutto, e per proporsi come solista. 

Eccoci a oggi. Dal suo cilindro sempre zeppo, Nina Zilli ha estrattosei brani, ha aggiunto una cover storica (You Can’t Hurry Love delle Supremes, nella versione italiana – “L’amore verrà”) tutto in un ep uscito lo scorso settembre. Ecco un disco che non finirà in frantumi: perché Nina si è divertita un sacco e sente di essersi presentata bene, con quell’aria fresca di canzoni di una volta, con i fiati e un sacco di strumenti veri, in una dimensione “vintage” che illustra come si deve il suo paesaggio immaginario – una giovane e graffiante Mina a Detroit, reduce da un viaggio musicale a Kingston. 50mila, il singolo di lancio, con Giuliano Palma, è la canzone più compiuta e un bell’esercizio sul tema di amore/dolore, L’Inferno un rilassato “sha la la” che fa molto estate Sixties ; e Penelope, con gli Smoke, il brano che più si avvicina all’adorato rock steady. 

Il singolo “50mila” che così tanto successo ha avuto la scorsa estate, è stato scelto da Ferzan Ozpetek per il suo prossimo film -Mine Vaganti- in uscita il 12 marzo 2010. 

Nina Zilli ha partecipato quest’anno alla 60° edizione del Festival di Sanremo con il brano “L’Uomo che Amava le Donne” scritto insieme a Kaballà ed incluso nel nuovo album di studio uscito a Febbraio, ricevendo il Premio della Critica ‘Mia Martini’ e ‘Premio della Sala  Stampa Radio e Tv’ nella categoria Nuova Generazione. 

Sempre durante il Festival è stata inoltre premiata da Assomusica per la – Migliore esibizione live tra gli artisti in gara nella sezione giovani -, il riconoscimento, sulla base delle segnalazioni degli associati, le è stato assegnato per essersi distinta tra gli altri per la sua performance che ha evidenziato una spiccata vocazione all’esibizione live, con un ottimo senso del palco, ed una forte predisposizione al contatto con il pubblico, caratteristiche indispensabili per trasformare la musica dal vivo in emozione. 

Uscito il 19 febbario 2010 entra subito  al 12º posto nella Top Album FIMI, per rimanere nella Top 20 nelle seguenti settimane e raggiungere il 5º posto nella quinta settimana d’uscita dell’album decretandola rivelazione del Festival. 

Non solo successo di vendite ma anche radiofonico: L’uomo che amava le donne si piazza al 19º posto della classifica airplay, per poi arrivare al 14º posto ed essere uno dei brani più trasmessi da tutte le emittenti radiofoniche italiane. 

A fine aprile 2010 l’album Sempre lontano viene decretato disco d’oro a conferma del successo di vendite dell’album e del singolo sanremese. 

Nel 2010 partecipa all’annuale Concerto del Primo Maggio in piazza San Giovanni a Roma. 

Nel mese di maggio partecipa anche ai Wind Music Awards all’Arena di Verona e viene premiata come“New Artist”. 

Il 5 novembre esce il suo nuovo singolo Bacio d’a(d)dio il primo estratto da Sempre lontano Special Edition, la nuova release del primo album. La nuova versione del disco conterrà un DVD con l’intero concerto tenuto al Blue Note di Milano.

Tutti i concerti di Nina Zilli hanno registrato il tutto esaurito.  

Il 18 febbraio 2011 è ospite al 61° Festival di Sanremo per duettare con i La Crus nel brano Io confesso. La mattina partecipa alla conferenza stampa e il suo disco Sempre lontano viene premiato Disco di Platino.

Nel febbraio 2011 la cantante riceve due nomination ai TRL Awards 2011 nelle categorie Best Look e Italians Do It Better, e proprio lei, insieme a Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli, ha presentato la cerimonia tenutasi a Firenze il 20 aprile 2011.

Dal 6 maggio fino al 22 luglio 2011 conduce ogni venerdì pomeriggio il programma Stay Soul su Rai Radio Due.

Il 15 gennaio  2012 viene annunciata la sua partecipazione al 62° edizione del Festival di Sanremo con il brano Per sempre.

Il 15 febbraio 2012 uscirà il suo nuovo album d’inediti dal titolo L’amore è femmina.

Scopri “L’amore è femmina”, il nuovo album di Nina Zilli

L’amore è femmina: Lo ripete spesso. E lo dice sempre con un gran sorriso: «Io sono vecchia dentro». Tutti sanno che Nina Zilli è follemente innamorata della black music anni ’60. E con il primo album, il fortunato “Sempre lontano” (2010), l’ha esplorata in ogni sua sfumatura.

Ora, con le 12 canzoni di “L’amore è femmina”, fa un salto in avanti di dieci anni: nel nuovo disco, prodotto da Michele Canova,  ci sono ancora richiami al soul e al rhythm & blues della Motown e della Stax, ma ci sono anche molte altre cose della seconda metà dei ’60 e dei primi ’70, spesso contaminate con suoni più moderni. Infatti una delle sue doti è l’ecletticità: è abilissima nel mescolare il vecchio e il nuovo, riuscendo a far convivere atmosfere d’antan con una spruzzatina quasi punk.

Autoironica e appassionata, decisamente glamour, grazie alla sua rotonda vocalità propone un pop vintage capace di convincere anche l’ascoltatore più recalcitrante.

Con i suoi stop e le ripartenze, quei cambi di tonalità che le permettono di dominare le note basse senza alcuna sbavatura per poi andar su fino in cielo, Nina sembra quasi volerci ricordare che tutto ciò non è affatto frutto di improvvisazione, ma di lunghi anni di studio. Perché la ragazza di gavetta ne ha fatta.

Non volendo correre rischi, per questo nuovo album ha scritto moltissimo: almeno 35 canzoni, alle quali bisogna aggiungere tutte quelle che le sono arrivate da altri autori. Alla fine ne ha incise una ventina e ne ha scelte 12.

Dietro ogni pezzo c’è una lunga ricerca per trovare il suono giusto. Spesso ha usato strumenti e apparecchiature d’epoca per creare l’effetto che aveva in testa. Per esempio, alcuni brani (“L’inverno all’improvviso”, “Piangono le viole”, “La casa sull’albero”) sono caratterizzati dall’Arp Solina, il primo sintetizzatore della storia in grado di riprodurre il suono degli archi. In altri pezzi invece c’è un’autentica sezione d’archi: “Per le strade”, “Per sempre”, “La felicità”. Altrove ha usato il Binson Echorec, un vecchissimo eco a nastro che ha contribuito a rendere unici parecchi brani dei Pink Floyd.

Oltre a metterci la sua voce unica e a scrivere la maggior parte dei brani, Nina ha co-prodotto (assieme a Davide Tagliapietra e Pino “Pinaxa” Pischetola) l’album, ha arrangiato la sezione d’archi e quella di fiati ed ha persino suonato qualcosa qui e là.

Prima di passare ai singoli brani, un consiglio: mentre ascoltate il disco, ogni tanto chiudete gli occhi e cercate di immaginarla sul palco, con quel look vintage, la cofana e le sue movenze da diva di una volta. Il suo glamour senza tempo vi regalerà una scossa di adrenalina.

Nina Zilli, “L’amore è femmina” prodotto da Michele Canova produttore e managent Fabrizio Giannini dal 15 Febbraio in tutti i negozi di dischi e store digitali. 

ECCO LE CANZONI: 

PER LE STRADE: Cassa in quattro (ma la disco non c’entra) e uno di quegli incisi così avvolgenti che ti entrano in testa e non escono più. Un gran pezzo firmato da Pacifico.PER SEMPRE: La canzone che Nina presenta a Sanremo si basa su un ampio respiro melodico, reso ancora più maestoso da un arrangiamento molto classico, con tanto di sezione d’archi. Nina l’ha scritta a quattro mani con Roberto Casalino: «Ero andata a Roma per una session di scrittura con lui. Abbiamo scritto un brano molto bello e ne abbiamo sistemato un altro. Poi mi ha fatto sentire questo demo, e me ne sono innamorata subito. Ci ho messo le mani ed è diventata una canzone “mia” al cento per cento». Una curiosità: la batteria in studio l’ha suonata Biagio Antonacci, che per una volta è tornato alla sua antica passione: prima di diventare famoso è stato batterista.

UNA NOTTE: Un brano che esalta la vocalità di Nina. Potrebbe essere stato composto negli anni ‘60, ma quelle chitarre distorte “alla Clash” gli regalano un piglio di modernità. «L’ho composto di notte, su una di quelle tastierine che al mercatino dell’usato te le tirano dietro per 10 euro. Il giorno dopo in studio l’ho suonato al pianoforte e lì ho capito che è un gran pezzo».

L’INVERNO ALL’IMPROVVISO: Un rhythm & blues che sfocia in una grande apertura melodica nell’inciso. Il pezzo è reso incandescente da una sezione di fiati davvero maestosa. Il piano lo suona Nina: «Quel giorno non c’era il pianista, così ho detto “faccio io…”. Questa canzone è nata dopo una vacanza alle Seychelles, l’unico “lusso” che mi sono concessa negli ultimi due anni: là il clima era fantastico, a Milano invece era inverno. Quel contrasto mi ha ispirato queste note e questo testo».

LA FELICITÀ: Musica e testo sono all’antitesi: la musica è melanconica, di una tristezza abissale. Mentre il testo è una dichiarazione d’amore spassionata, che sconfina appunto nella felicità. «Il fatto», chiosa Nina, «è che la felicità allo stato puro non esiste: quando qualcosa va alla grande, puoi star certo che qualcos’altro va a rotoli». La canzone è di Diego Mancino.

L’AMORE È FEMMINA: Un pezzo assolutamente sixties (il ritornello, l’impostazione della ritmica, i fiati, i cori), ma nel complesso attualissimo. «Fabrizio Giannini, il mio manager, aveva ricevuto questo demo direttamente dall’Inghilterra. Mi è piaciuto, l’ho sistemato riscrivendo parte della melodia ed è diventata la title-track. Però il significato della canzone e del titolo dell’album sono differenti: nel primo caso si tratta di una donna che sostanzialmente dice a un uomo: “non aspettarti chissà cosa da me se ti comporti da stupido”. Nel secondo caso, invece, il riferimento è proprio all’amore, quello magnificato da Platone agli autori contemporanei. Sono tanti i maschietti che me parlano, ne scrivono, lo cantano. Ma siamo noi femmine che lo subiamo di più. Quindi mi domando perché sui dizionari dicono che è maschile? Per me l’amore è femmina».

PIANGONO LE VIOLE: Un pezzo decisamente soul: Nina l’ha composto quando era in tournée. «Originariamente era un rocksteady molto roots, ma Davide Tagliapietra è intervenuto esaltandone il lato armonico. In studio da Michele Canova, poi, a forza di sperimentare e limare i suoni, è venuto fuori questo mood fantastico, tra i Jackson 5 i e Fugees».

NON QUI: Un pezzo basato su una grande melodia che magnifica lo spirito soul di Nina. Il pathos dell’orchestra, in particolare degli archi, rende il tutto ancora più magico. «Questa canzone ho iniziato a scriverla parecchio tempo fa, ma non riuscivo mai a finirla – un po’ come era già successo con “50mila”. Ma credo sia valsa la pena lavorarci tanto: quando la canto mi regala un brivido speciale».

LA CASA SULL’ALBERO: Il pezzo che non t’aspetti. Un classico giro di blues per sostenere un testo dal contenuto social-ecologico che parla di fabbriche, lavori poco gratificanti, centri commerciali e… una casa sull’albero. Il brano è di un team di giovani autori fiorentini: «Mi hanno raccontato che uno di loro vive davvero in una casa su un albero… Per me  questa canzone è “Il ragazzo della via Gluck” in versione Ogm».

ANNA: Ed eccoci al surf, con uno di quei ritornelli che rendevano indimenticabili certe canzoni degli anni Sessanta. «Con questo pezzo ho iniziato Tagliapietra al surf. Sono andata in studio con la mia chitarra Jaguar e gli ho fatto sentire con la voce il suono che volevo: blin-blin-blin… Poi gli ho detto: adesso prendi questa chitarra e suonala. Dopo, mi ha confessato che si è divertito un casino». Anna era il nome di una delle nonne di Nina: «Il testo parla di una donna bellissima che mi ruba un uomo. Mi piace immaginare che quella donna sia nonna Anna, che conobbe nonno Zilli a 15 anni, si sposarono a 18, e hanno passato tutta la vita insieme».

UN’ALTRA ESTATE: Il trionfo dello swing, con un’atmosfera d’antan resa ancora più affascinante da un sax baritono. Nina ha composto la musica, il testo è di Carmen Consoli. «Io l’ho sempre amata: l’avrò vista almeno 15 volte in concerto. Per me è l’ultima cantante femmina degna di nota che abbiamo avuto in Italia».

LASCIATEMI DORMIRE: Inizia con un frinir di grilli e cicale, registrati da Nina a Creta subito dopo un concerto. Poi la sua rotonda vocalità, sostenuta da una potente sezione di fiati, ti ammalia un’altra volta. Un gran chiusura per un disco capace di regalare scosse d’adrenalina dall’inizio alla fine.

(Tratto da: eurofestivalit)