Da Adriano Celentano a Claudio Baglioni, da Ligabue a Gianni Morandi, ecco le reazioni dei vip alla notizia della morte del cantautore bolognese…
ADRIANO CELENTANO: «Da oggi il mondo sarà più buio». È commovente, anzi struggente, Adriano Celentano nel ricordare l’amico Lucio Dalla. È quasi una poesia quella che l’artista scrive per esternare il proprio dolore. «Lucio, amico caro di tutti. Da oggi il mondo sarà più buio. Prego e penso che poeti come te non dovrebbero mai morire. Il distacco umano da uomini e artisti grandi come sei stato e sei, ci coglie sempre impreparati». Il Molleggiato sembra quasi annichilito, stordito, dalla scomparsa di Lucio Dalla quando scrive che «ci mancherà tutto di te. Anche i momenti di eroica fragilità che contribuivano a renderti sempre più grande. Ti volevo e ti voglio bene». E ricorda: «Ero catturato dalla tua magica grandezza e delicata generosa umanità». E rende pubblici, Celentano, anche aspetti privati della loro amicizia: «Ricordo quando mia figlia venne da te per trascorrere qualche giorno speciale di vacanza…le apristi la tua casa come un padre accoglie un figlio. Parlavate di arte, di musica, della vita…Mi raccontò di avere vissuto giorni meravigliosi, indimenticabili. Indimenticabile come sei tu». Adriano, è la firma finale.
GIANNI MORANDI: «Mi manca l’amico», non un amico. Gianni Morandi appare scosso mentre al Tg1 parla della scomparsa di Lucio Dalla. «Ci conoscevamo dal ‘63 ed eravamo legati anche dal tifo per il Bologna oltre che dalla passione per la musica. Tanti anni di amicizia ci legano. Sentire che ci ha lasciato mi ha colpito, non riesco ancora a riprendermi. Mi manca l’amico».
Morandi racconta che Lucio è stato «uno dei più grandi, autore, cantante, musicista, jazzista, un uomo che parlava a tanta gente e sapeva comunicare». Per il conduttore del Festival di Sanremo, che solo pochi giorni fa aveva avuto Dalla in gara all’Ariston con Pierdavide Carone con la toccante «Nanì», Lucio «è stato un artista unico, a me mancherà molto anche come grande amico».
VASCO ROSSI: «Un colpo a tradimento, la fatalità, il caso! Ci sentiamo all’improvviso parte di una stessa grande famiglia a cui viene a mancare il capofamiglia… questo era Lucio Dalla: un padre affettuoso e sempre presente con il suo entusiasmo, le sue idee spesso all’avanguardia per il cantautorato italiano, il suo grande amore per la musica. Che lo ha accompagnato fino all’ultimo e questo ci consola, Lucio se ne è andato come avrebbe voluto, era in tour in piena attività». «La notizia – scrive il Blasco sulla sua pagina di Facebook – corre in rete, passa di bocca in bocca… è morto Lucio Dalla… Stroncato da un infarto, se ne è andato nel sonno.. Non siamo mai pronti a notizie del genere, rimaniamo attoniti, sbalorditi, spaventati, arrabbiati e poi tristi, molto tristi, senza parole. C’est la vie, questa è la vita… ha la precedenza su tutto meno che sulla morte, che arriva quando meno te la aspetti…». E conclude: «Nessuno muore mai completamente, qualche cosa di lui rimane sempre vivo dentro di noi! W Lucio Dalla».
LUCIANO LIGABUE: Ciao Lucio. Grazie.
Lucio Dalla è stato una delle persone più libere fra quelle che hanno fatto canzoni nella nostra storia.
Era libero di seguire tutti i doni che gli sono stati fatti.
Prima di tutto quello di una musicalità che gli usciva da ogni poro. Bastava che posasse le mani su un pianoforte o soffiasse su un sax o un clarinetto e ne usciva subito MUSICA. Poi la sua voce che, naturalmente, …era così piena di MUSICA che tante volte era costretto a inventare linguaggi e suoni perché la lingua italiana non gli bastava.
E finalmente le parole, quando ha cominciato a scriverle – da «Come è profondo il mare» in poi – sono sempre state piene di malinconia, meraviglia, ironia, gioco, stupore.
E tutto è sempre stato all’insegna di un’enorme, instancabile vitalità.
Durante l’anno più difficile della mia vita – quando mi sono ritrovato a fare l’artigliere da montagna a Belluno – le poche volte che mi hanno dato una licenza, non più di cinque/sei, sul mangianastri della mia vecchia Opel girava sempre «Dalla», l’album con «Balla Balla Ballerino», «Il parco della luna», «La sera dei miracoli», «Meri Luis», «Cara» e altre meraviglie. In uno stato emotivo come quello era incredibile l’effetto che mi facessero quelle canzoni. Chiaramente, al rientro in caserma, le stesse canzoni avevano il compito di passarmi un po’ di forza ma succedeva sempre che su «Futura», l’emozione diventasse quasi insostenibile. Amarezza e speranza, malinconia e gioiosità, attaccamento al passato e spinta verso il futuro, in quel pezzo (insieme a chissà quanti altri stati d’animo) c’erano e ci sono tutti.
Era il terzo album di una trilogia di capolavori: «Come è profondo il mare», «Lucio Dalla» e «Dalla» che, cosa più unica che rara nella nostra storia, erano uno dietro l’altro. Un filotto di gioielli.
Parecchi anni fa, mi arriva una chiamata sul telefono. Io rispondo ed era proprio lui. Non c’eravamo mai sentiti prima. Mi dice «Guarda, scusa se ti disturbo, ma avevo bisogno di dirti una cosa velocissima. Ho sentito la tua nuova canzone per radio e vedrai che con quella vendi settecentomila copie». Io non feci neanche in tempo a ringraziarlo per la sorpresa che lui aveva già messo giù. Dentro di me pensavo «See, settecentomila copie… ma quando mai…». La canzone, appena uscita, era «Certe notti».
Concludo dicendo che fra le tante cose che ammiro in lui c’è la sua anomalia. Lo classificano fra i cantautori ma è un’etichetta che non lo inquadra bene.
Lui era ed è Lucio Dalla.
FRANCESCO GUCCINI: «La notizia della sua morte mi ha sconvolto. È una perdita gravissima per la musica italiana ma soprattutto perché con lui perdo un amico, un uomo generoso e ironico». Francesco Guccini parla così della scomparsa di Dalla e ricorda il loro primo incontro e i progetti insieme.
«L’ho incontrato per la prima volta quando suonava il clarinetto con gruppi dai nomi come Reno Jazz Band (Casalecchio, ovviamente!), Panigal Jazz Band eccetera. Era la fine degli anni 50. Insieme – racconta all’ANSA – progettammo una radio, negli anni 70, la “Marconi and company”, ma quando la polizia chiuse Radio Alice fummo costretti a lasciar cadere il progetto».
«Una sera – continua Guccini – andammo in macchina a Vergaio, dove abitava Benigni, che allora era agli inizi della sua carriera e faceva “Cioni Mario”, per registrare le sue gag: con i genitori di Benigni tutti intimiditi che ci offrivano il caffè guardandoci come degli alieni materializzati in salotto». «Era – ricorda Guccini – un uomo profondamente vivace: ecco, uno che viveva senza risparmio, e senza paura di esaurire l’entusiasmo. Un vero testimone della musica, uno che per la musica ha vissuto».
FRANCESCO DE GREGORI: «Francesco De Gregori non vuole fare dichiarazioni. Ha solo detto che è molto triste»: lo ha dichiarato Michele Mondella, che da 40 anni lavora al fianco di Lucio Dalla e di De Gregori, curandone la promozione e la comunicazione.
LAURA PAUSINI: «Non posso pensare che la notizia della scomparsa sia vera». Stenta a crederci Laura Pausini che sulla sua pagina Facebook ha linkato il video del suo concerto a Roma dello scorso 3 gennaio, quando ha interpretato sul palco «L’anno che verrà». «Lucio è il primo artista italiano che mi vide cantare in un ristorante di Bologna quando avevo 8 anni – scrive la cantante – e non posso dimenticare la sua carezza sui miei capelli e le sue belle parole di incoraggiamento. Mi è stato vicino con affetto in tutti questi anni ed io casualmente ho deciso di rendergli omaggio quest’anno durante i miei concerti con la canzone con la quale da piccola l’ho conosciuto… Mi sembra così strano non averla potuta cantare di fronte a lui… Forse l’avrei potuto fare l’11 marzo proprio nella nostra Bologna. Chi era a Roma, l’ha cantata con me e questo è il nostro omaggio al grandissimo cantautore bolognese che ha segnato la storia della musica e della cultura italiana per sempre. Ciao Lucio – conclude la Pausini – per fortuna rimarrai con noi, con il tuo talento e le tue idee buffe e innovative, ma soprattutto emozionanti».
NEGRAMARO: «Lucio non c’è più una grande tristezza», «la sera dei miracoli… e noi l’aspetteremo… ciao Lucio. addio poeta»: a più riprese su Twitter i Negramaro ricordano Dalla e postano in suo ricordo un accenno alla canzone «4 marzo 1943» concludendo con «Lucio c’è». «Nella sua voce e nei suoi testi ho sempre trovato tutto quello di cui avevo bisogno… l’umanità e l’infinito…» scrive Giuliano Sangiorgi.
GIANNA NANNINI: «Mi sono innamorata con le sue canzoni, ho duettato con lui sul palco, in tv e nei ristoranti. Lucio è uno che ha dato Cultura alla “cultura” della musica italiana e per questo era e resta internazionale. Io “a modo mio” lo amo e lo aspetto in Piazza Grande».
RENZO ARBORE: «Era un musicista originale, di grande valore che ha inventato uno stile italiano e anche napoletano. Per lui succederà quello che è successo con Gaber e De André: le sue opere migliori verranno studiate e apprezzate, si capisce che è nuova letteratura e poesia»: così Renzo Arbore ricorda all’ANSA Lucio Dalla, che definisce «suo compagno di clarinetto». «Lo conoscevo fin dagli esordi io facevo il dj e l’ho incoraggiato» racconta Arbore. «Adesso – aggiunge – si fa una specie di inevitabile sunto della sua attività di artista: lui era innanzitutto un musicista di grande valore, istintivo e originale, sia al clarinetto che nelle sue composizioni. Aveva inventato un filone italiano come dimostrano alcune sue melodie e perfino napoletano con Caruso. È una gravissima perdita per la musica italiana. Gli ero vicino anche dal punto di vista umano perché avevamo tanti amici pugliesi in comune, l’ho visto l’ultima volta a Manfredonia tre-quattro mesi fa e poi l’ho visto a Sanremo dirigere con sapienza e con stile personale l’orchestra».
ANTONELLO VENDITTI: «Muore un amico, un compagno di viaggio per tutti gli anni ‘70 e ‘80. Muore una parte importante di me».
ROBERTO VECCHIONI: «Ha dato tanto ed è stato uno dei tre, quattro grandi della canzone d’autore. Ho appena appreso la notizia, sono costernato»: è il primo commento di Roberto Vecchioni. «È una notizia che mi avvilisce. Era pieno di vitalità, l’ho visto al Festival di Sanremo con tanto brio e tanta carica. Mi vien da pensare quanto sia insana la fatalità. Fosse stato malato uno si prepara, invece così…
Bisogna aggrapparsi alla vita». Tanti i ricordi di Vecchioni: «Abbiamo fatto manifestazioni insieme, ci siamo incontrati nelle stesse sale di registrazione e poi quante volte abbiamo parlato di musica ma anche di politica, di filosofia. L’infarto arriva così. Bisogna aggrapparsi alla vita».
GIGI D’ALESSIO: «Stento a credere alla scomparsa di Lucio Dalla perché prima di essere un grande artista, è stato per me un grande amico e ora è come se fosse scomparso un mio familiare, uno zio»: così Gigi D’Alessio ricorda Dalla. «Ci ha sempre unito l’amore per Napoli dove abbiamo cantato insieme in diverse occasioni, una tra tutte il concerto in Piazza Plebiscito. È stato uno dei più grandi artisti italiani di tutti i tempi e un grandissimo cantautore, le sue canzoni e la sua musica insieme al suo estro rimarranno per sempre un patrimonio enorme per tutti gli italiani».
EMMA MARRONE: «Che triste giornata, il grande maestro Lucio Dalla ci ha lasciato, una grande perdita per la musica italiana». La vincitrice di Sanremo, Emma Marrone, commenta attraverso i social network (Facebook e Twitter) la drammatica notizia. «Sono molto vicina anche al mio amico Pierdavide Carone», aggiunge riferendosi all’ex concorrente di Amici che al festival era in coppia con Dalla.
EROS RAMAZZOTTI: «Non potrò mai dimenticare il suo telegramma al mio primo Sanremo, mi scrisse: “Olè”. Fu il primo messaggio e ne fui onorato, ci mancherà tanto la sua genialità, era un grande…»
EUGENIO FINARDI: «Lucio no, proprio non me l’aspettavo! L’avevo visto a Sanremo pochi giorni fa, sempre allegro, con quei suoi occhi da Elfo che sembravano guardarti dentro e sorridere di ciò che vedevano. Sembrava eterno. Lo stesso che clowneggiava con il clarinetto alla Palazzina Liberty di Milano, quando lo vidi per la prima volta mentre cantava “Com’è Profondo Il Mare”, 30 anni fa. Lo stesso che cantava “Paff Bum” con i mitici Yardbirds, guadagnandosi il rispetto e la gratitudine di noi piccoli rocker. Un jazzista inventatosi cantautore trasformato in Pop Star. Mi ha fatto l’onore di suonare in 2 mie canzoni. Un uomo fiero, ironico, molto emiliano. Un grande musicista. Però questa brutta sorpresa non dovevi farcela Lucio! Buon viaggio, salutami Caruso…»
CLAUDIO BAGLIONI: «Lucio bravo e geniale ha vissuto tutta una vita con la volontà di stupire e la voglia di stupirsi». Così Claudio Baglioni ricorda Lucio Dalla. «È stato il grande clown – continua Baglioni – del circo della musica. Quello che suona il clarinetto e che affabula, fa versi, stranisce gli occhi. Capace di giocare con le trottole delle parole, di raccontare storie struggenti, di camminare i sentieri di favole strambe, di arrampicarsi su cime visionarie. Lucio ha scritto le pagine del suo libro con tanti segni di punteggiatura. Punti interrogativi che drizzavano la schiena e diventavano esclamativi. Ma uno alla fine s’ingobbiva di nuovo e restava la domanda del suo sguardo».
PIPPO BAUDO: «La canzone di Lucio che preferisco….come faccio, con un dolore così…comunque sicuramente “4 marzo 1943”, quella che rivoluzionò il Festival di Sanremo…Era scandalosa, c’era la famosa bestemmia e non si poteva fare. Fu un grande successo invece…. È inutile girarci intorno, dopo Modugno ci fu solo Dalla». Lo ha detto un commosso Pippo Baudo, ricordando il suo amico Lucio Dalla. «Ho vissuto con lui momenti deliziosi – ha aggiunto – ora provo un dolore tremendo. È stato un mio grandissimo amico, c’era grande rispetto e stima fra noi. Insieme abbiamo lanciato “Caruso” e poi “Attenti al Lupo” che non voleva fare ma io gli suggerii di farla buffonesca, e fu un grande successo. Lucio non era solo un amico, era un fratello, un mio grande compagno di viaggio. Fare un discorso su di lui è complesso, era dotato di grande spiritualità…bisognerebbe scrivere un libro su di lui e le sue canzoni».
LUCA CARBONI: «Un lutto immenso! Ciao fratello Lucio!!!» è il tweet con cui Luca Carboni ha salutato il collega e concittadino Lucio Dalla. Passano poche ore e arriva anche la cancellazione del concerto previsto per domani a Bologna: «Scusate il disagio che vi creo. Non me la sento – ha scritto -. Il live di domani sera a Bologna al Numa è rimandato a venerdì 9 marzo».
PUPO: Nel consueto spazio di «Attenti a Pupo» in onda su Radio 1 Rai, Pupo – ancora scosso dalla terribile notizia della scomparsa – ricorda Lucio Dalla. «Un vero amico ed artista» apre cosiì Pupo la sua speciale diretta radiofonica che non poteva non essere dedicata al cantautore bolognese. «Mi ricordo, con la Nazionale Cantanti ci soprannominarono i due “piccoletti” della canzone. Non segnammo nessun goal ma ci divertimmo moltissimo».
SAMUELE BERSANI: «Sono sconvolto. Ho appena saputo di aver perso il mio grande Maestro, un Amico unico con cui potevo confrontarmi e imparare da oltre 20 anni». Sono le parole di Samuele Bersani, cantautore bolognese come Lucio Dalla, e da Lucio Dalla scoperto e lanciato nei primi anni 90. «La sua poetica e la sua musica – scrive Bersani in un messaggio sulla sua pagina Facebook – sono il vero motivo per cui da bambino ho scelto di voler fare il cantautore ed è grazie a Lucio se poi ho potuto sparare le mie prime cartucce. Al momento non ho altre parole, ma vi ringrazio di cuore per i messaggi che mi state facendo arrivare».
SABRINA FERILLI: «Se in questo mondo ha ancora un senso la parola bontà, posso dire che Lucio Dalla è l’uomo più buono che abbia conosciuto nella mia vita, il più generoso e il più libero». Così Sabrina Ferilli ricorda all’ANSA Lucio Dalla. È a casa a Roma, affranta, addolorata, solo poche parole per un dolore grande, dice. Giusto 10 anni fa erano stati insieme in tv su Raiuno in uno show di successo del sabato sera, «La bella e la bestia».
POOH: «Lucio è stato l’esempio più bello di chi ha saputo trasformare con leggerezza il proprio lavoro in un’arte. Lucio, perché così lo chiamiamo tutti da sempre, senza bisogno del cognome, è stato amico e fratello di tutti quelli con cui ha lavorato, cantato o anche solo parlato. Sempre uguale a se stesso, sempre in equilibrio perfetto con una cultura acquisita e inventata strada facendo. Lucio è stato l’esempio più bello di chi ha saputo trasformare con leggerezza il proprio lavoro in un’arte. Lucio, con la sua continua voglia di stupire e la sua involontaria capacità di piacere al mondo!».
PUPI AVATI: «Lucio aveva 16 anni e io 21. Suonavamo lo stesso strumento solo che lui lo suonava molto meglio di me. Se ho smesso di fare il jazzista e mi sono messo a fare cinema è stata anche colpa sua». Così Pupi Avati ricorda Lucio Dalla, in un’intervista a Tgcom24. «Provai invidia nei suoi confronti – prosegue il regista bolognese – ironicamente posso dire che mi rovinò alcuni degli anni della mia vita. A Barcellona pensai anche di spingerlo giù dalla Sagrada Famiglia».
«Dalla era l’amico definitivo, da anziani ci dicevamo cose di intimità assoluta anche se, forte del suo ottimismo, lui continuava a guardare al futuro» continua Avati. «Lui ha musicato gli ultimi due miei film. Ci siamo sentiti poco prima di Sanremo. Era nato con la vocazione per la musica, qualsiasi cosa toccasse diventava musica. Io l’ho riscoperto nel tempo e questa è la peculiarità di Lucio che farà si che le sue canzoni non saranno mai dimenticate».
ROCCO PAPALEO: Rocco Papaleo, in diretta a Radio Italia, ha dichiarato che questa mattina non riusciva a credere alla notizia della scomparsa di Lucio Dalla. «Il mio mito principale, un artista immenso, unico e speciale, grande musicista, poeta, intrattenitore e comunicatore». Così ha definito Dalla l’attore e regista che aveva incontrato di recente l’artista al Festival di Sanremo. «Non dimenticherò mai quel momento» ha aggiunto. L’attore ha detto ancora che Dalla era un uomo pieno di ironia e perciò bisogna ricordarlo sempre con un sorriso. Papaleo ha ascoltato molti dischi dell’artista bolognese e ha assistito a numerosi suoi concerti, tra cui uno da studente a Piazza Mancini a Roma.
Subito dopo l’intervento in diretta, Rocco Papaleo è rimasto negli studi di Radio Italia ad ascoltare fino all’ultima nota “Cara”, il suo brano preferito di Lucio Dalla e che egli spesso suona con la chitarra.
NINO D’ANGELO: «Lucio è stato uno dei più grandi cantautori italiani, musicista completo, un grande uomo»: così Nino D’Angelo ricorda Lucio Dalla. «Per me Lucio – aggiunge D’Angelo – è stato soprattutto uno dei miei primi fan, ci siamo conosciuti tanti anni fa a Napoli e lui mi stimava fin dalla prima ora».
«Con lui – ricorda – ho fatto trasmissioni in tv, i grandi Capodanno in piazza, ed è stato uno dei miei ospiti alla “Festa di Piedigrotta” qualche anno fa, a Napoli, quando ero direttore artistico. Ospite a sorpresa, si è presentato, è salito sul palco, mostrando anche in quel caso grande stima. È stata una bella amicizia» conclude.
CARLO VERDONE: «Ho appreso la notizia con grande dolore. Solo quindici giorni fa Dalla mi aveva chiamato chiedendomi di presentargli il suo libro, ma nello stesso giorno dovevo presentare il mio. Così ho dovuto dire di no». Così Carlo Verdone commenta a caldo la scomparsa del cantautore. «Ma sono invece contento di una cosa: avevo dedicato a lui un intero film come Borotalco e lui ne andava fiero» sottolinea l’attore e regista. E conclude: «Ci sentivamo spesso al telefono. Con lui si perde un grande compositore e una persona colta ed estremamente generosa».
NICOLETTA MANTOVANI: «Sono stravolta». Nicoletta Mantovani, vedova di Luciano Pavarotti, ha la voce rotta per la notizia della morte di Lucio Dalla. «Era un grande amico di Luciano. Un grandissimo artista e un grandissimo uomo, con una sensibilità enorme. Che ha saputo starmi vicino nei momenti difficili», ha detto. Dalla e il maestro modenese hanno cantato insieme a tanti «Pavarotti & Friends»: si ricorda in particolare l’esibizione di «Caruso». «Non riesco a crederci» ha aggiunto Nicoletta Mantovani.
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