Riproponiamo l’intervista che il conduttore Fabio Fazio ha concesso al settiminale TV Sorrisi e Canzoni, dove ha anticipato alcuni dei cambiamenti nella prossima edizione del Festival di Sanremo.
«Guarda che bello quell’orto: ci sono spezie e erbe di ogni genere. Al mondo di orti fatti così ce ne sono pochissimi. E io ho la passione degli orti». Io invece non ci capisco niente di orti, ma capisco che questa vacanza sui monti, con la moglie e i suoi due bambini (scatenati dall’aria frizzante della Valle d’Aosta e dagli infiniti prati verdi), piace tantissimo a Fabio Fazio.
È rilassato, sorridente e un pò filosofo, proprio come succede ai montanari che vedono le cose con disincanto e distacco. Qui, dove tutto è natura, colori e silenzio, sembra difficile parlare delle cose del mondo (e della tv in particolare), invece succede. E non si può non partire dal Festival di Sanremo, in programma dal 12 al 16 febbraio 2013, che Fabio torna a organizzare e condurre dopo le due edizioni (con record di ascolti) del 1999 e del 2000.
«Detto così sembra esagerato» esordisce Fabio. «Ma sotto certi aspetti faremo la rivoluzione a Sanremo».
Oddio, che succede, abolisci la gara? Niente canzoni inedite? Tutto in playback?
«Abolirò l’eliminazione dei big: in 14 partono e in 14 vanno in finale. In compenso, eliminerò 14 canzoni».
L’altitudine deve avermi reso duro di comprendonio. Come fai, Fabio, a eliminare le canzoni e non i cantanti?
«Ti spiego: ogni cantante presenterà non una, ma due canzoni inedite. In pratica, in ciascuna delle prime due serate si esibiranno 7 big e ognuno presenterà due canzoni inedite. Saranno dei veri e propri miniconcerti. Finita l’esibizione, il pubblico da casa dovrà votare quale delle due canzoni preferisce e quella resterà in gara. Dal giovedì, i 14 big si sfideranno con la canzone scelta dal pubblico».
Di fatto ribalti la vecchia tradizione che voleva una canzone cantata da due interpreti, uno italiano e uno straniero.
«Sì. Inoltre do la possibilità ai cantanti di rischiare qualcosa, di non presentare quello che spesso viene chiamato il brano “sanremese”, ma di proporre anche qualcosa di più originale, o bizzarro. Questo meccanismo ha il vantaggio che costringerà tutti a ragionare di canzoni. In un certo senso torneremo al concetto dei vecchi 45 giri, quelli con il “lato A” e il “lato B”. E a me questo aspetto un po’ nostalgico piace tantissimo. E non escludo che sia lo stesso cantante a “consigliare” al pubblico quale delle due canzoni votare, quella che a lui stesso sembra più adatta per vincere il Festival».
Sceglierai tu i cantanti e le canzoni?
«Sì, insieme agli altri autori, che sono poi quelli della mia squadra di sempre. I giovani invece verranno selezionati da un direttore musicale che si occuperà anche dell’orchestra. Sto cercando un nome prestigioso».
Quindi il primo elemento del nuovo Sanremo l’abbiamo individuato: la canzone è la protagonista. Poi, che succede? Che tono immagini per il Festival?
«Il linguaggio che vorrei è quello del divertimento: disporre la gente al sorriso. Corrisponde al momento che sto vivendo: sarà l’aria di Cogne, la tranquillità che sento dentro. Passano gli anni e si apprezza di più la fortuna avuta, si impara a non vivere la tensione: voglio essere io il primo a portare allegria».
Ci sarà Luciana Littizzetto con te?
«Sì, almeno lo spero. Immagino per lei una co-conduzione. Verrà qui in montagna fra qualche giorno per parlarne. Se deciderà di starci, sarà sorprendente il modo in cui interpreterà il ruolo della “valletta mora” e della “valletta bionda”».
Ti aspettavi la proposta di rifare il Festival?
«No, sinceramente no. Ma è un grande onore e anche una bella soddisfazione, perché io in realtà mi aspettavo di rifare “Vieni via con me” su Raitre dopo il grande successo che abbiamo avuto e invece dopo quel rifiuto incomprensibile mi sembrava impossibile che ci sarebbe stata una proposta di questo genere. Ora con la Rai si è ricucito un rapporto totale. Io sono orgoglioso di lavorarci da 29 anni. Pensa che la chiamo ancora “la Rai”, con l’articolo. Oggi invece dicono “Rai è in grado, Rai farà…”, senza articolo, con il linguaggio freddo del marketing. La Rai per me è la storia della televisione e io voglio avere cura di quell’articolo che significa fondamentalmente una cosa: considerare la gente che guarda la tv non “consumatori” ma “pubblico”».
Quindi?
«Per me Sanremo è uno dei pochi valori televisivi veramente positivi, un appuntamento affettuoso e popolare, sempre più nobile. È la memoria di un Paese, un’istituzione affettuosa, una vera festa popolare. Io lo vedo così».
Popolare è un aggettivo delicato.
«Lo so: in questi anni la tv ha fatto coincidere spesso gli aggettivi popolare e volgare. Vorrei recuperare il valore nobile dell’aggettivo popolare, visto che la canzone è una delle cose più popolari che ci siano».
Roberto Saviano è compatibile con Sanremo? In altre parole, ci sarà all’Ariston?
«Vedremo, il Festival è uno strumento talmente importante che può essere utile anche per parlare di cose interessanti. La musica resterà sempre l’elemento narrativo fondamentale, ma Sanremo può diventare anche l’occasione per affrontare grandi temi».
Intanto Saviano sarà spesso a «Che tempo che fa», che quest’anno cambia formula.
«In parte sì. La domenica resterà immutata, sia come orario sia come ingredienti. Invece la puntata del sabato la trasferiremo alla prima serata del lunedì, fino alle 22.30 perché poi Raitre organizzerà una seconda serata».
Cosa succederà il lunedì?
«Sarà una sintesi di “Che tempo che fa”, “Vieni via con me” e “Quello che (non) ho”, Saviano interverrà ma non avrà uno spazio fisso, ci sarà Massimo Gramellini e faremo qualche innovazione, approfittando dello “scudo” di una formula di successo per sperimentare un po’…».
I bambini girano attorno al loro papà, che in una giornata di sole così bella sembra pensare a tutto fuorché al lavoro. Gli dico che otto mesi sono un sacco di tempo per pensare a Sanremo.
«Oh no, affatto: io sono lento, mi piace lavorare per piccoli passi» dice. Poi veniamo interrotti da una guida alpina, che Fabio ha contattato perché sogna di fare una passeggiata coi ramponi sul ghiacciaio.
Gioia, sua moglie, e la stessa guida alpina non è che lo sconsigliano, ma insomma, quasi: l’allenamento, il freddo, l’altitudine, l’attrezzatura…
«Io penso di essere in grado di farcela» insiste Fabio. Si vede che ha bisogno di un’«impresa». Qualcosa di concreto.
L’emozione di un terzo Sanremo non ti basta?
«Ma sì, certo, sarà emozionante. Ma ora sono più saggio, più “laico”, ho imparato a dare il giusto peso alle cose. E Sanremo è soprattutto due cose: lavoro e divertimento».
Mi sa che, alla fine, sul ghiacciaio coi ramponi ci va, eccome se ci va.
(Tratto da: sorrisi)
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