Sanremo 2013: Le interviste a i Giovani di Sanremo 2013 – Andrea Nardinocchi

Andrea-nardinocchiAndrea nasce a Bologna il 6 aprile del 1986.

Andrea, quando è stato il tuo primo incontro con la musica?
«Ho giocato per tanti anni a basket e quello era il mio sogno. A 18 anni ho capito che era un sogno irrealizzabile e allora mi sono chiesto: cosa faccio? Provo a cantare!»

E in che modo ci hai provato?
«Ho frequentato una scuola perché non ne sapevo niente di musica, fino ad allora avevo ascoltato solo hip hop. I risultati sono stati subito positivi e ho iniziato ad appassionarmi. Sono arrivati i Queen, i Dire Straits, i Pink Floyd, Mina, Battisti…».

E poi?
«A 24 anni ho iniziato a scrivere pezzi miei e nel 2010 ho provato a produrmi, perché sapevo che se non lo avessi fatto da solo nessuno lo avrebbe fatto per me… E l’anno scorso è uscito “Un posto per me”, un bel successo radiofonico. Sono contento, è successo tutto alla velocità della luce».

Il tuo brano di Sanremo, «Storia impossibile», di cosa parla?
«E’ una riflessione esistenziale travestita da canzone d’amore. Non fa bene continuare a frequentarsi se una storia d’amore è ormai finita».

E’ autobiografica?
«Tutti i pezzi che scrivo sono legati a qualcosa che ho vissuto. E adesso mi sto rendendo conto che le relazioni possono anche non fare bene».

Come componi?
«Non ho basi tecniche, ma una sviluppata sensibilità emozionale per la musica. Riesco ad osservare un mio pezzo solo dopo che l’ho finito».

Che sonorità ha «Storia impossibile»?
«Lo descriverei un iper pop di gusto».

L’emozione più forte di questa esperienza del Festival, finora?
«Il brivido di cantare accompagnato da un’orchestra. Sentire suonare gli strumenti e non i suoni campionati, è un’emozione super».

Se dovessi vincere Sanremo cosa succederebbe?
«In Italia già solo riuscire ad andare al Festival è come laurearsi in economia con 110 e lode. A Carpino, 6000 abitanti in provincia di Foggia, il paesino dove è nata mia mamma, ci sono i manifesti sui muri tipo “Vota Antonio”…Non riesco a immaginare cosa accadrebbe con una vittoria».

Nella tua vita a cosa hai rinunciato per la musica?
«A nulla, ma ho dedicato la totalità di me stesso alla musica, da quando l’ho scoperta.

Qual è il tuo sogno professionale?
«Avere una carriera lunga e piena di soddisfazioni a livello internazionale. Il mio unico punto di riferimento artistico è Michael Jackson. Ecco, mi piacerebbe portare arte e intrattenimento alla gente».

Dopo il Festival?
«Uscirà il disco “Il momento perfetto”».

Chi è il tuo preferito tra i colleghi giovani?
«Il Cile: per il suo modo di scrivere rappresenta il cantautorato italiano 2.0. E alle mie orecchie suona fresco e vero».

(Tratto da: TV Sorrisi e Canzoni)

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