ESC 2022 – Russia: Slavia Simonova avrebbe rappresentato la nazione all’Eurovision 2022

Slavia Simonova (Ярослава Симонова) avrebbe rappresentato la Russia alla 66ª edizione dell’Eurovision Song Contest 2022, che si svolgerà il 10, 12 e il 14 maggio 2022 presso il PalaOlimpico di Torino, in Italia.

Stando a quanto riportato dal sito cipriota Eurovision Fun, la giovane artista Slavia Simonova (Ярослава Симонова) sarebbe stata scelta da Channel One per rappresentare la Russia all’Eurovision Song Contest 2022 di Torino.

Yaroslava Simonova – studentessa della Central Music School al Conservatorio statale di Mosca PI. Tchaikovsky, pianista, cantante, compositore, vincitore del premio «Radio Jazz» 2016. Vincitrice del concorso televisivo russo “Blue Bird 2018” («Синяя Птица 2018»). Nel 2017, l’Unione dei critici musicali della Russia (Союз музыкальных критиков России ) l’ha riconosciuta come la migliore nella nomination al debutto dell’anno («Дебют года») nella categoria Jazz / Blues («Джаз/блюз»). Ha partecipato alla registrazione di album di Igor Butman e della Moscow Jazz Orchestra / Игоря Бутмана и Московского джазового оркестра (Just Sing, «Зимняя сказка», “Winter’s Tale”), ha pubblicato due album per pianoforte solista: Tchaikovsky Children’s Album и Chopin & Debussy.

Alla scelta di Channel One il Dream Team si è fortemente opposto, volendo portare a Torino Klava Koka o un altro artista maschile il cui nome rimane segreto. La decisione per Slavia Simonova è stata presa diversi giorni prima dell’invasione russa ed il motivo del ritardo nel suo annuncio è stato che fino alla fine ci sono state trattative tra Channel One e il Dream Team per mantenere la collaborazione anche questo anno. Il Dream Team ha però rifiutato la collaborazione anche per il fatto che la canzone di Slavia era una sua composizione ed era prossima all’annuncio ufficiale.

La Russia questo anno non prenderà parte all’Eurovision Song Contest 2022 in quanto esclusa dall’EBU-UER a causa dell’invasione dell’Ucraina. Oggi le emittenti televisive e radiofoniche statali Channel One, VGTRK e Radio House Ostankino hanno sospeso la loro adesione all’EBU-UER.

Questo il testo del comunicato, pubblicato sul sito ufficiale EBU-UER: “Il Consiglio Esecutivo dell’EBU-UER, in virtù degli eventi in corso in Ucraina, ha deciso di sospendere i rappresentanti dai suoi tre membri russi (RTR, Channel One e Radio House Ostankino) dal servire nei gruppi di governance, inclusi il Consiglio Esecutivo e tutti i Comitati Statutari. Questo segue la decisione presa la scorsa settimana di escludere la Russia dall’Eurovision Song Contest 2022. Nel mettere in atto quest’azione, il Consiglio Esecutivo ha preso nota della dichiarazione pubblica messa in atto dai tre membri dell’organizzazione il 26 febbraio, in cui annunciavano di voler abbandonare l’EBU-UER. Una decisione presa come conseguenza diretta dell’esclusione della Russia dall’Eurovision Song Contest. I membri ci hanno confermato verbalmente l’intento di andarsene e aspettiamo la loro formale conferma. La sospensione rimarrà in vigore finché non sarà data nuova notifica al Consiglio Esecutivo.”

La decisione dell’EBU-UER di escludere la Russia dall’Eurovision Song Contest 2022 di Torino ha provocato la reazione delle emittenti radiotelevisive di Mosca, che hanno deciso di ritirarsi dall’European Broadcasting Union.

Una scelta che, al momento, non è stata ancora comunicata ufficialmente all’ente europeo, che a tal proposito ha pubblicato una nota pubblicata sul sito ufficiale.

Ecco la nota dell’EBU-UER dopo l’esclusione della Russia: “L’EBU-UER è a conoscenza di notizie secondo cui la Russian Television and Radio Broadcasting Company (RTR), Channel One Russia e Radio House Ostankino si stanno ritirando dall’EBU-UER. Tuttavia, al momento non abbiamo ricevuto alcuna conferma formale dai nostri membri. L’EBU-UER è stata informata da RTR venerdì che questo potrebbe essere il risultato della sospensione della Russia dall’Eurovision Song Contest di quest’anno. Tuttavia, alla luce della crisi senza precedenti che si sta verificando in Ucraina, il nostro Comitato Esecutivo ha ritenuto che l’inclusione della partecipazione russa nell’evento di quest’anno avrebbe indebolito i valori del Contest e screditato la concorrenza. La nostra Unione si impegna a sostenere i valori dei media di servizio pubblico e, con l’escalation di questo conflitto, la nostra priorità deve essere garantire che tutti i cittadini continuino ad avere accesso a notizie e informazioni affidabili e indipendenti e che i giornalisti siano autorizzati a riferire liberamente e in sicurezza. Siamo con tutti i nostri membri che stanno lavorando in circostanze estremamente difficili per portare rapporti imparziali al loro pubblico: sostenere la libertà dei media deve ora essere una priorità per tutte le parti in questo conflitto.”

Fino a una decina di giorni fa la vittoria dell’Ucraina all’Eurovision Song Contest 2022 appariva poco probabile. Gli scommettitori erano tutti concordi nel considerare come vincitori annunciati – ancor prima di leggere la lista completa dei partecipanti: alcune nazioni devono ancora scegliere il proprio rappresentante – Mahmood e Blanco, lanciatissimi dopo la vittoria al Festival di Sanremo con la loro “Brividi”, il cui successo ha raggiunto presto dimensioni internazionali. Poi, mentre la delegazione ucraina dell’Eurovision Song Contest faceva i conti con il caso Alina, ritiratasi dopo aver vinto il concorso interno, lasciando il posto ai Kalush Orchestra, la crisi tra Ucraina e Russia è precipitata, con le conseguenze che conosciamo. Facendo impennare le quotazioni di Kiev all’Eurovision Song Contest. 

Chi conosce la storia dell’Eurovision Song Contest sa bene che la kermesse continentale, nata in pieno secondo dopoguerra, nel 1956, per celebrare il ritrovato spirito di coesione dei paesi europei, è qualcosa di più che un semplice trionfo del kitsch: qualcuno ha definito l’evento, non a torto, uno specchio per comprendere l’Europa di oggi e i suoi equilibri geopolitici, nonostante negli anni si sia via via allargato anche verso oriente, ammettendo alla gara anche paesi che non fanno parte del Vecchio Continente (dall’Egitto a Israele, passando addirittura per l’Australia, che dal 2015 gareggia per “vicinanza culturale”). Lo sa in fondo anche l’EBU-UER – l’Unione Europea di Radiodiffusione, l’ente che organizza l’evento, che in un primo momento si era rifiutato di escludere la Russia dall’edizione 2022 sostenendo che l’Eurovision Song Contest fosse “un evento culturale non politico” (motivo per il quale la Georgia nel 2009 venne esclusa dall’Eurovision Song Contest di Mosca perché la band Stephane & 3G nel bel mezzo di un’altra crisi che riguardava la Russia, quella con la Georgia appunto, si presentò con un brano che era un chiaro attacco a Putin, “We don’t wanna put in”).

Alla fine i vertici dell’organizzazione hanno deciso di deppennare Mosca dall’elenco dei partecipanti: “La decisione riflette la preoccupazione che, alla luce della crisi senza precedenti in corso in Ucraina, l’inclusione di un partecipante russo possa portare discredito alla manifestazione – hanno fatto sapere in una nota – l’EBU-UER è un’associazione di emittenti apolitica impegnate a sostenere i valori del servizio pubblico. Restiamo impegnati a proteggere i valori di un concorso culturale che promuove lo scambio e la comprensione internazionale, riunisce il pubblico, celebra la diversità attraverso la musica e unisce l’Europa su un unico palco”.

Il tutto mentre i tre componenti della band ucraina dei Kalush Orchestra, che a maggio dovrebbero portare la bandiera gialloblu sul palco del PalaAlpitour di Torino, annunciavano la decisione di .arruolarsi nell’esercito di Kiev, che in questi giorni drammatici sta difendendo l’Ucraina dall’invasione russa.

A fare da ideale sfondo alla storia dell’Eurovision Song Contest c’è sempre stata l’altra Storia. I palchi dei vari palasport che negli anni hanno ospitato l’evento hanno spesso ospitato guerre combattute non a colpi di arma da fuoco ma a suon di canzoni, balletti e quant’altro. Di esempi da fare ce ne sarebbero moltissimi – dal Libano che nel 2005 si ritirò per non mandare in onda l’esibizione dell’israeliana Shiri Maimon con “HaSheket SheNish’ar” alla faida tra Azerbaigian e Armenia – e molti, tra quelli più recenti, riguardano proprio Ucraina e Russia. Nel 2014 a Copenhagen, città che quell’anno ospitava l’Eurovision Song Contest, le russe Tolmachevy Sisters, in gara con “Shine”, vennero duramente contestate durante la diretta televisiva per via della recente annessione della Crimea da parte di Mosca.

Ciò nonostante, il duo riuscì a classificarsi settimo, soprattutto grazie alla spinta delle giurie nazionali, mentre il televoto – non è possibile votare dal proprio paese per il proprio paese – bocciò sonoramente “Shine”: la Russia ottenne punteggi alti da parte di Bielorussia, Armenia e Moldavia, i paesi che – secondo la teoria dei “blocchi strategici”, che si basa sui legami politici tra stati legati tra loro da rapporti di amicizia o cuginanza – rientrano nel blocco cosiddetto “sovietico”, quello dei paesi dell’ex Patto di Varsavia ancora legati a Mosca. Nel 2016 l’ucraina Jamala portò sul palco del Globen Arena di Stoccolma “1944”, una canzone cantata in parte in lingua tartara e dedicata alle sofferenze della minoranza tartara di Crimea sotto Stalin: in quel caso, nonostante le proteste della Russia, l’EBU-UER non chiese il ritiro della cantante e della canzone, che vinse ottenendo il massimo dei punteggi da parte di paesi come Bosnia ed Erzegovina, Georgia, Lettonia, Macedonia del Nord, Moldavia, Polonia, Serbia e Slovenia. Uno smacco per la Russia, che nel 2017 neppure gareggiò a Kiev. 

Il fatto che l’edizione del 2022, in programma dal 10 al 14 maggio a Torino, dopo la vittoria dei Måneskin l’anno scorso a Rotterdam, capiti in questo preciso momento storico, è significativo e sarà interessante scoprire se ancora una volta l’Eurovision Song Contes si rivelerà una cartina di tornasole per gli equilibri geopolitici continentali. Va detto che “Stefania”, il brano dei Kalush Orchestra selezionato per partecipare alla kermesse, non è un brano propriamente politico, ma sul palco del PalaAlpitour potrebbe assumere quel peso: scritta interamente in lingua ucraina, la canzone è un’ode alle madri, dipinte come figure forti e amorevoli. Una vittoria, di fronte ai 200 milioni di spettatori che seguono ogni anno la kermesse, sarebbe scontata.