ESC 2023- Italia: Ecco l’esibizione di Marco Mengoni in Finale dell’ESC 2023

Ha ormai preso il via la Finale dell’Eurovision Song Contest 2023, alla Liverpool Arena, e Marco Mengoni ha finalmente calcato il palco in occasione della serata conclusiva. 

In scena, il cantante si è esibito per undicesimo e ha proposto una nuova versione di “Due vite”, il singolo con cui ha vinto Sanremo 2023 e con cui è quindi in gara alla 67esima edizione del contest canoro internazionale per rappresentare l’Italia.

Mengoni aveva già fatto ascoltare al pubblico il suo brano dal palco della Liverpool Arena durante la prima semifinale dell’Eurovision 2023, che si è svolta lo scorso 9 maggio 2023. Pochi minuti prima dell’inizio della Finale, l’artista originario di Ronciglione si è aggiudicato il premio collaterale Marcel Bezençon Award per la migliore composizione, intitolato al fondatore della manifestazione.

Per Marco Mengoni è un ritorno dopo aver partecipato all’Eurovision Song Contest a Malmö, in Svezia, nel 2013 con “L’essenziale”. A questo proposito, ha raccontato: “Oggi c’è meno pressione e mi sto divertendo di più, come ho fatto all’ultimo Sanremo. Sono più grande, ho fatto più esperienze e posso capire meglio l’importanza di un palco come questo. 10 anni fa ero più giovane, ho vissuto tutto con molta emotività e non mi sono goduto neanche un momento”.

Pubblicato il video dell’esibizione di Marco Mengoni che interpreta “Due vite”, nella Finale dell’Eurovision Song Contest 2023, che si è svolta stasera sabato 13 maggio.

Dopo l’ottima prova per le giurie di ieri sera, anche stasera un’emozionatissimo Marco Mengoni ha fornito una performance vocalmente ineccepibile, convincendo sia il pubblico in arena, che è esploso in boato al termine del brano, sia quello che stava seguendo lo show in TV.

Marco Mengoni ha scelto di amplificare “Due Vite” portandola anche fisicamente sul palco della Liverpool Arena. Una narrazione “concreta” che mostra la relazione intima con noi stessi e la ricerca di equilibrio tra sogno e realtà.

Durante la performance di Marco sul fondo si stagliano due figure, che si muovono su due scale speculari, tra il cielo che si compone sul gigantesco ledwall che incornicia la scena e il palco che si fa nebuloso. I performer raccontano come la nostra essenza più vera “sia un esercizio di equilibrio tra conscio e inconscio”, rimbalzando (su un trampolino) e tornando in equilibrio sulla scala così come accade dentro di noi.

Il nostro essere più autentico e la presa di coscienza di noi stessi passano infatti attraverso l’accettazione – simboleggiata da un abbraccio finale – di tutte le nostre sfaccettature, quelle più libere che sperimentiamo nell’inconscio e quelle più razionalmente frenate della nostra quotidianità.

Per portare in scena il suo mondo Marco Mengoni ha scelto l’arte unica di Yoann Borgeois: artista internazionale (solo di recente ha collaborato con Harry Styles per il video di “As it was” e per la performance ai Grammy, con Pink in occasione della sua partecipazione al Graham Norton Show, e ancora con Coldplay, Serena Gomez, Missy Elliot and FKA Twig), un performer, coreografo, direttore artistico, acrobata definito “a playwright of physics” (The New York Times).

Per realizzare la performance Marco ha, ancora una volta, deciso di collaborare con il team di Black Skull Creative, team con cui ha già sviluppato la costruzione dei suoi ultimi (e prossimi) show live.

Sul palco Marco Mengoni indosserà un total look custom made di Atelier Versace: con un pantalone nero in pelle e una canotta dalla texture metallica.

Marco Mengoni, che si esibirà per undicesimo cantante in gara alle 22.09, all’entrata in scena durante la passerella introduttiva si presenterà sventolando la bandiera italiana e quella della versione 2018 della bandiera Rainbow. Disegnata da Daniel Quasar, la bandiera presenta nuove strisce colorate dedicate alla comunità di colore, a quella transgender, ai malati di Hiv e a chi è morto per portare avanti la battaglia dei diritti.

L’Eurovision Song Contest 2023 dell’Italia si chiude con un ottimo quarto posto per Marco Mengoni, che perde il podio per soli 12 punti rispetto alla rappresentante israeliana Noa Kirell.

Un risultato eccellente per l’artista vincitore dell’ultima edizione del Festival di Sanremo e che proietta il nostro paese in una dimensione musicale davvero importante.

L’Italia conquista, quindi, la sesta top ten consecutiva nell’Eurovision Song Contest, la decima nelle ultime dodici edizioni, ovvero da quando siamo tornati a partecipare al concorso.

Marco Mengoni un pò a sorpresa migliora il piazzamento ottenuto dieci anni fa a Malmö. Allora fu settimo con ‘L’essenziale’, mentre questa volta arriva a un passo dal podio, nonostante in pochi avrebbero scommesso su un risultato cosi buono.

Addirittura la proposta italiana era considerata, nelle classifiche, la quarta in una ipotetica classifica comprendente soltanto i Top 5.

Invece Francia, Spagna, Regno Unito e Germania sono state protagoniste di una debacle colossale, mentre Marco Mengoni ha affrontato la kermesse con naturalezza e consapevolezza dei propri mezzi. Un brano non eurovisivo, ma decisamente solido e una serie di esibizioni di livello.

Negli ultimi 6 anni, quindi, il peggiori piazzamenti dei brani proposti dai rappresentanti italiani sono i sesti posti del 2017 di Francesco Gabbani e di Mahmood e Blanco dello scorso anno.

L’Italia c’è, senza se e senza ma. Negli ultimi dodici anni siamo indubbiamente il paese con il miglior piazzamento medio. Una vittoria, due secondi, un terzo, un quarto, un quinto e due sesti posti. Una serie di performance difficilmente ripetibili e che sono la migliore risposta a chi sostiene che il Festival di Sanremo non sia l’adeguata selezione nazionale per scegliere il rappresentante al Festival.

Ora non ci resta che continuare su questa strada, celebrando la musica italiana, proprio come stanno facendo anche i nostri Marco Mengoni e Mahmood, protagonisti di una serie di date in Europa. 

Aggiornamento: Dopo il successo dell’Eurovision, una parola a Claudio Fasulo, vicedirettore dell’intrattenimento di prima serata della Rai e responsabile delle spedizioni Italia. Dalla risposta positiva di Mengoni alla conferma di un seguito della manifestazione dopo l’edizione torinese, Fasulo è ottimista: “La storia va allargata nei palinsesti, anche oltre la musica”.

L’Eurovision Song Contest 2023 si è conclusa con la sesta top 10 italiana consecutiva nella competizione, grazie al quarto posto di Marco Mengoni con Due vite. Il Liverpool, dopo giorni di vera festa per le strade, è tornato alla normalità. Anche Claudio Fasulo, vicedirettore dell’intrattenimento in prima serata per la Rai e con ruoli importanti all’interno dei comitati EBU (European Broadcasting Union, organismo che riunisce le Tv pubbliche europee) è tornato alla sua quotidianità che prevede la sveglia alle 5:15 a seguire ogni mattina il programma di Fiorello su Rai2. Fasulo però continuerà a pensare all’Eurovision perché dovrà fare i conti anche con l’edizione svedese nel 2024. La prima Eurovision di Claudio Fasulo è stata l’edizione di Stoccolma 2016, la prima volta su Rai1 condotta dal regista Andrea Fabiano e con Francesca Michielin in concorso . «Anche se l’anno prima, a Vienna con Il Volo, ero andato a curiosare personalmente per prendere appunti grazie all’allora capodelegazione Nicola Caligiore», spiega. Con Claudio Fasulo cerchiamo di capire come è andata questa edizione, che nella finale del 13 maggio su Rai1 ha sfiorato i 5 milioni di telespettatori e ha raggiunto il 34% di share. A cui aggiungiamo target: 50,1% di quota di femmine 15-24 anni, 39,9% di maschi 35-44 anni, 41,5% di formazione universitaria.

Qual è il budget di questo? Un bilancio positivo. Il lavoro svolto in questi anni ha permesso di far conoscere l’ESC al grande pubblico e anche ad artisti, case discografiche, produttori e autori. Fino a qualche anno fa era percepito come un evento un po’ hipster, ora soprattutto dopo il successo dei Maneskin permette agli artisti di raggiungere il mercato internazionale.

L’edizione 2023 ha superato le aspettative Auditel? Torino 2022 ha cambiato la percezione e l’affetto verso l’Eurovision. La finale in ascolti è stata accesa, ma i dati interessanti sono quelli delle semifinali, contro il calcio sulle varie reti e una decisa controprogrammazione, e in particolare i dati della seconda semifinale. Non avevamo Marco Mengoni sul palco o altri motivi molto popolari oltre ai Piqued Jacks in competizione per San Marino. L’8% di share di Rai2 certifica che l’Eurovision, a prescindere dai suoi protagonisti, ha grande attenzione.

Visto che per le semifinali la trasmissione termina molto presto per i canoni televisivi italiani, intorno alle 23, possiamo ampliare il racconto dell’evento? dico grande. Credo ci siano buoni margini di upgrade per rendere l’evento più ricco di contenuti, e parlo di contenuti non esclusivamente musicali. Sia per questioni di palinsesto che di attività connesse, l’Eurovision può essere raccontata in maniera ancora più ampia. Potremmo approfondire la sua storia, che invece è riassunta nelle anteprime dello spettacolo che sono state create ad hoc.

Potresti osare di piazzare le semifinali su Rai1? In Rai cercavamo un assegno dopo Torino 2022, in casa nostra. Bisognava verificare quale fosse la scia lasciata da quell’edizione rispetto a quando partecipiamo all’estero. Penso che il risultato sia stato apprezzabile. In funzione Svezia 2024 ne parleremo.

Pensate di riconfermare la coppia Gabriele Corsi – Mara Maionchi nel commento? Doveva esserci Malgioglio… …ma poi ha fatto qualcos’altro (ride, ndr). Gabriele e Mara sono stati bravissimi, credo siano piaciuti a tutti, rappresentano un equilibrio tra un nome tecnico e una voce creativa, come già successo con Federico Russo e Flavio Insinna che devo ancora ringraziare perché hanno segnato il solco dal 2016. Con le coppie di conduttori abbiamo sempre cercato di rendere l’evento più accessibile all’interesse generale. Mara e Gabriele ci hanno fatto sorridere, hanno dato colore, sono competenti e apprezzati.

Molti hanno notato i problemi tecnici di connessione. Sì, li abbiamo avuti. Mi congratulo con Gabriele e Mara per il loro “volo alla cieca” nella prima semifinale. Abbiamo perso il contatto diretto tra la regia di Roma e quella di Liverpool, e abbiamo lavorato con i cellulari. Nella seconda semifinale il commento è saltato a un momento chiave. Anche se abbiamo rimediato in corsa, il lieto fine della situazione non può però essere la pulizia di tutto ciò che non ha funzionato sul piano tecnico. Voglio dire che non è stata colpa della Rai.

Anche Marco Mengoni ha mostrato una bandiera LGBTQ durante la Flag Parade, ne eri a conoscenza prima che lo facesse? No, non lo sapevamo. Ma credo che non sia stato utilizzato per scopi strumentali. Eurovision apre al confronto delle idee.

Fai parte dell’EBU Reference Group Eurovision insieme a Simona Martorelli, anche per la Rai. Qual è il tuo contributo in questo gruppo decisionale e di cosa si tratta? È l’organo consultivo che collabora con le emittenti ospitanti alla realizzazione dell’Eurovision. I produttori esecutivi entrano a far parte di questo gruppo per due anni consecutivi, e io e Simona ci saremo fino al 2024 perché abbiamo svolto quel ruolo a Torino. Ci permette di parlare con il supervisore esecutivo Martin Österdahl. Mi permetto di aggiungere che dal 4 maggio sono stato nominato dalla Rai e poi eletto dall’EBU fino al 2025 nel suo Comitato TV, dove mi occuperò di tutte le coproduzioni televisive europee dei gruppi televisivi che fanno parte del EBU come serie, spettacoli e documentari. Un doppio compito gratificante.

Per il Liverpool 2023, nel tuo ruolo nel Reference Group, hai suggerito di avere Mahmood tra gli ospiti? No, non l’ho suggerito io (ride). È stata una grande idea della BBC. Ho portato la mia straordinaria esperienza di Torino 2022, confrontandomi con i vari broadcaster e produttori, condividendo decisioni, valutazioni, consigli. Ed è quello che si farà con la televisione svedese SVT a partire da giugno con il primo meeting del post-Liverpool Reference Group.

Suggerirai modifiche al formato dell’Eurovision? Quest’anno le semifinali sono state decise al 100% dal televoto, ma non la finale dove le giurie hanno cambiato un po’ i risultati dando la spinta finale alla Svezia. C’è spazio per il cambiamento. Non vi nascondo che da ieri pomeriggio ho chiesto un incontro al mio gruppo di lavoro per valutare cosa fare a livello produttivo, autoriale ed editoriale. Una mail circolare su cosa non ha funzionato e cosa potrebbe essere migliorato nel medio periodo, almeno secondo noi. È chiaro che ognuno tira l’acqua al proprio mulino, a seconda di chi fa meglio in giuria o al televoto. Ma ben vengano i cambiamenti. 

Confronto Sanremo-Eurovisione. Il racconto musicale del Festival è pop, ma l’Ariston, anche se sacro, resta un teatro. Non ci sarebbe bisogno di andare di pari passo anche qui? È un tema vivo. L’Ariston nella realizzazione scenografica ha un perimetro che ha ormai dei limiti che conosciamo bene. Non è un mistero che da anni con il Comune di Sanremo stiamo pensando a una soluzione innovativa che consenta di sviluppare la parte dell’intrattenimento a condizioni più simili ad altre esperienze europee”.

Inevitabile chiedersi a fine stagione quale sia lo stato dell’intrattenimento Rai. La stagione è andata molto bene. Oltre a Sanremo c’è il successo delle grandi rubriche seriali della Rai, di nuovi titoli di successo come The Voice Senior che si è consolidato confermando la sua posizione nel palinsesto. Nel caso di Benedetta Primavera, lo spettacolo ha avuto uno sviluppo interessante nelle 4 puntate consacrando il valore oggettivo di una grande artista come Loretta. Era una varietà autentica, pura. E sono contento anche di Cattelan che si è ben affermato nella seconda serata di Rai2.

Inevitabile anche chiederti dell’uscita dalla Rai di Fabio Fazio con il quale hai avuto a che fare da tempo.

Con Fabio Fazio ho fatto il mio ultimo Sanremo da autore e il mio primo da capo struttura, parliamo del 2013 e del 2014. So che professionista è, è apprezzato per questo.

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