Sanremo 2021: Naomi Campbell co-conduttrice della prima serata di Sanremo 2021

La top model Naomi Campbell è la terza co-conduttrice del Festival di Sanremo 2021.

Ad annunciarlo è Amadeus in un’intervista rilasciata a La Stampa, in edicola oggi, mercoledì 27 gennaio.

Amadeus svela la presenza di un’altra donna sul palco del Teatro Ariston di Sanremo: la modella Naomi Campbell a Sanremo 2021 lo affiancherà in una delle cinque serate, sembrerebbe la prima serata.

Per la Campbell si tratta di un ritorno televisivo in Italia dopo l’ospitata nel 2017 da Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa, dove, nel corso dell’intervista, la modella di origini afro-giamaicane, si commosse nel rivedere le immagini di Gianni Versace, che sancì, a suo avviso, la sua affermazione in Italia.

Uno dei momenti televisivi in cui però tutti ricordano la partecipazione di Naomi Campbell è sicuramente l’intervista realizzata nel 2004 da Mara Venier nella première di Domenica In, dove si arrivò alla celebre esclamazione della Venier, dopo i tanti no ricevuti dalla modella riguardo a domande che avevano come oggetto la sua vita privata: “Facciamo una cosa: visto che non vuole rispondere a nulla, faccia lei delle domande a me. Io rispondo a tutto.”

La modella va ad aggiungersi alla cantante Elodie e all’attrice Matilda De Angelis e alle altre sette donne (in totale saranno dieci) che affiancheranno nella conduzione il direttore artistico della kermesse canora. L’appuntamento è in primavera in diretta su Rai 1, in mezzo alle mille incertezze sulla possibilità di presenza del pubblico a causa dell’emergenza coronavirus. 

Amadeus sembra avere le idee chiare: “La donna che aprirà il Festival di Sanremo 2021 sarà Naomi Campbell. Questa estate ho visto un servizio su di lei e su ciò che rappresenta al di là della moda. Lei sarà certamente la co-conduttrice della prima serata perché amo il racconto delle loro sperienza. In totale mi vedrete al fianco dici donne: alcune per una serata, altre per tutta la settimana e si rappresenteranno come preferiranno. Naomi potrà raccontare ciò che il pubblico non sa e che le appartiene. La sua amicizia con Nelson Mandela, le sue battaglie per i diritti civilli e contro il razzismo. Vedrete, sarà magnifica”.

Poi il conduttore  e direttore artistico ha parlato di come sarà il Festival: “Sanremo è stato per anni assembramento ma quest’anno non sarà possibile. La gente a casa vedrà uno spettacolo che sembrerà il più simile possibile a quello degli altri anni ma dietro le quinte sarà organizzato con metodi chirurgici!.I giornalisti che voteranno i cantanti in gara sono considerati dal regolamento. Quando, dove e come saranno svolte queste votazioni? “I rappresentanti delle varie testate voteranno il venerdì sera e in questi giorni stiamo approntando il luogo dove accogliere gli accreditati: il Casinò di Sanremo, con saloni molto ampi che permetteranno distanziamento e sicurezza”, ha sottolineato Amadeus.

Nel frattempo il ministro della Salute Roberto Speranza, a quanto apprende l’Adnkronos, avrebbe chiesto al Comitato tecnico scientifico di stilare dei protocolli di sicurezza per gli artisti al Festival di Sanremo ma ha ribadito il “no” al pubblico in sala. Un no che nulla sposta, poiché da giorni Amadeus e la stessa Rai hanno ufficializzato che in sala sarà ammessi solo figuranti, regolarmente stipendiati in quanto parte integrante dello spettacolo, come succede negli altri programmi tv che hanno scelto questa strada.

Speranza avrebbe inviato una lettera al coordinatore del Cts (Comitato tecnico scientifico), Agostino Miozzo, dopo le richieste ricevute dalle associazioni del comparto discografico, chiedendo la messa a punto di un protocollo sanitario ben definito per gli artisti sul palco e dietro le quinte. Nella missiva il ministro chiederebbe che queste indicazioni vengano fornite “in tempo utile”, ribadendo che per quanto concerne gli spettacoli che si svolgono in sale teatrali come il Festival, restano vigenti le disposizioni previste dall’ultimo Dpcm che consentono lo svolgimento degli spettacoli in assenza di pubblico. Già negli scorsi giorni i rappresentanti dei discografici, vale a dire Fimi, Pmi e Afi, avevano scritto al Ministro chiedendogli di interpellare il Cts sui protocolli.

Intanto, arrivano nuovi nomi per il palco, oltre a quelli già confermati nei giorni scorsi di Elodie e Matilda De Angelis: si parla di Giorgia, Fiorella Mannoia (che ha appena concluso il suo programma in RAI “La Musica che gira intorno”) e Ornella Vanoni. Confermata anche anche la top model Naomi Campbell, sarà la terza coconduttrice del Festival di Sanremo 2021. Ad annunciarlo è stato Amadeus in un’intervista rilasciata alla Stampa. Sarà presente in occasione della prima serata.

Stefano Coletta, direttore di Rai 1, nella mattinata di ieri, durante la presentazione della nuova stagione de Il Cantante Mascherato, non si è mai sottratto alle domande sanremesi.

Nelle dichiarazioni il direttore di Rai 1 ha rassicurato che i protocolli di sicurezzas saranno quelli utilizzati per tutte le altre trasmissioni della RAI e riguardante la polemica circa la presenza del pubblico al Teatro Ariston collegata alla chiusura di tutti gli altri teatri per effetto del DPCM ha sottolineato: “Facciamo questa operazione pensando al pubblico, rispettando i protocolli, lo stiamo realizzando in grande sicurezza tenendo in considerazione la salute di tutti, che è al primo posto. Il Festival potrà essere meno rischioso che immaginarlo post-Dpcm. Sanremo è il ‘continuum’ fisiologico di tutto l’intrattenimento che siamo stati capaci di realizzare quest’anno nonostante la pandemia. Il Festival è in linea con tutto quanto Rai 1 ha realizzato quest’anno. Sanremo sarà un programma televisivo, seriale e condensato in 5 serate, ma un programma televisivo che, invece di andare in onda da Roma o da Milano, andrà in onda da Sanremo. I protocolli sono gli stessi. A Sanremo, andrà in onda uno show all’Ariston “protocollato” come uno show televisivo”.

Zlatan Ibrahimović rischia la squalifica. Sui social rimbalza da ore la richiesta di escludere Ibrahimović dal Festival e il Direttore di RAI1 Stefano Coletta ha preferito non rispondere alla domanda.  Ma cosa è successo? Il calciatore del Milan che sarà ospite in tutte e 5 le serate di Sanremo 2021, ieri sera, durante Inter-Milan di Coppa Italia, il campione svedese si è reso protagonista di un diverbio dai toni accesissimi con Romelu Lukaku, calciatore dell’Inter, a causa del quale non sono mancate anche accuse di razzismo, già prontamente rispedite al mittente dal calciatore, tramite social. Ma allo stesso tempo anche la direzione artistica di Sanremo 2021 è particolarmente in agitazione. Questa uscita non è chiaramente in linea con i valori della RAI e dare un megafono al giocatore durante il Festival è fuori discussione.

A proposito di festival di Sanremo e a proposito di pubblico in presenza, pagante o pagato che sia, nella mattinata di oggi a dire la sua è intervenuto il ministro di Beni culturali e Turismo, Dario Franceschini. Il 62enne politico nato a Ferrara ha pubblicato sul suo account Twitter il seguente messaggio: “Il Teatro Ariston di Sanremo è un teatro come tutti gli altri e quindi, come ha chiarito ieri il ministro Roberto Speranza, il pubblico, pagante, gratuito o di figuranti, potrà tornare solo quando le norme lo consentiranno per tutti i teatri e cinema. Speriamo il prima possibile”.

L’esternazione del Ministro della Cultura segue la richiesta, inoltrata due giorni fa dal collega a capo del dicastero della salute Roberto Speranza al CTS, di un protocollo sanitario da applicare ad artisti e maestranze che interverranno alla prossima edizione del Festival della Canzone Italiana. Contestualmente all’appello al Comitato coordinato da Agostino Miozzo Speranza aveva espresso la propria contrarietà alla presenza del pubblico in sala al Teatro Ariston, nodo – quest’ultimo – che sta facendo molto discutere: considerata un punto fermo dal direttore artistico e conduttore Amadues – che pure, per non contravvenire alle norme disposte dal dpcm in vigore fino al prossimo 5 marzo, aveva pensato di concerto con la RAI all’intervento di figuranti contrattualizzati, tecnicamente non inquadrabili come pubblico – la presenza di spettatori in platea è stata contestata dal direttore del Teatro Nazionale di Genova Davide Livermore, che – nel corso di un’intervista a La Stampa – aveva invitato i gestori dei teatri di tutta Italia ad aprire i battenti nel caso al Festival fosse stata concessa una deroga riguardante la presenza del pubblico.

Benché Amadeus abbia definitivo il Festival al tempo del Covid “non uno spettacolo televisivo”, l’intenzione di RAI e direzione artistica sarebbe esattamente quella di configurare l’evento come una trasmissione televisiva, in modo da non contravvenire alle direttive anti-contagio del governo che al proposito della “presenza di pubblico (comparse, figuranti, ospiti)” spiegano: “Alle trasmissioni televisive non si applica il divieto previsto per gli spettacoli, perché la presenza di pubblico in studio rappresenta soltanto un elemento “coreografico” o comunque strettamente funzionale alla trasmissione. Deve essere comunque sempre garantito il rispetto delle prescrizioni sanitarie, nonché quelle in materia di distanziamento interpersonale sia fra il pubblico o gli ospiti, sia fra il personale artistico e il pubblico o gli ospiti medesimi”. 

Il tweet di Franceschini, tuttavia, pare aver scatenato tensioni ai piani alti di viale Mazzini: secondo un’indiscrezione riferita da Dagospia Amadeus e Fiorello avrebbero chiesto alla direzione del servizio pubblico compattezza dalla presenza del pubblico in sala, arrivando addirittura a minacciare – in caso contrario – di abbandonare la manifestazione.

Il giornalista Michele Bovi ha analizzato le ricorrenze dei brani in gara con canzoni già edite: “Aspettiamoci nuove accuse di plagio per l’edizione 2021”. 

Canzoni inedite, titoli no. il regolamento del Festival di Sanremo prevede che i brani in gara siano nuovi, ma non si può dire lo stesso delle parole e delle espressioni scelte per identificare le canzoni stesse, e l’edizione 2021, in partenza il 2 marzo, non fa eccezione.

L’indagine di Michele Bovi porta alla luce centinaia di precedenti per ogni canzone sia tra Big che Nuove Proposte e analizza con i massimi esperti del diritto d’autore lo stato dell’arte richiamando ale responsabilità della Siae e del ministero dei Beni culturali.

Quasi tutti i titoli delle canzoni del Festival di Sanremo 2021 hanno decine, o centinaia e persino migliaia di identici precedenti, in barba alla legge sul diritto d’autore che considera il titolo come irripetibile segno distintivo dell’opera dell’ingegno. Lo rivela un’indagine condotta dall’esperto di diritto d’autore Michele Bovi (autore del libro ‘Ladri di canzoni’ Hoepli editore) assieme a Grazia De Santis. Indagine, anticipata dall’Adnkronos, nella quale il giornalista parla di rischio denunce, forte dell’analisi dei noti avvocati Giorgio Assumma e Giampietro Quiriconi. “Il Festival di Sanremo resta il più oggettivo strumento di valutazione dello stato della creatività musicale degli autori italiani – scrive Bovi – Dopo 70 anni di canzoni orecchiabili diventa sempre più arduo comporre una melodia capace di sorprendere per originalità: aspettiamoci nuove accuse di plagio per l’edizione 2021”.

“Se i sentieri melodico-armonici sono stati tutti ripetutamente battuti, anche per i titoli delle canzoni gli autori non sembrano orientati ad azzardare guizzi di immaginazione. Persino un gruppo dal nome stravagante come La Rappresentante di Lista parteciperà al Festival con la canzone ‘Amare’: scontato supporre l’esistenza di precedenti di un titolo del genere, che infatti – racconta Bovi che approfondirà il tema sul suo sito http://www.michelebovi.it da domani – è stato addirittura già in gara a Sanremo, edizione 1979, proposto da Mino Verniaghi. Eppure basta poco per distinguersi pur rimanendo sui medesimi termini e concetti: ad esempio Scialpi nel 1991 intitolò la sua canzone ‘A…Amare’ e Andrea Mingardi al Festival di Sanremo del 1994 giocò al raddoppio con ‘Amare amare’. Lo ha fatto quest’anno Willie Peyote con ‘Mai dire mai’, al quale ha aggiunto, tra parentesi, (La Locura), un termine a doppio senso: metà follia in spagnolo, metà cultura del lockdown. E ha fatto bene: senza quel supplemento la sua canzone si sarebbe confusa nella marea di ‘Mai dire mai’ eseguite negli ultimi 60 anni da una formidabile schiera di celebrità della musica italiana. A cominciare dal 1959 quando ‘Mai dire mai’ composta da Aldo Salvi con le parole di Gian Carlo Testoni diventò un successo per Caterina Valente ripetuto un anno dopo da Peppino Di Capri”.

“Da allora – approfondisce Bovi – a incidere sempre diverse ‘Mai dire mai’ sono stati Anna Oxa (1984), Renato Zero (1986), i Pooh (1987), Tosca (1996), Ricchi e Poveri (1998), Paolo Belli (1999), Umberto Tozzi (2000), Fausto Leali (2002) Alberto Fortis (2005), Alexia (2005), poi Anna Tatangelo il cui singolo ‘Mai dire mai’ battezzò il suo album del 2008 e per ultimo Ligabue nel 2019”.

“Il canone del copia-copia – prosegue Bovi – vale invece per ‘Ora’, il brano di Aiello. Adottò questo titolo nel 1966 Bruno Martino per il motivo iniziale del varietà televisivo ‘Aria condizionata’, poi surclassato dalla popolarità della sigla finale ‘Se telefonando’ di Mina; dopo Martino incisero canzoni intitolate ‘Ora’ Eros Ramazzotti (1985), Dora Moroni (1986), i jazzisti Giorgio Gaslini (1988) e Avishai Cohen (1998), Ludovico Einaudi (2004), Chiara Civello (2005), il gruppo Dirotta su Cuba (2005), Jovanotti (2011) e per ultimo Gigi D’Alessio che ha intitolato ‘Ora’ il brano guida del suo album del 2013. Idem per ‘Voce’ di Madame: Bungaro cantò ‘Voce’ nel 2012 e Lara Fabian si esibì con lo stesso titolo al Festival di Sanremo 2015 e un anno dopo un’altra ‘Voce’ emerse dall’album di Arisa. Anche ‘Parlami’, titolo del brano di Fasma, conta diverse decine di precedenti, alcuni illustri come ‘Parlami’ di Peppino Gagliardi del 1972, seguito da incisioni con identico titolo di Anna Oxa (1985), Laura Pausini (2004), Marco Carta (2012), Lorenzo Fragola (2016)”.

“Il fenomeno dei titoli non originali a Sanremo 2021 rimane diffuso almeno quanto nelle precedenti edizioni. Nell’Archivio delle opere musicali della Siae – indaga ancora il giornalista – scopriamo che ‘Glicine’ il titolo del brano scritto da Mahmood e Dardust per Noemi era stato depositato già 40 volte, la prima nel 1937 da Mario Ruccione e Giuseppe Micheli, ovvero il compositore e il paroliere di ‘Faccetta nera’ e l’ultima nel 2020 dal rapper romano Carl Brave. Il titolo ‘Arnica’ di Gio Evan ha 19 precedenti, 7 sono quelli per ‘Cuore amaro’ di Gaia e ‘Chiamami per nome’ della coppia Francesca Michielin-Fedez, 6 per ‘Momento perfetto’ di Ghemon, 5 per ‘E invece sì’ di Bugo, 4 per ‘Torno a te’ di Random e 2 per ‘Santa Marinella’ di Fulminacci e ‘Il farmacista’ di Max Gazzé”.

Se il copia-copia dei titoli risulta traboccante nella categoria dei Campioni, in quella delle Nuove proposte le cose non vanno meglio. “Il più sfruttato – fa notare Bovi a questo proposito – è ‘Regina’ di Davide Shorty con precedenti di rango come il ‘Regina’ scritto da Vito Pallavicini e Udo Jürgens nel 1968 per il cantante e attore ceco Karel Gott, quello di Franco Talò del 1969, quello del tenore Franco Tagliavini e quello di Renato Zero ambedue del 1977, quello di Gaio Chiocchio del 1980 e poi il ‘Regina’ scritto ed eseguito nel 1983 da Don Backy per la sigla del programma televisivo della Rai ‘Mille bolle blu’ e quello del pianista jazz Michel Petrucciani del 1986”.

Inoltre, scandaglia ancora Bovi, “sono 16 i precedenti per ‘Polvere da sparo’ di Gaudiano, 15 per ‘Lezioni di volo’ di Wrongonyou, 11 per ‘Che ne so’ di Elena Faggi, 10 per ‘Scopriti’ di Folcast. Superano addirittura quota mille i precedenti per il vocabolo ‘Goal’ utilizzato per il titolo della canzone sanremese da Avincola. In questo caso il cantautore ha impiegato un accorgimento: quello di aggiungere il punto esclamativo in coda. Così ‘Goal!’ ha ridotto abbondantemente il numero dei precedenti, comunque tanti: il più famoso risale al 1935, un ‘Goal!’ interpretato da Crivel, tra i più popolari cantanti del regime fascista”.

Ma cosa dicono i due maggiori esperti italiani di diritto d’autore con cui Michele Bovi si è confrontato? “Il titolo serve proprio per differenziare un’opera dalle altre, se più opere sono identificate con lo stesso titolo si crea una confusione – spiega l’avvocato Giorgio Assumma, ex presidente della Siae – Chi può ribellarsi all’uso di un titolo? L’autore dell’opera originaria o i suoi parenti o i suoi eredi. E questa reazione può avvenire anche quando l’opera non è tutelata e quando è caduta in pubblico dominio perché essa continua a esistere senza limitazioni di tempo. Spesso accade che non venga impugnato l’utilizzo di titoli successivi al primo, perché non ci sono più i parenti legittimati ad agire. In tal caso nell’interesse pubblico è il ministero dei Beni Culturali che può fare un’azione presso il magistrato affinché la seconda opera non sia intitolata come la prima, proprio perché è interesse della collettività distinguere le varie opere anche se non più protette”.

“I titoli simili sono confondibili e la Siae dovrebbe rifiutarli innanzitutto per il rispetto dovuto alla proprietà intellettuale che secondo me è la più sacra delle proprietà – dice l’avvocato Gianpietro Quiriconi – e poi perché alla confusione consegue la possibilità del drenaggio dei profitti da opere celebri e altamente remunerate a composizioni modeste con lo stesso titolo. Quando un tempo nei locali da ballo si compilavano i borderò per la Siae alcuni capi orchestra inserivano propri lavori titolati come canzoni famose per sfruttare l’equivoco. Il titolo andrebbe considerato come segno distintivo non soltanto dell’opera dell’ingegno ma anche di un prodotto aziendale in quanto bene economico. Pertanto un titolo che imita servilmente il segno distintivo di un prodotto altrui andrebbe considerato in base allo stesso principio giuridico di un illecito civile per concorrenza sleale”.

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