Eurovision Song Contest 2022, sempre più vicino: entro la fine del mese verrà scelta la città ospitante. Gli organizzatori dell’evento, che in accordo con la Rai stanno selezionando la città che dovrà accogliere l’evento musicale più visto al mondo. Intanto si parla dei conduttori. Si inseguono voci su voci, indiscrezioni, dietro le quinte o manifestazioni pubbliche di interesse.
Tutti vogliono l’Eurovision Song Contest nei propri palazzetti, spettacolo televisivo ma anche importante opportunità per lo sviluppo turistico cittadino. Per settimane, infatti, l’attenzione mediatica è tutta concentrata sul concorso, meta ambita dai cantanti di più di un continente. La scelta, stando alle consuetudini, avverrà entro la fine di agosto, così da concedere alla EBU-UER, alla Rai e alle amministrazioni locali oltre 9 mesi per portare avanti i lavori. Eurovision Song Contest torna in Italia dopo trentuno anni, per la terza volta della sua decennale storia: 1965 e 1991, due le edizioni che sono andate in scena sul suolo tricolore, memorabili per motivi opposti. La prima affonda le propri radici nei gloriosi anni che seguono il miracolo economico italiano, allestita nella Sala di Concerto della Rai di Napoli; la seconda è invece passata alla storia come una delle annate peggiori, soprattutto dal punto di vista organizzativo e produttivo.
La RAI ha aperto un bando, recependo le direttive dell’EBU-UER, responsabile dell’evento: una serie di paletti su logistica e strutture. Hanno partecipato in 17 città, poi ridotte a undici città, quelle che sono riuscite a superare la prima fase di selezione: Acireale (Catania), Alessandria, Bologna, Genova, Milano, Palazzolo Acreide (Siracusa), Pesaro, Rimini, Roma, Sanremo (Imperia) e Torino. Alcune – tra cui Firenze – non hanno i requisiti base. Sebbene siano ancora presenti Alessandria e persino Palazzolo Acreide, si tratta di una gara sostanzialmente a tre, come peraltro tutti ripetono dallo maggio: Torino, Milano e Bologna, con Roma defilata sullo sfondo.
Quale città italiana ospiterà l’Eurovision Song Contest 2022? In attesa di conoscere la decisione della Rai in merito, ecco un esame segnalando quelli che sono i punti di forza della candidatura di Bologna (capoluogo emiliano-romagnolo), di Milano (capoluogo lombardo), di Roma (Capitale d’Italia) e di Torino (capoluogo piemontese).
Sebbene la prima scrematura delle candidature avanzate da diverse città italiane per ospitare la prossima edizione dell’Eurovision Song Contest abbia lasciato in gioco buona parte degli undici concorrenti ai blocchi di partenza, tra esclusioni clamorose (Firenze) e promozioni sorprendenti come quella di Alessandria (per la quale – riferisce La Stampa – nemmeno il responsabile del comune “sa nulla”) e Palazzolo Acreide, centro di appena poco più di 8000 abitanti in provincia di Siracusa, a giocarsi effettivamente l’opportunità di accogliere la popolare manifestazione canora internazionale sarebbero solo tre grandi città del nord del Paese.
Secondo quanto riferito da i media italiani la favorite al titolo sarebbero Torino, Milano e Bologna. Torino per certi versi sarebbe la favorita: era stata scelta nel 2017/2018 in caso di vincita di Gabbani e ha il palazzetto più recente e attrezzato d’Italia (il Palaisozaki, costruito per le Olimpiadi invernali 2006), con un deciso sostegno pubblico dell’amministrazione: la sindaca Appendino si è espressa pubblicamente a favore. Come Torino, Roma e Bologna, la città è sotto elezioni amministrative: quelle del capoluogo piemontese sono molto incerte lei e non si ricandiderà. Inoltre, il capoluogo piemontese, lo scorso maggio, fu già indicato dal direttore di Rai 1 Claudio Fasulo come probabile città ospitante, disponendo di “tutte le caratteristiche necessarie” e di uno storico centro di produzione del servizio pubblico: caratteristica, quest’ultima, della quale non dispone Bologna, che – dal canto suo – avrebbe messo sul piatto due venue molto funzionali, sia la Unipol Arena di Casalecchio di Reno, tappa fissa nelle escursioni tricolori delle grandi produzioni internazionale, e il padiglione 37 di Bologna Fiere, capace di ospitare oltre 10mila persone e in grado di essere adattato alla manifestazione.
Bologna ha invece l’approccio più deciso, in pubblico: l’attuale assessore alla Cultura Matteo Lepore – prossimo candidato sindaco, dato per netto favorito – ha spinto apertamente la candidatura della città e ha costituito un comitato di sostegno che coinvolge esperti del settore. È stato chiesto (e ottenuto) l’appoggio sui social di artisti come Laura Pausini ed è stata usata la carta di Raffaella Carrà, bolognese, a cui dedicare la manifestazione. Basterà? Non è detto: come nota Eurofestivalnews, però, è l’unica città del mazzo senza un centro di produzione RAI. La Unipol Arena di Casalecchio di Reno, per quanto sia la più capiente, è quella con i peggiori collegamenti con il centri città rispetto alle concorrenti (tanto che si è avanzata l’idea di usare e adattare un padiglione di Bologna Fiere).
Milano, la cui candidatura – pur sostenuta in maniera bipartisan dalla giunta comunale – pare non aver scaldato la politica locale, oltre alla propria esperienza in termini di eventi internazionali avrebbe messo sul piatto anche una venue inedita, ovvero Palazzo delle Scintille: la struttura, sita nel prestigioso – e ultramoderno – distretto di CityLife, è attualmente utilizzata come hub vaccinale, ma la proprietà (in caso di vittoria) avrebbe già dato l’ok ai lavori di adeguamento in vista della manifestazione. Roma, che può contare su supporter d’eccezione come il direttore di Rai Uno Stefano Coletta e su inevitabili vantaggi logistici – primo su tutti, la vicinanza dei maggiori centri di produzione Rai, che proprio nella Capitale ha la sua sede centrale – sconta l’incognita venue: la struttura indicata in fase di candidatura, il Palazzo dello Sport, si sarebbe rivelata inadeguata alle richieste degli organizzatori, costringendo lo staff capitolino a cercare in corsa un’opzione alternativa.
Milano ha scelto un approccio di più basso profilo: la candidatura è sostenuta dal Comune, ma il sindaco Sala non si è speso pubblicamente come i rivali. Si lavora più dietro le quinte che in pubblico, insomma. Sarebbe la sede naturale per lo stretto rapporto con l’industria della musica, di cui la città è la capitale di fatto: diversi operatori del settore sembrano contarci e spingere su questa opzione. Nei giorni scorsi si è avanzata l’ipotesi di una sede alternativa al Forum di Assago (che ha già ospitato gli Awards di MTV per due volte), ovvero il palazzo delle Scintille, attualmente hub vaccinale.
Roma, invece, sembra fuori dai giochi: sarebbe la sede naturale per via della RAI, ma il Palalottomatica è ritenuto poco adatto e lontano dai requisiti richiesti. Ospitò la manifestazione nel 1991: erano altri tempi ed un altro tipo di show, ma il ricordo non è dei migliori.
Insomma la gara è aperta, ognuna delle tre candidate principali ha punti di forza e punti di debolezza.
The Italy 2022 Host City race is approaching its conclusion! 👀🇮🇹https://t.co/xiFWht0z8G
— Eurovision Song Contest (@Eurovision) August 11, 2021
• Bologna. Non sempre le città più grandi e famose hanno ospitato l’Eurovision Song Contest. Molto spesso, nel corso della storia della kermesse canora più seguita al mondo, gli organizzatori hanno preferito mete più piccole, meno caotiche, ma non per questo meno interessanti.
L’Eurovision Song Contest 2022 a Bologna sarebbe all’insegna della scoperta di un posto nuovo, che nel corso degli ultimi anni sta tuttavia vantando un crescente successo turistico, grazie alla sua autenticità e apertura al mondo, fortemente sostenuta dalla celeberrima università – l’Alma Mater Studiorum, la più antica università del mondo – che occupa uno dei quartieri più caratteristici e colorati del centro.
Una città che si contraddistingue per il suo colore – il rosso – che non solo ne denota le tendenze ideali, ma anche le tonalità di chiese, palazzi e portici, recentemente entrati a far parte del Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Edifici tra i cui muri, cortili e vie risuona la ricca tradizione musicale della città e del suo territorio. Dal Conservatorio cittadino, che ebbe come allievi anche compositori come Donizetti e Rossini, al bellissimo Teatro Comunale, fino ai maestosi organi di San Petronio e Santa Maria dei Servi.
Una città che non solo ospita luoghi musicali, ma ha regalato tanta musica al mondo, con artisti del calibro di Lucio Dalla, Gianni Morandi, Cesare Cremonini, fino ad arrivare alla recentemente scomparsa Raffaella Carrà. Proprio nel ricordo di questa star della televisione e della musica italiana, Bologna vorrebbe dedicare la propria candidatura all’Eurovision 2022. Quale miglior modo se non l’Eurovision Song Contest per incidere per sempre sulla pietra la memoria della poliedrica Raffa nazionale.
– Unipol Arena. Bologna non è nuova a ospitare eventi internazionali dal grande calibro. Una delle strutture cittadine più conosciute, collocata nell’hinterland bolognese, è proprio l’Unipol Arena.
Teatro di innumerevoli concerti, l’Unipol Arena è forse la struttura più quotata per ospitare l’Eurovision 2022 a Bologna. Nelle sue stanze e sul suo parterre si sono esibiti con successo artisti del calibro di Paul McCartney, i REM, gli OASIS, i Depeche Mode, Bruce Springsteen, i Cranberries, Anastacia, i Coldplay, Katy Perry e, chi più ne ha, più ne metta, a volte scegliendo proprio tale stadio come unica o una delle pochissime location italiane.
L’Arena – che può ospitare partite sportive ma non è sede prediletta di nessuna squadra cittadina – può vantare una grande plasticità e modularità nella gestione degli spazi, permettendo di accogliere (nella configurazione di maggior capienza) anche 18.000 persone, per cui potrebbe soddisfare senza problemi la grande macchina dell’Eurovision 2022 e la sua poderosa sete di spazio.
L’Unipol Arena vanta – inoltre – un collegamento diretto con l’area della Shopville Gran Reno, immediatamente adiacente alla struttura, attualmente in fase di ampliamento.
A fine 2021 – quando si prevede la fine dei lavori – l’area ospiterà un enorme centro commerciale completamente rinnovato, dotato di oltre 3000 posti auto, 160 negozi, tra cui innumerevoli dedicati alla ristorazione, oltre a un piazzale esterno di 2500 mq da dedicare a festival musicali e che potrebbe essere utilizzato a favore dell’Eurovision Song Contest. Un cantiere che – tuttavia – interessa anche l’Unipol Arena stessa, in quanto è in fase di realizzazione un museo della musica a cielo aperto, una palazzina da dedicare al backstage e agli artisti, e un ampliamento ulteriore dei posti disponibili al pubblico.
Unico neo? La distanza dal centro. Come risolverlo? Sfruttando la stazione ferroviaria che serve l’intera area. L’intero polo Gran Reno è infatti collegato al resto della città non solo tramite linee autobus (alcune attivate appositamente per gli eventi), ma anche tramite la linea ferroviaria Bologna-Vignola, i cui treni fermano regolarmente nella stazione “Casalecchio Palasport”. In occasione di un evento come l’Eurovision, si potrebbero organizzare corse supplementari per spostare i fan da e verso l’Arena.
– BolognaFiere. Se per qualsiasi motivo l’opzione “Unipol Arena” non andasse in porto, è sempre disponibile un piano B: utilizzare gli enormi spazi che BolognaFiere può offrire.
Bologna ospita da sempre (o ha ospitato) alcune delle fiere più grandi d’Italia, che attirano visitatori da ogni parte del mondo. Tra queste, le più celebri sono sicuramente il Motor Show, il Cersaie, Cosmoprof, Eima International o il Festival dell’Oriente. Situata a soli 4 km da Piazza Maggiore, la Fiera di Bologna è collegata tramite la fitta e capillare rete di autobus urbani della città, che durante i grandi eventi offre corse frequenti e rinforzi sulla direttrice centro città-fiera, arrivando a mettere a disposizione – in alcuni casi – navette dedicate. Ma una stazione dei treni dedicata – disponibile a pochi metri da uno degli ingressi del complesso – potrebbe essere ideale per consentire l’arrivo degli spettatori.
Il quartiere fieristico si estende per oltre 370.000 mq e offre 18 padiglioni cablati, climatizzati e flessibili, di diverse dimensioni e adatti ad ogni esigenza. Il più interessante e di recente costruzione è il padiglione 37, realizzato ad unica campata e concepito come uno spazio di ampia duttilità e riprogrammabile in base alle esigenze. Non a caso, in un padiglione adiacente, è stata costruita nel 2019 la Virtus Segafredo Arena, un palazzetto coperto temporaneo dalla capienza di quasi 10.000 spettatori che ospita le partite casalinghe della Virtus Bologna, a riprova della malleabilità degli spazi e la loro idoneità a ospitare arene provvisorie, come in passato è capitato all’Eurovision (si vedano Copenaghen 2014, Kiev 2017 o Tel Aviv 2019).
La sola città di Bologna – senza contare i comuni nelle sue immediate vicinanze – può contare su oltre 24.000 posti letto e 12.800 camere tra alberghi e strutture simili (ultimi dati Istat). Dunque, la richiesta di almeno 2.000 camere fatta dall’EBU è ampiamente superata. Non a caso, Bologna sta diventando una delle mete turistiche più amate dagli italiani e dagli stranieri che, in ogni stagione, cercano una destinazione diversa dal solito per trascorrere vacanze all’insegna dell’accoglienza calorosa e… della buona cucina.
Sì, perché la fama di Bologna è quella di essere la capitale della buona tavola, dalle ricette della tradizione (tra insaccati e pasta fresca), ai mercati tipici (come quello di Mezzo, delle Erbe o diffuso nel Quadrilatero), fino al buon vino da accompagnare a uno dei tanti piatti che i ristoranti della città – dalle trattorie più casalinghe ai ristoranti più moderni – cucinano.
Tradizione che si mescola all’innovazione e che viene messa in mostra a FICO, uno dei luoghi che potrebbe raccogliere l’interesse delle migliaia di turisti di tutte le età in arrivo per l’Eurovision 2022. Il parco tematico legato al cibo è dotato di oltre 30 attrazioni, 13 ristoranti, 13 punti streed food e un grande punto per acquistare prodotti tipici bolognesi e italiani. Tradizione e innovazione che contraddistinguono la Motor Valley di cui Bologna è parte, grazie alle celebri aziende di motori (Ducati, Lamborghini, Maserati, Ferrari), i circuiti sportivi (come l’Autodromo di Imola) e i musei dedicati alle auto dei grandi marchi del territorio.
Bologna gode di una posizione favorevole rispetto a tante altre città italiane: si trova nel cuore dell’Italia e a poche ore di distanza da tante altre ambiziose mete turistiche, identificandola dunque come baricentro per tanti spostamenti e comode gite in giornata.
La stazione centrale di Bologna, a pochissimi passi dal centro, è servita dalla rete ferroviaria ad alta velocità e da frequenti treni regionali, che permettono di raggiungere in una manciata di ore tutte le principali città italiane, da Milano a Roma, da Napoli a Torino, da Firenze a Venezia. Non solo, ma Bologna gode di un aeroporto dal respiro internazionale, offrendo voli diretti con oltre 100 destinazioni in tutto il mondo grazie alle innumerevoli compagnie aeree (sia di bandiera che low-cost) e ora ben collegato al centro anche grazie al Marconi Express, il treno su monorotaia dedicata di recente costruzione. Una crescita di traffico che ha portato l’aeroporto di Bologna a raggiungere (nel 2019, prima della pandemia) il settimo posto in Italia per traffico passeggeri (oltre 770.000 persone), davanti ad altre consolidate realtà dell’aviazione quali Napoli, Venezia, Cagliari, Bari e Torino.
• Milano. La seconda città italiana per numero di abitanti e capitale economica e finanziaria del paese, nonché capitale discografica ha tutte le carte in regola per poter ospitare l’edizione 2022 dell’Eurovision Song Contest all’insegna della modernità e dell’efficienza.
Modernità che è oggi ben visibile a tutti in diversi quartieri della città totalmente rinnovati (come Porta Nuova o CityLife), dove troviamo ben 7 dei 10 grattacieli più alti e all’avanguardia d’Italia.
Come ricordato lo scorso maggio dall’assessore alla Cultura del Comune – Filippo Del Corno – Milano è anche “la capitale dell’industria discografica italiana. È qui che si produce e si consuma musica”. La leadership di Milano nel music business è antica: era il 1808 quando è nata l’editoria musicale con la Casa Ricordi, che dal 1814 iniziò a collaborare con il prestigioso Teatro alla Scala (uno dei simboli della città) fino a diventare l’editore di nomi come Verdi, Rossini, Bellini, Donizetti e Puccini. Dal 2007 Ricordi fa parte del gruppo Universal.
Sono a Milano i quartier generali delle principali major del mercato (Universal, SONY, Warner), ma anche etichette storiche come Sugar e Carosello, oltre a molte altre. E sono state, fino ad oggi, tutte etichette con head quartier in Milano (ad eccezione della Mescal, per Ermal Meta e Fabrizio Moro nel 2018) quelle che hanno portato (contribuendo anche economicamente) e promosso i nostri rappresentanti all’Eurovision Song Contest: Raphael Gualazzi nel 2011 (Sugar), Nina Zilli nel 2012 (Universal), Marco Mengoni nel 2013 (SONY), Emma Marrone nel 2014 (Universal), Il Volo nel 2015 (SONY), Francesca Michielin nel 2016 (SONY), Francesco Gabbani nel 2017 (BMG Rights Management Italy), Mahmood nel 2019 (Island Records – Universal) e i Måneskin, vincitori dell’edizione 2021 (SONY).
Sempre in tema di musica, la piattaforma regina dello streaming – Spotify – ha scelto Milano come hub per la macroarea di Sud e Est Europa, che raggruppa ben 18 paesi. Una città che produce e vive anche di musica (senza dimenticare i tantissimi i cantanti che hanno scelto di girare parte (o tutto) dei loro video ufficiali in diverse zone del capoluogo lombardo).
Non solo musica: Milano non ha rivali nemmeno nel trasporti pubblico locale e nei collegamenti internazionali. Ha la rete metropolitana più estesa d’Italia (oltre 96 km di lunghezza e 15 km della quinta linea – la blu (M4) – attualmente in costruzione e che sarà inaugurata a fine 2023), la rete tranviaria più estesa d’Italia (con oltre 180 km di lunghezza) e ben tre aeroporti internazionali a servizio della città.
Uno dei requisiti indispensabili per poter ospitare un evento come l’Eurovision Song Contest è che la città disponga di un aeroporto internazionale a non più di un’ora e mezza di distanza. Anche da questo punto di vista Milano non ha eguali: non uno, non due, come altre città, ma ben tre aeroporti internazionali, da quello cittadino di Linate a Malpensa, fino ad Orio al Serio.
L’aeroporto di Milano Linate è posizionato a pochi km dal centro città ed è collegato con una linea bus dedicata (la 73), con un tempo di percorrenza di circa 25 minuti. Per quanto riguarda Milano Malpensa, il collegamento con il centro città avviene tramite linea ferroviaria dedicata (Malpensa Express) che collega direttamente il Terminal 1 e il Terminal 2 dell’aeroporto in 39 minuti (con arrivo nella stazione di Milano Cadorna). In alternativa, 46 minuti di percorrenza verso la stazione di Porta Garibaldi e 51 minuti verso la stazione di Milano Centrale. La terza opzione è Orio al Serio: qui i collegamenti sono garantiti da pullman diretti (Orio Shuttle) con percorrenza media di 50 minuti tra aeroporto e Stazione Centrale di Milano.
Insomma una vastissima scelta che nessun’altra città italiana può garantire e che permetterà l’arrivo di fan dell’evento da tutto il mondo, potendo anche risparmiare optando per compagnie low cost disponibili in uno o più dei tre aeroporti citati. I “vicini” svizzeri possono inoltre contare su diversi collegamenti ferroviari dedicati tra Milano e Zurigo, Basilea, Ginevra e naturalmente Lugano/Chiasso (Svizzera Italiana).
– Palazzo delle Scintille. Se per Milano le ipotesi al vaglio sulla struttura che potrebbe ospitare l’evento al momento sono due, il Forum di Assago (capace di ospitare fino a 12.700 spettatori e ben rodato grazie ai tanti concerti ospitati) e il Palazzo delle Scintille (fino a 13.500 posti per i concerti), vogliamo soffermarci su quest’ultimo (dalle informazioni in nostro possesso dovrebbe trattarsi della prima scelta del Comune di Milano).
Il Palazzo delle Scintille è indubbiamente la location più suggestiva: sorge nel nuovo quartiere CityLife (dove sono presenti tre dei cinque grattacieli più alti d’Italia) ma ha una storia e un passato tutto da raccontare. Progettato nel 1923, ha retto anche ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, dove solamente la cupola fu distrutta e poi ricostruita del dopoguerra. Nel 1946 ospitò temporaneamente la stagione lirica del Teatro della Scala. Nel 2017 ha visto un restauro delle facciate e nel 2019 ha riaperto ospitando il concerto inaugurale della Filarmonica di Milano.
Dal 2019 è di proprietà di Generali Real Estate e dopo un recupero anche degli interni del Palazzo (avviato nel 2018) e attuale Hub vaccinale per il Covid-19, la sua vocazione resta quella di struttura studiata per ospitare eventi di varia natura (concerti, esposizioni etc). Per questo motivo (ma non solo), è la location perfetta per ospitare l’Eurovision Song Contest 2022. A poche centinaia di metri è poi presente il più grande centro congressi d’Europa (MiCo), con a disposizione molte sale moderne e di ogni dimensione e capienza, capaci di ospitare migliaia di persone e che può essere utilizzato per il Press Center.
Sul fronte della richiesta di servizi per il pubblico (toilette, punti vendita di cibo e bevande) il Palazzo delle Scintille si conferma la migliore scelta possibile: a poche decine di metri è infatti presente un moderno centro commerciale con all’interno diverse attività ristorative tra cui scegliere. Gli altri punti di forza sono altrettanto importanti: si trova vicino al centro di produzione Rai di Corso Sempione (particolare non di poco conto per la fase organizzativa e le dirette televisive) e in un’area ben servita dai mezzi pubblici. Su quest’ultimo fronte infatti il Palazzo delle Scintille può contare su una fermata della metropolitana, posizionata a pochi passi (“Tre Torri” della linea M5), sul tram numero 19 (la fermata è di fronte alla struttura) e sulla ferrovia regionale (Stazione Milano Domodossola), a 500 metri di distanza.
Un Eurovision Song Contest a Milano vorrebbe dire mostrare anche un’altra Italia, non solo quella dei monumenti storici tanto apprezzati e noti a tutto il mondo, ma un’Italia moderna, al passo con i tempi.
Vogliamo immaginare un Eurovision Song Contest che si apre con le immagini di un Palazzo delle Scintille illuminato per l’occasione, con alle spalle tre dei più alti grattacieli d’Italia, che possono essere utilizzati anche per i video di apertura delle Cartoline (Postcard) o per i diversi countdown che siamo abituati a vedere durante l’evento.
Guardate questo video (realizzato da Generali per festeggiare i suoi 190 anni), poi chiudete gli occhi e immaginate quel countdown utilizzato prima dell’Opening Act o le bandiere di ogni paese in gara riprodotte da due dei tre grattacieli per introdurre i partecipanti (o le Cartoline).
Sul fronte della capacità ricettiva, la città di Milano è abituata ad accogliere milioni di turisti che ogni anno la visitano (quasi 7,5 milioni nel 2019, prima della pandemia), tra fiere, congressi, esposizioni ed altri eventi dal grande richiamo (la Settimana della Moda, Milano Monza Motor Show, EICMA, Milan Games Week, solo per citarne alcuni). Può contare su circa 77.000 posti letto e oltre 41.000 camere tra alberghi e strutture simili (ultimi dati Istat). Dunque la richiesta di almeno 2.000 camere fatta dall’EBU è ampiamente superata.
• Roma. Parlare di Roma vuol dire parlare, in fondo, della storia, se non di tutto il mondo, di una parte molto significativa di esso e non sono poche le tracce e i monumenti ancora a testimoniarlo. In fondo la storia che fa sì che tutte le strade portino a Roma.
La Roma del 2021 è una Roma al cui interno si può trovare tutto. Ci sono le Basiliche, ci sono i reperti storici, il Campidoglio, quel Colosseo che pochi eguali, o forse nessuno, ha al mondo, e una quantità di monumenti difficilmente eguagliabile sia in Italia che fuori.
Roma è il traffico sul Lungotevere alle cinque del pomeriggio, è l’Isola Tiberina, è la città universitaria de La Sapienza, è Tor Vergata che ha avuto il suo sviluppo recente, è Roma Tre che sta emergendo, è gli atenei privati che si stanno facendo largo.
Roma è anche una delle pochissime città al mondo dove la storia si fonde con la modernità. Basti pensare agli impianti sportivi, o meglio a due di quelli che si trovano vicino allo Stadio Olimpico: lo Stadio dei Marmi e il campo un tempo denominato della Pallacorda, oggi intitolato a Nicola Pietrangeli, a metà tra sogno e incubo di parecchi tennisti quando si giocano gli Internazionali d’Italia. Il colpo di genio si ebbe alle Olimpiadi del 1960, portando alla Basilica di Massenzio tutte le competizioni di lotta e alle Terme di Caracalla quelle di ginnastica, solo per rendere l’idea delle tante opportunità offerte dalla Capitale.
Una Capitale che, in tema di offerta musicale, offre davvero tanto. E non lo offre solo con i numerosissimi eventi dal vivo di qualsiasi genere, all’Ippodromo delle Capannelle come all’Altare della Patria, a Piazza San Giovanni come all’Olimpico stesso e, prima ancora, allo Stadio Flaminio.
Ma lo fa anche con un intero filone di musica e cantautorale che si è dipanato dal primo ‘900 fino a oggi. In principio era Gioacchino Belli, poi è stato Ettore Petrolini, poi “Quanto sei bella Roma” e “Arrivederci Roma”, Nino Manfredi (che è stato un po’ tutte le cose possibili contemporaneamente), Aldo Fabrizi, Lando Fiorini, Gabriella Ferri. E poi l’esperienza del Folkstudio, che ospitò Bob Dylan e dal quale partì il successo di Antonello Venditti, ma ci sarebbe tanto altro da citare.
Perché Roma, in termini di musica, è tante cose. Gli anni ’50 e ’60 regalarono le hit estive di Edoardo Vianello, senza contare che il primo uomo a vendere un milione di dischi in Italia, Nico Fidenco con “Legata a un granello di sabbia”, è proprio capitolino.
Nasce poi una vera e propria scuola cantautorale con esponenti del calibro dello stesso Venditti, di Francesco De Gregori, di Franco Califano e, più tardi e con tematiche ora simili ora diametralmente opposte, di Renato Zero, Riccardo Cocciante (che a Roma è emigrato a 11 anni dalla nativa Saigon) e Claudio Baglioni per citare i più noti.
Ma non va dimenticata la musica di protagonisti diversi, saltando avanti e indietro nel tempo: il Quartetto Cetra, Claudio Villa, Stefano Rosso, Bobby Solo sono protagonisti tra il noto e il meno noto in questa fase.
E quello di Roma è un ambiente musicale che oggi è forse più vivo che mai. Daniele Silvestri, Max Gazzè e Niccolò Fabi sono tre personaggi ognuno con le sue caratteristiche, ma talmente vicini anche a livello umano da essere stati anche in tournée insieme. Si può incontrare letteralmente di tutto oggi in terra romana: il pop con la chitarra di Alex Britti, il rap di Baby K, la vena cantautorale di Fabrizio Moro, la fama internazionale di Eros Ramazzotti. E questi sono solo alcuni dei nomi che si potrebbero citare, dal momento che la scena è infinitamente più ampia.
Ed è proprio da Roma che vengono numerosi rappresentanti italiani all’Eurovision (più Renato Rascel che, pur non essendo romano di nascita, ha messo in voce una delle più famose canzoni sulla Capitale della storia, “Arrivederci Roma”): lo stesso Villa, i Jalisse (nella metà di Fabio Ricci), Barbarossa, Fabrizio Moro, Solo (nome d’arte di Roberto Satti). E, naturalmente, gli ultimi, quelli che hanno portato la gioia della terza vittoria, i Måneskin: Damiano David, Victoria de Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio. Tutti di Roma, nati dall’ambiente liceale, cresciuti con X-Factor, arrivati alla vittoria a Sanremo e poi all’Eurovision, fino alla fama mondiale in un lasso di tempo davvero breve.
– Il Palazzo dello Sport e le alternative. Ed è proprio per questa ragione che più d’uno ha caldeggiato la candidatura di Roma: omaggiare gli ultimi vincitori. Il primo della lista a sostenere questa candidatura è l’attuale Direttore di Rai 1 – Stefano Coletta – il che fa pensare che in Rai non sia l’unico a pensare a una soluzione di questo tipo.
Quando l’Eurovision era di ben altre dimensioni, nel senso che non era ancora cominciata l’era dei palasport e delle arene da 10.000 posti e più, Roma ebbe l’edizione 1991 ospitata nello studio 15 di Cinecittà 15 (oggi questa soluzione non è ovviamente più praticabile).
Lo è invece quella della principale arena romana, che è tornata al nome di Palazzo dello Sport dopo i 15 anni vissuti come PalaLottomatica dal 2003 al 2018, ma nota ai romani semplicemente come PalaEur. Quando fu costruito, era il palasport più grande in Europa e di più imponente al mondo c’era solo il Madison Square Garden a New York.
Era l’epoca delle Olimpiadi del 1960, gli avventori videro Nino Benvenuti e le evoluzioni dei pugili, così come le fasi finali del torneo di pallacanestro in cui, ai tempi, gli Stati Uniti schieravano gli universitari, alcuni dei quali poi diventati celebri giocatori NBA. Da allora il PalaEur ha subito un importante rinnovamento tra il 2000 e il 2003, con la rimozione degli anelli di colore diverso e l’inserimento di seggiolini bianchi per la quasi totalità. La grande particolarità è legata alla pianta circolare della superficie, così voluta sulla base del progetto di Pier Luigi Nervi.
Oggi il Palazzo dello Sport consta di 10.500 posti, anche se in alcune occasione si è riusciti a superare questo numero. Di questi, per la conformazione del luogo, almeno duemila se ne andrebbero a fronte della costruzione del palco, una delle grandi sfide se si vorrà utilizzare l’impianto romano.
A proposito di impiantistica, le alternative richiedono dell’ingegno e soprattutto eventuale, notevole rapidità d’intenti. Senza contare eventuali idee stile B&W Hallerne (Copenaghen 2014) totalmente fuori dalle previsioni, basti dire che l’altro impianto da oltre 10.000 persone è il Campo Centrale del Foro Italico di Roma, ma avrebbe bisogno della copertura, cosa sulla quale si discute da più di 10 anni con oltre 30 progetti già presentati ma mai portati allo stadio successivo. La possibilità di usare una struttura temporanea non sarebbe comunque peregrina: per numerosi anni, sebbene su numeri minori, c’è stato il Gran Teatro. E soprattutto sono tanti gli spazi che consentirebbero una simile soluzione a Roma.
Il Palazzo dello Sport è facilmente raggiungibile dal Grande Raccordo Anulare (in auto), così come dalla linea B della metropolitana (fermata Eur Palasport).
La Capitale d’Italia conta poi su ben due aeroporti: Roma Fiumicino – il principale aeroporto italiano per traffico – e Ciampino. Nel primo caso è a disposizione sia una linea ferroviaria dedicata (il Leonardo Express, che collega con la Stazione Termini) che una linea ferroviaria regionale (che collega Fiumicino con la stazione Tiburtina). Per l’aeroporto di Ciampino sono invece a disposizione autobus o navette private di diverse compagnie e due linee di bus (520 da Cinecittà e 720 dalla fermata metro B Laurentina). Non manca nulla quindi anche da questo punto di vista, con turisti e fan che possono raggiungere la nostra Capitale da ogni parte d’Europa e del mondo.
Roma è la città italiana che attrae ogni anno più turisti di tutte le altre e sul fronte della ricettività alberghiera ha numeri imbattibili: 145.000 posti letto e ben 71.000 camere (ultimi dati Istat). Va peraltro fatto notare che Roma come città ospitante l’Eurovision 2022 consentirebbe di avere l’imbarazzo della scelta sul fronte delle location dove realizzare l’Eurovillage o l’Euroclub, così come il Red Carpet, con tanti luoghi iconici della storia della Capitale, uno più bello dell’altro.
– Il Pala Alpitour di Torino. Il vero punto di forza della candidatura di Torino è la sede indicata per ospitare l’evento: il Pala Alpitour, che sorge nel quartiere di Santa Rita (a sud-ovest rispetto al centro storico).
Il palazzetto è stato costruito tra il 2003 e il 2005 per ospitare le partite di hockey delle Olimpiadi Invernali del 2006. Si tratta dunque del più moderno tra i palazzetti delle quattro città che stiamo prendendo in esame (Mediolanum Forum edificato nel 1990, PalaEUR nel 1960, UnipolArena nel 1993).
Sotto l’aspetto strutturale non è secondo a nessuno. Soddisfa il requisito degli oltre 8.000 presenti (con la sua capacità da 13.437 posti con palco laterale e 15.657 con palco centrale) e quello dei 18 metri di altezza.
Volendo anche focalizzarsi sull’aspetto estetico il Pala Alpitour sarebbe un ottimo biglietto da visita. Nelle sue forme squadrate in acciaio inox e vetro, disegnate dall’archistar Arata Isozaki, ricorda alla lontana l’ultima sede dell’Eurovision – l’Ahoy Arena di Rotterdam – e inoltre si affaccia sul Parco Cavalieri di Vittorio Veneto, luogo che tornerebbe comodo anche per eventi accessori, ma ci torneremo dopo.
Bisogna anche sottolineare come il palazzetto torinese sia già stato sede di eventi internazionali di musica, cultura e sport nel corso degli anni. Oltre alle Olimpiadi Invernali, per cui fu costruito, ha ospitato il torneo pre-Olimpico di basket nel 2016, i mondiali di pallavolo maschile nel 2018 e c’è già un accordo per ospitare le ATP Finals (la competizione di fine stagione che raduna i migliori 8 tennisti del mondo) dal 2021 al 2025.
Tanti gli artisti italiani e mondiali che vi hanno fatto tappa con concerti di grande successo: da Bob Dylan a Lady Gaga, passando dagli U2, Ed Sheeran, i Metallica e Rihanna. Dietro a questi grandi eventi c’è la mano di Live Nation, la promotion internazionale che ha in gestione la struttura dal 2009.
Inoltre nel novembre dello scorso anno il Pala Alpitour è entrato a far parte della International Venue Alliance, una partnership strategica tra strutture legate allo sport e all’intrattenimento della società Oak View Group che ha l’obiettivo di attrarre i grandi marche e le grandi aziende per organizzare importanti eventi nelle sedi affiliate.
L’ultimo, grande, vantaggio del Pala Alpitour rispetto alla concorrenza è l’assenza di eventi programmati nei mesi di aprile e maggio. Il 10 aprile è previsto il concerto di Tommaso Paradiso e soltanto il 17 settembre il Pala Alpitour tornerà ad essere impiegato per un expo internazionale di igienisti dentali.
Il buco tra queste due date permette di pianificare la preparazione dello stage eurovisivo con assoluta tranquillità dato che l’EBU-UER richiede che la sede dell’evento venga messa a disposizione sei settimane prima dell’inizio ufficiale della manifestazione.
• Torino. Prima di completare il quadro riguardante i requisiti dell’EBU che la città di Torino soddisfa in pieno è bene ricordare due aspetti che rendono “politcamente” più forte la candidatura torinese. Il primo è legato alla presenza a Torino di uno dei quattro centri di produzione RAI che agevolerebbe non poco il compito della rete nell’organizzare l’evento evitando trasferte di personale e spedizione di materiale.
Questo vantaggio è condiviso dal capoluogo piemontese con Milano e Roma ma non con Bologna, che parte svantaggiata da questo punto di vista (l’ultimo centro di produzione, per dovere cronaca, è a Napoli).
Non è un caso, e attenzione a questo punto, se già nel 2017, quando Francesco Gabbani era in testa alle previsioni degli scommettitori per la vittoria dell’Eurovision, la RAI avviò dei discorsi con il comune di Torino per organizzare la manifestazione l’anno successivo. Un precedente importante e unico su tutto il territorio nazionale, che non si concretizzò solo perché poi a vincere a Kiev fu il portoghese Salvador Sobral.
Come non citare inoltre il supporto del mondo politico alla candidatura di Torino. Il sostegno è stato trasversale da ogni forza politica comunale e soprattutto è stato sventolato con un maggior numero di dichiarazioni e mozioni rispetto alle altre 3 città che stiamo prendendo in esame, con una forza e una costanza che solo Bologna ha saputo avvicinare.
Estendendo lo sguardo oltre il Pala Alpitour, che ospiterebbe la competizione eurovisiva, non è difficile immaginare dove potrebbero avere luogo gli eventi correlati all’Eurovision Song Contest.
Per prima cosa il Red Carpet, che negli ultimi anni ha cambiato denominazione a seconda della sede, da Blue a Turquoise. La soluzione più semplice è il Parco Cavalieri di Vittorio Veneto, confinante col il Pala Alpitour, ma volendo spingersi più in là ci sono due scenari ben più suggestivi.
Il primo sarebbe il Red Carpet al Parco del Valentino, con il fiume Po sullo sfondo e circondato dalla bellezza della Fontana dei Dodici Mesi e del Castello Medievale. In alternativa, organizzare questo evento in pieno centro storico in Piazza Castello o addirittura nei Giardini Reali sarebbe una vetrina di staordinaria eleganza per l’Italia e per l’Eurovision stesso. Per quanto riguarda l’altro grande evento di contorno all’Eurovision – l’Eurovillage – rimangono disponibili altri bellissimi luoghi di aggregazione nel comune di Torino che potrebbero tranquillamente ospitarlo come le Officine Grandi Riparazioni (con i suoi 35.000 mq di superficie totale disponibile) e il Parco Dora, in particolare il Lotto Vitali già teatro di festival musicali di rilievo nazionale come il Kappa FuturFestival. Entrambi gli spazi sono splendide espressioni di architettura postindustriale ed essendo luoghi recuperati e riqualificati da pochi anni sarebbero anche un’ottima promozione dell’Italia migliore: quella creativa e imprenditoriale.
Infine ci sono tre luoghi che rappresentano gli assi nella manica a disposizione di Torino sia per l’organizzazione del Red Carpet, per conferire ulteriore prestigio all’evento, che per i video di apertura delle varie serate: si tratta della Mole Antonelliana, la Reggia di Venaria e il Palazzo di Caccia di Stupinigi.
A differenza di Milano e Roma, Torino ha un solo terminal aeroportuale su cui gli eurofan potranno appoggiarsi. Si tratta dell’aeroporto di Caselle (noto come Aeroporto Internazionale Sandro Pertini), situato a 16 km a nord-ovest dal centro cittadino.
Se paragonato all’aeroporto The Hague di Rotterdam (anch’esso l’unico cittadino), che ha ospitato l’Eurovision quest’anno, lo scalo torinese ha un traffico di passeggeri decisamente superiore, 3.952.158 contro 2.133.976 nel 2019, oltre ad un numero maggiore di rotte specialmente verso l’est Europa.
Tutto questo a dimostrazione che avere più di un aeroporto nel territorio comunale non sia così determinante nella selezione della città ospitante.
I collegamenti con la città sono multipli e validi: esiste una linea ferroviaria che arriva fino al Parco Dora e un servizio bus con collegamenti alle stazioni ferroviarie di Porta Susa e Porta Nuova. Se queste ultime sono nel cuore di Torino, per spostarsi da Parco Dora verso il centro vanno utilizzate le linee tramviarie oppure il Dora Bus Express.
Inoltre le stazioni di Porta Susa e Porta Nuova sono i terminal principali per raggiungere il capoluogo piemontese via treno da tutte le altre grandi città italiane. Il tutto in tempi rapidi grazie all’alta velocità, l’ideale per gli eurofan che vorranno fare una gita in Italia prima o dopo l’Eurovision Song Contest. In qualunque caso, il viaggio dall’aeroporto al Pala Alpitour non supera i 35 minuti di durata, rispettando dunque il vincolo dei 90 minuti imposto dall’EBU-UER. Partendo dalle due stazioni ferroviarie sopracitate invece, la durata del tragitto scende a 10 minuti.
Con la sua superficie di 130 km2 Torino può mettere sul piatto circa 38.000 posti letto distribuiti su poco meno di 18.000 camere. Con questi numeri la città soddisfa ampiamente la richiesta di 2.000 camere fatta dall’EBU-UER. Al 2019 (dati ISTAT e ultima annualità “normale”) Torino ha fatto segnare più di 3 milioni e 600 mila presenze.
I conduttori. Nell’attesa di conoscere la città ospitante dell’edizione 2022 dell’Eurovision Song Contest, i nomi dei probabili presentatori iniziano a girare anche in rete e sulla stampa nazionale. Anche se per questo ambito ci vorrà più tempo, ma intanto i tre quelli più quotati: il presentatore Alessandro Cattelan, l’influencer Chiara Ferragni e il cantante Mika.
I vertici della rete ammiraglia del servizio pubblico vorrebbero il già conduttore di X Factor ora passato alla RAI, Alessandro Cattelan (ha esperienza nel settore, parla un’ottimo inglese ed è una risorsa che si vuole valorizzare e che debutterà in RAI a settembre con un programma tutto suo dal titolo “Da grande”) e l’imprenditrice e influencer Chiara Ferragni (in ballo tirata in ballo anche per Sanremo è ovviamente molto nota all’estero che potrebbe davvero dare all’Eurovision Song Contest un tocco di internazionalità più marcato coinvolgendo i suoi numerosi followers nell’evento, parla un inglese perfetto, ma dall’altro non ha nessuna esperienza televisiva, tantomeno di conduzione in diretta) sul palco dell’evento a fare gli onori di casa. Il profilo di entrambi corrisponde perfettamente a quello disegnato dalle linee guida date in fase di organizzazione – età compresa tra i 30 e i 45 anni e ottima conoscenza della lingua inglese – ma eventuali stop a uno dei due favoriti (i media italiani ipotizzano che le tensioni tra il marito della Ferragni – Fedez – e il servizio pubblico in occasione dello scorso concerto del Primo Maggio potrebbero giocare a sfavore della social fashion star) potrebbero lasciare spazio a outsider di lusso, tra i quali, secondo indiscrezioni non confermate, ci sarebbe anche il cantante anglo-libanese Mika, vero nome Michael Holbrook Penniman Jr. (molto spigliato, simpatico e ovviamente fluente in inglese, darebbe quel tocco di vivacità e verve allo spettacolo), inglese madrelingua con solide esperienze televisive e titolare di un forte legame con Italia (anche come giudice in due edizioni tricolore del talent show musicale X Factor). Ha già presentato un programma tutto suo su RAI 1, “Stasera casa Mika”, e ha collaborato con Cattelan a X Factor con il quale sicuramente avrebbe un ottimo feeling televisivo.
Ovviamente queste sono solo ipotesi basate sui vari rumors che circolano da qualche settimana. Sarà poi la RAI a decidere chi effettivamente avrà tutti i requisiti per tale ruolo. Per questo ambito ci vorrà più tempo, ma intanto il sito Rockol ha smentito una voce girata in questi giorni: nessuna trattativa per Mika. “Voci prive di fondamento”, fa sapere lo staff del cantante, interpellato dalla redazione di Rockol. Se l’opzione Mika non è reale, anche soluzioni casalinghe con volti storici della RAI sembrano inapplicabili: tra questi, Carlo Conti, in un’intervista a FQ Magazine, si è già tirato fuori facendo notare che i conduttori dovrebbero essere sotto i 45 anni.
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