Forse ci sarebbe stata bene la risposta caustica di Marija Šerifović, la cantante che nel 2007 portò per la prima volta la Serbia al successo nell’Eurovision Song Contest. Quando un cronista le chiese cosa volesse dire ai paesi occidentali che si lamentavano di non fare più risultato e parlavano di block vote rispose secca: “Portate canzoni migliori”.
Sta di fatto che le incredibili débacle di Francia e Regno Unito (22. posto Anggun, penultimo Engelbert Humperdinck) hanno dato l’assist ai media di questi paesi per rilanciare il solito annoso problema del voto “di prossimità”, che se quest’anno non ha visto i paesi del nord spartirsi i voti per lo strapotere della Svezia, ha oggettivamente funzionato per i paesi della ex Jugoslavia e della ex Unione Sovietica.
I francesi piangono: In Francia ci si chiede se non sia il caso di ritirarsi dalla rassegna. “Il nostro fiore all’occhiello è stato battuto anche dalle Buranovskye Babushki”, scrive il quotidiano Le Figaro; “La situazione è grave, se non disperata – prosegue il quotidiano – perchè la Francia deve continuare a subire, anno dopo anno, una tale umiliazione?”.
La stessa Anggun si è sfogata ai microfoni dell’emittente transnazionale con base a Colonia RTL: “Non capisco questo voto, abbiamo fatto una bella prestazione, meritavamo ampiamente un posto nei primi 10. Personalmente non ho nulla di cui vergognarmi, questa sconfitta non mi abbatte“. E Thierry Langlois, direttore di France 3 dichiara che metterà sul piatto dell’EBU-UER la necessità di ridiscutere il sistema di punteggio per ridurre il voto geopolitico.
Certo è che i francesi in Anggun credevano. O più realisticamente, credevano bastasse Anggun, nonostante i sondaggi non la dessero assolutamente ai primi posti e nonostante più di un critico avesse definito debole “Echo (You and I)”, che del resto sta anche andando malissimo negli store digitali, con piazzamenti risibili in Francia (69.) e appena dignitosi altrove (è nei 30 solo in Svezia e Slovenia): “Quando ho visto la distribuzione dei voti, non volevo crederci – ha dichiarato la cantante al quotidiano Le Parisien – mi parlavano del voto geopolitico, ma pensavo non fosse vero, per me veniva prima di tutto la musica. Eppure certi cantanti non meritavano di starmi davanti, nè musicalmente, nè a livello scenico. Invece il voto geopolitico esiste. La Francia, come l’Inghilterra, non ha alcun peso“.
E il settimanale L’Express, al pari di Le Petit Journal, programma informativo di Canal + (che anch’essa aderisce all’EBU-UER grazie a particolari collaborazioni con la tv pubblica e con TF 1 e al fatto che trasmette alcuni programmi di pubblico servizio), lanciano la provocazione: “La Francia deve boicottare l’ESC e non prendervi più parte, così si accenderanno i riflettori sul nostro paese e le sue difficoltà. L’ESC è uno spettacolo ridicolo e quello che succede quando si vota è un mistero“.
Più o meno le stesse parole che pronunciò esattamente vent’anni fra Pierre Boutiller, capo della sezione intrattenimento delle tv francese annunciando l’assenza dall’edizione 1982: “La mediocrità delle canzoni e l’assenza di talento rendono la manifestazione noiosa. L’ESC è un monumento alla stupidità”.
Allora l’assenza fu effettiva e durò un solo anno, ma erano altri tempi, non c’erano le big 5 e giravano meno soldi. Facile che ora la questione venga risolta senza decisioni clamorose.
Di sicuro i francesi, dopo Patricia Kaas, hanno portato Jessy Matador,che certo non aveva un brano per vincere, e sprecato una grande occasione con un Amaury Vassili che ha rovinato la propria performance abbassando di un tono la canzone.
Gli inglesi non ridono: Al di là della Manica, non è che se la passino meglio, a dire il vero. Nonostante i proclami della vigilia, in casa BBC non si attendevano la vittoria di Engelbert Humperdinck, ma certo nemmeno il penultimo posto.
Ragionevolmente, speravano in un posto nei 10, che la canzone “Love will set you free” avrebbe anche meritato.
Da artista navigato qual è, il crooner ha accettato con maggiore sportività di Anggun la sconfitta: “Ringrazio tutti e i miei fans sparsi in tutto il mondo per l’incoraggiamento. Io ho fatto del mio meglio, per il mio paese il resto non dipende da me“.
Chi l’ha presa male sono i telespettatori della BBC che sul sito dell’emittente si sono scatenati: “Non importa chi mandiamo all’ESC, il risultato sarà sempre lo stesso per noi. E ciò per ragioni geopolitiche. Ritiriamoci dal concorso, risparmieremo tempo e denaro“. Il conduttore Philip Schoefield ci è andato più pesante: “È ora che ci ritiriamo, non vinceremmo nemmeno mandando Robbie Williams, c’è troppa geopolitica“.
Va detto che a differenza di Anggun, il vecchio leone Hump, (il valore artistico di entrambi non si discute), sorteggiato ad esibirsi per primo, ha sciorinato una buona performance e quindi sicuramente la delusione inglese è molto più giustificata (comunque la si pensi sul brano, il penultimo posto non gli rende davvero giustizia) ma forse in casa BBC qualche problema c’è: quest’anno prima della designazione del crooner da 150 milioni di dischi erano circolati diversi nomi: Atomic Kitten, Catherine Jenkins, Charlotte Church, The Saturdays, Right Said Fred, Will Young, Johnny Robinson. Tutta gente valida, ma fuori dal giro o portatrice di generi difficili per l’ESC.
È vero però che per un paese che esporta qualsiasi cosa, anche la peggiore, non è facile trovare qualcuno disposto a mettersi in gioco in un concorso in cui dagli inglesi ci si aspetta prestazioni all’insegna del “peso” musicale del paese. Allora forse, coniugando la formula giusta fra cantante e canzone, si può ridurre la percentuale di rischio e migliorare i risultati.
Anche gli inglesi parlano ciclicamente di ritiro, Lo fecero nel 2007, quando osarono presentarsi agli occhi dell’Europa con gli Scooch e la “mitica” (si faper dire) “Flying the flag” (22 posto) e nel 2008, dopo che fu strapazzato Andy Abraham (Era l’ex netturbino lanciato da X Factor che giunse ultimo con “Even if”). Non lo fecero nel 2010, dopo l’ultimo posto di Josh, perchè forse il fondo classifica se lo attendevano dall’inizio.
E allora forse, quella della prima vincitrice serba non era solo una provocazione: Germania e Spagna ne sono la prova.
(Tratto da: Eurofestival News)
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