Sanremo 2013: Sanremo, non solo canzonette

È l’evento televisivo più atteso dell’anno. Solo per la pubblicità muove 50 milioni di euro. Dalle poltrone da 660 euro ai compensi dei cantanti, ecco tutti i numeri del Festival

Se è vero che “Sanremo è Sanremo”, come recita lo slogan coniato da Pippo Baudo, uno degli storici presentatori e direttori musicali, anche la tradizione del Festival della canzone italiana ha i suoi costi e i suoi ricavi. Cinquant’anni fa, quando nel 1961 vinse Luciano Tajoli davanti a un esordiente Adriano Celentano con 24mila baci, un biglietto per un posto a sedere tra le 37 file di poltrone del salone delle feste del Casinò di Sanremo costava 20mila lire. La tv era a mezzo servizio e trasmetteva solo le ultime serate, le altre andavano in differita. Oggi è il caso di dire che la musica è cambiata. Giunta alla sua 61esima edizione la rassegna rappresenta l’evento musicale televisivo dell’anno. Il potenziale pubblicitario del Festival di Sanremo viene quantificato intorno ai 50 milioni di euro. Fondamentale e fin qui indissolubile il binomio Rai – Sanremo.

Ma Sanremo non è semplicemente il Festival della canzone italiana: c’è un marchio intorno a cui gira gran parte dell’economia di una piccola cittadina e che ha tutto l’interesse a voler articolare la manifestazioni in cinque serate. Una televisione pubblica che allo stesso tempo, con un evento solo, paragonabile per ascolti alle partite della Nazionale, riesce a mettere da parte numeri record di audience per i bilanci di fine anno, e che riesce anche a creare un forte indotto di programmi dentro al suo stesso palinsesto. Dando il via a finestre radio-tv-web e piccoli programmi che vivono del Festival, commentandolo, criticandolo, raccontandolo da fuori.

Il passaggio dalle classiche tre serate alla formula settimana è utile agli investitori per ammortizzare i soldi investiti. Anche per tutto il mondo della musica pop italiana (big, esordienti, personaggi tv, outsider e vecchie glorie) Sanremo ha cambiato i connotati. Non è più soltanto la vetrina per vendere dischi, come il 45 giri con il brano cantato a Sanremo, e per garantirsi i passaggi radiofonici. Ora che il mercato dei dischi è in calo per questioni tecnologiche, l’obiettivo è rappresentato dalle redditizie partecipazioni televisive garantite da un passaggio a Sanremo. Ma il business più tradizionale resta quello dei tour, da sempre vera manna degli agenti di gruppi e cantanti. Andare a Sanremo significa diventare nazionalpopolari, riconoscibili dal giorno dopo e pronti a suonare in feste e sagre tra primavera e estate. Se fino a qualche anno fa il tour serviva a promuovere un disco, oggi il disco serve a promuovere un tour. Idem per una canzone a Sanremo. Per la sua presenza sul palco dell’Ariston ogni big percepisce circa 40mila euro. Sedicimila spettano invece ai giovani, secondo i dati della Federazione dell’industria musicale italiana (Fimi). Per aiutare le etichette minori e mantenere buoni rapporti con le major, la Rai concede un parziale rimborso-spese per ogni artista che partecipa alla competizione.

Ovviamente a Sanremo c’è anche un pubblico pagante, in sala: 3mila posti che quest’anno risultano tutti venduti. I prezzi di vendita sono invariati rispetto all’ultima edizione: 180 euro per un posto in platea per ognuna delle prime quattro serate, 660 per la serata finale; 100 la galleria per ognuna delle prime quattro serate, 320 quella per la serata finale. L’abbonamento per la galleria per assistere alle ultime tre serate è di 520 euro. Prezzi nella media alti se li si paragona ai biglietti dei concerti delle star internazionali del rock e del pop: Bruce Springsteen (92 euro per una tribuna), Elton John (100 euro per la galleria), Roger Waters (115 euro per un primo anello), U2 (172 euro per una tribuna). Come ha spiegato Giuseppe di Meco, assessore al Turismo di Sanremo, «il turista tipo che viene a Sanremo in occasione del Festival è quello di prossimità, ovvero quello proveniente dal Piemonte e dalla Lombardia. A Sanremo nella settimana festivaliera arrivano, però, turisti da tutt’Italia, soprattutto da Campania e Lazio. I ragazzi, in cerca di una fotografia o di un autografo di un proprio beniamino o di una star internazionale, si limitano a un paio di pochi giorni. I turisti di mezz’età, quindi anche con maggiori disponibilità economiche, rimangono per l’intera settimana godendosi in pieno l’evento».

Le sessanta strutture ricettive della cittadina registrano ogni anno il tutto esaurito. Si parla di ventimila presenze legate alla rassegna. Per Federturismo una stima ragionevole può quantificare questi numeri sui 3-4 milioni di euro.

Il costo del biglietto più alto se lo aggiudica però la convenzione che la Rai stipula con cadenza quinquennale con la cittadina ligure per utilizzare il nome della kermesse registrato dal comune: nove milioni di euro all’anno. «Di questi nove milioni, il 25% viene speso dall’amministrazione per le spese di ospitalità – spiega sempre Di Meco – mentre il restante 75% finisce nelle nostre casse. Per tutta la durata della convenzione con la Rai, che quest’anno scade, il comune stipula a sua volta una convenzione con i proprietari del Teatro Ariston per l’utilizzo della struttura».

Poi è la volta di chi va sul palco, a partire dai presentatori, dalle vallette e dagli ospiti. Tra 800 mila e 1,1 milioni di euro per Gianni Morandi, presentatore che può attirare l’interesse di ogni generazione e fascia d’età, 400 mila euro a testa per le Iene Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, 150 mila euro a testa per le due madrine, Elisabetta Canalis e Belen Rodriguez. Il Festival di Sanremo 2011 prevede tre competizioni: una competizione di canzoni “nuove”, interpretate dai 14 cantanti in gara nella categoria artisti; una competizione con canzoni famose, interpretate dagli stessi 14 artisti, domani, nel corso della serata evento dedicata al 150° dell’Unità d’Italia; la gara finale della competizione Sanremo Giovani 2011 con canzoni originali presentate e interpretate dagli otto giovani. Il Festival quest’anno è riuscito ad accreditare 50 testate internazionali (carta stampata, radio e tv, dalla Francia alla Bulgaria), con 95 inviati. Le tv presenti sono 13 con 34 inviati.

Per l’audience il Festival da battere è quello condotto da Fabio Fazio nel 1998, quello dove salirono sul palcoscenico dell’Ariston due premi Nobel, Michail Gorbaciov e Renato Dulbecco, con una serata vista da 19 milioni di spettatori. Il 2010 ha chiuso con 12, 4632 milioni di spettatori. Sanremo ha due sponsor straneri: la tedesca Volkswagen e l’americana Procter & Gamble, che si affiancano a Eni e Beghelli. Ognuna di queste aziende ha acquistato cinque telepromozioni, il cui costo per la messa in onda di 120 secondi nella fascia che va dalle 21 alle 22, è di un milione di euro. La cifra scende a 568 mila euro dopo le 24. I prezzi sono più abbordabili per i break pubblicitari tradizionali, che hanno differenti valutazioni economiche a seconda delle serate e delle collocazioni orarie. Per esempio: un break di 30″ nella prima ora di trasmissione oscilla dai 175 mila euro del martedì ai 185 mila del sabato. Dopo le 24,30 la quotazione cala anche a 30 mila euro. Quel che costa maggiormente sono le cosiddette “farfalle”, ovvero dei minispot della durata di 7 o dieci secondi, posizionati in testa alle interruzioni pubblicitarie. Una farfalla on air per dieci secondi raggiunge la cifra di 300 mila euro. La quotazione elevata viene così giustificata: in quei secondi la gente non ha ancora cambiato canale se ha deciso di non vedere la pubblicità successiva. Oltre a tale mole di interruzioni, sono previsti ancora cinque break pubblicitari a serata di altri inserzionisti. Per quanto riguarda la Sipra, la concessionaria di pubblicità della Rai, le sue tariffe hanno visto un aumento fino al 5% rispetto al 2010. La concessionaria si occupa anche delle differite trasmesse in America e Australia e degli spazi del sito sanremo.rai.it, questi offerti a 180 mila euro.

Dei benefici del Festival gode anche il mitico Casinò ligure che considera la settimana canora come una delle tre più redditizie dell’anno, anche se la sua importanza relativa è diminuita. L’incasso del 2010 è stato di 3 milioni di euro, una cifra lontana dai fasti di una volta, quando molti cantanti e personaggi frequentavano il salone d’azzardo, ma pur sempre notevole. Il pubblico è meno elitario e in generale tutti i giocatori spendono meno di prima. Per gli incassi del Casinò la vera settimana importante è la tappa del Torneo Europeo di Poker che si svolge ad aprile, con una grande affluenza di giocatori e curiosi nella cittadina. Ma per la vetrina della città dei fiori è la musica che conta «perché Sanremo è Sanremo».

(Tratto da: vocearancio)