ESC 2024: Il presidente del Reference Group dell’EBU-UER discute dell’ESC 2024

Bakel Walden, presidente del Gruppo di Riferimento dell’Eurovision Song Contest, ha discusso il suo punto di vista sugli eventi dell’Eurovision Song Contest 2024.

L’edizione dell’Eurovision Song Contest di quest’anno, organizzato a Malmö, in Svezia, è stato notevole non solo per la musica. Mentre la Svizzera ha vinto il concorso e Nemo è diventato il primo vincitore non binario con “The Code”, anche l’Eurovision Song Contest è stato colpito da diverse controversie, come la squalifica di Joost Klein e l’inclusione di Israele al concorso.

Nell’ultima settimana, un nome salito particolarmente agli onori delle cronache è quello di Bakel Walden.

Lo scorso anno, infatti, il classe 1975 facente parte del consiglio direttivo della SRG SSR dal 2018 (capo della direzione Sviluppo e Offerta) è stato eletto presidente del Reference Group, che di fatto è un pò l’organo di governo dell’Eurovision Song Contest.

E ora si ritroverà nella particolare posizione di presidente di tale ente proprio verso un 2025 in cui l’evento approderà proprio dalle sue parti. Anche in questo senso tre sue interviste, a Blick (Michel Imhof), 20min.ch (Gina Sergi) e persoenlich.com (Michèle Widmer) possono aiutare a delineare alcuni passi presenti e futuri. Riportiamo alcuni tra i passi più interessanti divisi per testata.

Ecco le diverse dichiarazioni di Bakel Walden al sito di notizie svizzero 20 minuten per parlare delle sue sensazioni riguardo al concorso di quest’anno. Tuttavia, riflettendo sul 2024, Walden ammette di ritenere che sia stato un anno difficile per l’Eurovision Song Contest:

Queste le parole di Bakel Walden a Blick sulla questione di Israele: “È un membro EBU, quindi ha il diritto di partecipare all’Eurovision, purché ne soddisfi i criteri. Abbiamo esaminato attentamente la candidatura israeliana, compreso il testo, e alla fine tutto risultava conforme alle regole. Capisco che questo argomento è estremamente dibattuto. L’importante è che ciò non si trasformi in odio e attacchi verbali. Molti partecipanti erano preoccupati per quello che stava succedendo sui social e sul posto.”

E sul collegamento spesso fatto con la sponsorizzazione israeliana MoroccanOil (cosmetici): “Le discussioni che si svolgono nelle commissioni non sono quelle sui ricavi commerciali. Sono emittenti pubbliche, alcune delle quali non possono beneficiare delle entrate perché gli sponsor non vengono mostrati, come in Germania e nel Regno Unito.”

Dribblata, invece, la domanda sul danno reputazionale dell’Eurovision, sottolineato da diversi titoli molto negativi di importanti testate: “Se guardiamo alla partecipazione del pubblico e alle votazioni, l’Eurovision ha ispirato le persone. Questo credo sia positivo. Dobbiamo però imparare da tutte le discussioni. Non si tratta di danno alla reputazione, ma di compiti per sviluppare ulteriormente le cose e lavorarci costruttivamente. Sul disagio degli artisti, abbiamo dialogato e discusso dell’intera vicenda. Dobbiamo fare sì che tutti si divertano e che l’ambiente sia positivo e sicuro. Abbiamo fatto del nostro meglio a Malmö e ne trarremo insegnamento in Svizzera.”

Su Joost Klein: “È stata una decisione davvero drastica. E credetemi se vi dico che avremmo desiderato qualsiasi altra cosa in questa situazione già tesa. L’incidente è stato esaminato in commissione. Mi rendo conto del coinvolgimento, ma non c’era alternativa.”

E ancora, sull’Eurovision 2025: “Questa è una grande opportunità e una sfida. Con l’Eurovision possiamo mostrare cosa possiamo fare e realizzare insieme ai partner: è una grande opportunità per la SRG. Sarei contento se la Svizzera si potesse presentare con tutta la sua diversità e se alla fine l’Eurovision diventasse ciò che dovrebbe essere: creatività, musica e artisti al centro della scena. Allora sarà un grande Eurovision. La Svizzera potrebbe essere il luogo perfetto per qualche cambiamento.”

Alcuni temi sono già stati toccati, qui segnaliamo altre dichiarazioni rilasciate a 20min.ch, come quella sulla bandiera non binaria di Nemo nello show: “La bandiera è consentita all’Eurovision, insieme a quelle dei Paesi in gara e a quella arcobaleno. Questa situazione è stata gestita in parte erroneamente sul posto, e ce ne rammarichiamo. Nemo ha fatto benissimo.”

Chiaramente, è inevitabile pensare alle dichiarazioni di Nemo in conferenza stampa (“L’Eurovision ha bisogno di un po’ di aggiustamento”): “Non possiamo restare inerti e accettare l’odio. Non è l’Eurovision il palcoscenico per risolvere tutti i problemi del mondo. Dobbiamo anche qui stabilire dei limiti chiari. Avvieremo un dialogo costruttivo con Paesi partecipanti e artisti.”

Sull’annuncio della città: “I preparativi sono in corso e l’annuncio è previsto per l’estate. L’Eurovision rappresenta un’enorme opportunità per la città ospitante, quindi è necessario un approccio equo e ben preparato. L’Eurovision 2025 è già iniziato dietro le quinte, il Reference Group si riunirà tra poche settimane.”

Ma qual è il ruolo di Bakel Walden?: “Mi occupo tra l’altro dei contributi dei Paesi in gara. Questo ci permette di coordinarci bene fin dall’inizio.”

Walden alla testata persoenlich.com spiega ancora altre cose: “Analizzeremo con occhio critico altri aspetti dell’Eurovision, come la pressione del pubblico sugli artisti o l’influenza della situazione politica. La situazione in Medio Oriente ha suscitato forti reazioni per mesi, anche all’Eurovision. Durante le esibizioni di Israele c’erano applausi e reazioni negative. […] L’odio e la tensione che giovani artisti e staff di produzione hanno dovuto sopportare è spaventoso e assolutamente inaccettabile. Non solo sono calpestati i valori fondanti dell’Eurovision, ma anche le più semplici regole di rispetto e decenza. Chiunque abbia a cuore i valori dell’Eurovision deve prendere delle contromisure.”

C’è anche qualche dettaglio in più su Joost Klein, oltre a quanto già noto: “Il rapporto interno, che contiene diverse dichiarazioni rese da testimoni, è stato discusso venerdì da vari comitati dell’EBU, costituiti da Paesi membri. Il Reference Group e il consiglio esecutivo dell’EBU hanno sostenuto congiuntamente la decisione di escluderlo.”

Il ruolo di Walden: “Come membro della Direzione generale, sarò corresponsabile della realizzazione di questo fiore all’occhiello della Svizzera a livello strategico. Potrò, nel mio ruolo, contribuire con le prospettive degli altri membri EBU all’inizio. La realizzazione operativa sarà poi affidata ad altri soggetti nella SRG.”

Cosa resterà dell’Eurovision Song Contest 2024 – Proteste, squalifiche, fischi: Un insolito Eurovision. L’evento ha avuto grande successo in tv, ma a Malmö la tensione è stata alta.

Non è stato un Eurovision Song Contest come tutti gli altri. Ve ne sarete accorti guardonolo in tv, sentendo il clamore dei fischi arrivare al pubblico, accorgendovi che un Paese era sparito dalla gara. 

È stato un successo, in Italia ha ottenuto ascolti record, con 5,3 milioni di spettatori medi e il 36% di share. E il trofeo l’ha sollevato Nemo, artista della Svizzera (tra i favoriti della vigilia) che ha portato sul palco un messaggio di inclusione e positività. 

“Questa vittoria mi riempie di orgoglio perchè dà voce a una comunità che va ascoltata” ha dichiarato, riferendosi alle persone “non binarie”, cioè quelle che non si riconoscono in un genere specifico (maschile o femminile).

Nemo, un pò pasticcione, ha avuto un piccolo incidente pochi minuti dopo la vittoria, rompendo per errore il trofeo (“me ne hanno dato subito un altro, ora ne ho due!”) e ferendosi a un pollice, ma ciò non ha scalfito la sua gioia.

La vittoria serena di Nemo, causata sopratutto dalle giurie (al televoto ha primeggiato il croato Baby Lasagna, mentre per il pubblico da casa lo svizzero era quinto), è arrivata alla fine di una settimana di tensioni, prima di tutto per la presenza in gara di Israele. A Malmö, dove il 20% della popolazione è musulmana (tra cui una forte comunità palestinese), le proteste non si sono fatte attendere: il 9 maggio nella piazza principale, Stortorget, si sono ritrovate centinaia di persone, inclusa l’attivista Greta Thumberg. Una manifestazione pacificia, sepur con slogan accesi nei confronti dell’Eurovision Song Contest. Alcuni artisti in gara (come l’irlandese Bambie Thug) non hanno nascosto la loro insofferenza in conferenza stampa e il pubblico della Malmö Arena ha fischiato la cantante di Israele, Eden Golan, e il Supervisore Esecutivo dell’evento, Martin Österdahl.

La placida cittadina si è ritrovata in assetto di guerra, con poliziotti a ogni incrocio (sopratutto nella zona decentrata della Malmö Arena), camionette, sirene, controlli. Inoltre, anche l’evacuzione di un centro commerciale dopo un “alarme bomba” rivelatosi poi infondato.

Tutt’altro clima si viveva nella Sala stampa, ospitata in un edificio vicino all’Arena. I controlli con il metal detector all’ingreso hanno reso questo luogo sicuro per più di mille accreditati.

“L’Eurovision è un momento di aggregazione, non di divisione, quest’anno è il mondo a essere diviso”, chi ha detto Dante Fabiani, capo ufficio stampa Rai, referente per gli italiani in Svezia. Quie l’aria di festa si fa sentire sopratutto quando giornalisti e fan mostrano il supporto per i loro Paesi ballando e cantando durante le esibizioni.

Nonostante la tensione politica, tutto fila liscio fino alla Seconda Semi-Finale, quando su Rai2 passano sullo schermo i risultati del Televoto, mostrando un grande vantaggio per Israele. Peccato che questi dati sarebbero dovuti rimanere segreti fino a sabato. “È un errore tecnico, erano numeri parziali” dichiarerà poi la Rai il giorno dopo. Ma la frittata è fatta, la notizia ha fatto il giro del mondo, schizzando le quotazioni di Israele e l’Italia per qualche ora si ritrova al centro di un tornado, accusata di aver influenzato l’esito finale.

Il caso del Televoto si smorza però entro poche ore, venerdì, quando durante le prove per la Finale il cantante dei Paesi Bassi, Joost Klein, non si presenta sul palco per cantare la sua “Europapa”. Per ore tra i giornalisti girano diverse versioni, fantasiose e anche violente, molte che coinvolgono la delegazione di Israele (con cui l’artista era stato pubblicamente provocatorio). La risposta ufficiale dell’EBU-UER, che organizza l’evento, arriva solo sabato pomeriggio: Klein ha aggredito (non è chiaro se solo verbalmente) un’operatrice video, che l’ha denunciato. Essendo in corso un’indagine di polizia nei suoi confronti, è stato squalificato dalla gara.

Non possiamo non parlare di Angelina Mango, che torna in Italia a testa alta dopo aver stregato il mondo con una strepitosa performance di “La noia”, a cui si aggiunge la versione acustica di “Imagine” di John Lennon eseguita a sorpresa in Sala stampa. Mango non ha mai ricevuto gli ambiti “12 punti”, è vero, ma per le giurie l’artista è arrivata quarta (dopo Svizzera, Croazia e Francia), e con il Televoto Angelina si è piazzata settima. Proprio come Marco Mengoni nel 2013, sempre a Malmö: chissà che non le porti fortuna.

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